I principi dell’orazione
Chi comincia a darsi all’orazione e inizia a praticarla, deve pensare di cominciare a coltivare una terra infruttuosa e piena di erbacce, affinché Sua Maestà si diletti a strappare le erbe cattive e a piantare le buone. Ora supponiamo che questo sia già fatto quando un’anima decide di dedicarsi all’orazione e di praticarla per la gioia del Signore; allora con l’aiuto di Dio deve, come fanno i buoni giardinieri, far sì che crescano le piante e aver cura d’innaffiarle affinché non muoiano e producano fiori molto profumati, che ricreino questo Signore nostro, in modo che venga molte volte a dilettarsi in questo giardino e a godersi questi fiori di virtù. (Vita 11,6).
Vediamo ora in che modo si può innaffiare il giardino, per capire cosa dobbiamo fare e la fatica che ci costerà quest’impegno, se vi sarà un guadagno maggiore della pena.
A me sembra che ci siano quattro modi di innaffiare il giardino:
– o con l’attingere acqua da un pozzo a forza di braccia con nostra grande fatica;
– o con una noria e tubi, tirandola fuori mediante una ruota (io l’ho girata alcune volte) il che è minor fatica del primo e fa estrarre più acqua;
– oppure derivandola da un fiume o da un ruscello: con questo sistema s’irriga molto meglio, perché la terra resta più impregnata d’acqua, non occorre innaffiarla tanto spesso e il giardiniere (orig. Hortolano) ha molto meno da faticare;
– oppure con abbondante pioggia, in cui è il Signore a innaffiarla senza alcuna nostra fatica (orig. Travajo), ed è senza confronto il modo migliore ti tutti quelli di cui ho parlato. (Vita 11,7)
Allegato
TERESA D’AVILA – Lo sviluppo della vita spirituale