1. Alla madre abbadessa
❖ 1946. Mia cara Madre, scrivo per il Regolamento … Sono andata nei dettagli per quanto riguarda il silenzio, la solitudine, il nascondimento, perché sono le caratteristiche della mia particolare chiamata. La reclusione si basa su di esse. Prego lei e il padre generale di darmi una regola in cui questi elementi siano ben precisati in modo che, qualora i superiori cambiassero, cosa possibile anche se potrebbe non accadere durante tutta la mia vita, la mia vocazione non avesse a risentirne e io non fossi obbligata a conformarmi alle convinzioni dei nuovi superiori. Circa il silenzio ognuno ha le sue convinzioni, spesso molto tolleranti. Le mie esigenze potrebbero esser ritenute esagerate, non conoscendo bene la mia vocazione, e la mia reclusione potrebbe finire chissà dove. Se invece tutto è definito, qualora ci fossero dei cambiamenti di superiori, quelli che subentrassero non avrebbero che dia leggere il Regolamento e così, con l’aiuto di Dio, potrei continuare a vivere fino alla morte nel silenzio e nella solitudine assoluti.
❖ Spero che quando farò la professione ed entrerò nella reclusione definitiva, il Signore mi concederà la grazia per questa vita … Piaccia a Dio che con la sua grazia, senza la quale non si può fare nulla, io entri in quella cella benedetta e viva in tutta la sua altezza e bellezza la vocazione di reclusa: una persona nascosta e silenziosa che fugge le lodi degli uomini, che si offre a Dio per amore suo e dei fratelli, a loro insaputa. Possa realizzare il mio sogno: vivere e morire solitaria, ignota a tutti. E predicare la predica che Dio mi chiede di predicare in quella cella: lui solo basta.
❖ 1949 Mia cara reverenda madre, spero che lei e i superiori non violenteranno la parte più profonda della mia coscienza chiedendomi di parlare di me. Ho raccontato avvenimenti esterni della mia vocazione e ne richiamo altri, sperando di chiudere l’argomento per sempre e di essere lasciata nella pace. In diversi momenti della mia vita, fin da piccolissima, Dio mi fece intuire che non ero chiamata al matrimonio, ma a una «cosa» fuori del comune, a me ancora ignota. Una realtà diversa, che un giorno avrei conosciuto. In tante occasioni mi diede di sperimentare la transitorietà, la caducità di tutte le cose di questo mondo. Mi stancavo di tutto e mi sentivo attratta certo la «cosa» misteriosa del futuro. Dio mi mostrò chiaramente «quando era il tempo» di dire addio a tutto per darmi totalmente alla realtà ignota a cui avrei dedicato la vita. In un istante, con una grazia straordinaria, mi attirò con forza irresistibile a sé, nel deserto.
❖ Da quel primo momento a oggi la potente chiamata al deserto non ha cessato di attirarmi. Neppure per un attimo, dopo averla udita, il mondo, con tutto ciò che poteva offrire, ha avuto più attrazione per me. Non costituisce nemmeno la più piccola tentazione. L’unica fiamma che mi bruciava era l’amore di Gesù. Anche nei lunghissimi anni di assoluto abbandono da parte sua, fra continue, violente tentazioni e prove. Quanto è misteriosa la chiamata al deserto. Stiano tranquilli per me. Dopo quanto ho sofferto, nessuna sofferenza e tentazione mi spaventa, ormai. Ho attraversato da sola un inferno. Mi sembra che non sarebbe possibile soffrire di più. Mi sento pronta. Ma so che Dio può mutare nei miei confronti, perciò tengo il…
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