Questioni di vocabolario
Autore: Alfonso Maria de’ Liguori s.
ANTEPRIMA: Molto differisce la contemplazione dalla meditazione se si va cercando Dio con la fatica del discorso; nella contemplazione senza fatica si contempla Dio già trovato. Inoltre, nella meditazione opera l’anima con gli atti delle proprie potenze; nella contemplazione opera Dio, e l’anima è puramente passiva, ricevendo solamente i doni che le vengono infusi dalla grazia, senza ch’ella operi cosa alcuna, poiché la stessa luce e amor divino, di cui allora viene ripiena, la rendono amorosamente attenta a contemplare la bontà del suo Dio, che in tal modo allora la favorisce…
Commento di padre Max Huot de Longchamp.
L’AUTORE Cfr. Semi n° 109
IL TESTO Il trattato intitolato Pratica del confessore si presenta come un manuale molto scolastico ad uso dei parroci. Sommerse in un oceano di direttive senza grande interesse per il lettore contemporaneo, una quarantina di pagine presenta in modo estremamente preciso la condotta da tenere nei confronti delle anime contemplative, dimostrando bene che s. Alfonso sa di cosa sta parlando.
§ 1. S. Alfonso mantiene qui la distinzione tradizionale tra meditazione e contemplazione: l’uomo prende l’iniziativa e agisce nella prima, mentre Dio solo agisce nella seconda in cui allora l’uomo non fa altro che ricevere la sua grazia.
§ 2-3. Dalla fine del sec. XVI, si è spiacevolmente introdotta l’espressione contemplazione acquisita, o qui riposo contemplativo per indicare il compimento della meditazione, quando diviene pura disponibilità a Dio, una volta esauriti i sentimenti, le immagini o le idee che si possono formare su di lui. Quindi, si parla di questo raccoglimento come di una contemplazione naturale (o qui raccoglimento naturale), come se la grazia di Dio non ci entrasse per niente; per distinguerla dalla contemplazione tradizionale, viene indicata con il termine contemplazione infusa, come se l’uomo non ci entrasse per niente. Questa contrapposizione è ulteriormente aggravata da quella esistente tra grazia ordinaria e grazia straordinaria, di cui s. Alfonso prende qui atto correggendola immediatamente…
Per mettere ogni cosa a suo posto, ci sembra più corretto…
François Malaval (1627-1719) in
PRATICA FACILE per elevare l’anima alla contemplazione
VII,3: Come tutti sono chiamati alla contemplazione(seguito)
Non ammettiamo, dunque, Filotea, alla contemplazione coloro che hanno una volontà interamente opposta a questo stato, e preghiamo Dio che li spogli dalle loro passioni e faccia gustare loro ciò che essi si sforzano di combattere, perché è qui particolarmente che Dio domanda uomini di pace e di buona volontà.
Non ammettiamo altrettanto in questa regione di tranquillità certi temperamenti pieni di fuoco ai quali un’applicazione moderata alla presenza di Dio non nuocerebbe in verità, ma che non sarebbero capaci di moderare la loro applicazione. Queste specie di nature sono troppo impetuose e troppo inquiete, e se la fatica esteriore e la penitenza non le hanno a suo tempo abbattute, esse si consumerebbero in quel cammino senza avanzarvi mai.
Non voglio anche certi temperamenti che sono all’estremità opposta dei primi: questi sono dei corpi pesanti e assopiti che dormono in mezzo alle loro veglie e nei quali lo spirito sembra essere seppellito nella carne e sembra non avere la libertà delle operazioni. Queste persone si assopirebbero ancor più pericolosamente tramite una continua applicazione, e correrebbero il rischio di contrarre una debilitazione di corpo e di spirito che le renderebbe inabili ad ogni cosa…
IL tema della rubrica è Dio vive nel centro della persona