Mio carissimo padre, ho deciso davanti al mio Dio, di esservi più obbediente di quanto abbia fatto. Comincio col rendervi conto molto esattamente di tutta la mia anima. Ho provato in quasi tutta la settimana delle furiose pene spirituali; ma non voglio parlarvene per lamentarmi, né per alleggerirmi, perché sono una misera che merita delle pene infinite senza alcuna consolazione. Nessuna creatura potrebbe darmi abbastanza consolazione per la perdita che ho avuto: Dio non mi vuole più. È stato obbligato ad abbandonarmi ai miei nemici e a me stessa, perché io persisto nelle mie colpe, senza preoccuparmi di correggermi. Però tremo per la paura di commettere qualche grosso peccato.
2. Nei giorni passati, ero in così grande collera contro me stessa, che mi veniva voglia di battermi con mille colpi. Le mie pene divennero ancor più insopportabili quando volli vincere me stessa. La violenza che mi facevo per domarmi, metteva la natura alla disperazione. Ho anche avuto grandi tentazioni sulla mia salvezza; ma sebbene avessi modo di afferrare che l’inferno non sarebbe divenuto la mia funesta sorte, l’anima, per la misericordia di Dio, non ne fu affatto turbata. Non sento altro desiderio se non quello di amare Dio e compiere la sua santissima volontà; niente può piacermi, se non di udir parlare di lui o di essere sola con lui. Vi posso assicurare davanti alla divina Maestà, in presenza della quale vi scrivo, che le malattie, le ingiurie, gli affronti, le umiliazioni che mi fanno, e quelle che cerco da me, per quanto affliggano molto la natura, mi piacciono, e ho la gioia che tutto vendica Dio.
3. Ma questo non è abbastanza, mio buon padre;……….