Ritiri spirituali mensili

JAN RUUSBROEC, Il cammino delle virtù

La metafora dell’andare incontro allo Sposo rimanda alla grazia dell’esperienza della presenza di Cristo concessa all’anima che, avendo rivolto lo sguardo allo Sposo nella libera adesione della volontà e purezza di cuore, è chiamata all’impegno dell’esercizio delle virtù cardinali, da esercitare nella vita attiva, uscendo da se stessa e dal proprio modo di agire.

Il tema della nascita rispecchia l’ordine interno di tali virtù, la gradualità dei frutti delle altre ad esse collegate e la conseguente estirpazione dei vizi capitali; dinamica pasquale che determina la morte dell’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e la beatitudine della trasformazione dell’anima, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito. Processo che si compie secondo un tempo proporzionale alla generosità e alla cooperazione della volontà all’azione della Grazia santificante.

L’autore inquadra l’esercizio delle virtù nell’ordine della volontà-amore – intimo sentimento affettivo, nascente dall’amorosa contemplazione dello Sposo – più che in una norma morale imposta dall’esterno, benché tale esercizio non escluda, anzi stia alla radice del progresso morale.

La carità è il motore che infiamma l’anima nell’attesa di una sempre nuova e amorosa visita, muovendola e predisponendola all’imitazione dello Sposo nell’esercizio delle virtù, secondo la giustizia che deriva dalla sua infinita misericordia; inversamente, la pervicace pratica dei vizi è indice di colpevole resistenza all’amore, cecità causata dall’opposizione alla giustizia e alla verità di Dio e superba radice del mancato di esercizio delle virtù

L’autore esprime fiducia nella capacità dell’uomo di distinguere la ragione, dagli istinti, in modo da governarli, moderando ed educando se stesso mediante l’esercizio della volontà e l’aiuto della grazia di Dio.

Sebbene il peccato originale abbia oscurato nel cuore dell’uomo la gioia della serena sottomissione a Dio, le potenze dell’anima, nutrite dalla sovrabbondante Grazia, divengono prontamente sollecite nel praticare gioiosamente le virtù  in modo che l’uomo di Dio, accostandosi a ciò che è lecito, gusti soltanto ciò che giova al corpo e allo spirito, con moderazione dei sensi corporali e spirituali e, come l’uomo dall’occhio penetrante ode le parole di Dio, vede la visione dell’Onnipotente, gli è tolto il velo dagli occhi. e conosce la scienza dell’Altissimo (cfr.: Nm 24), oltrepassando con libero slancio d’amore ogni altra conoscenza sensibile e intellegibile e gusto naturale per stabilirsi solo in Dio.

Impegnato nel governo di sé con l’aiuto della grazia, reso ormai invulnerabile al demonio, al mondo e alla carne che non trovano più alcun punto di appiglio nei moti ordinati dell’anima e infiammato dalla carità di Dio, l’uomo virtuoso, acquista nel volto e nell’anima i tratti dell’agire misericordioso di Dio verso il prossimo. Egli è l’albero buono che dà buoni frutti di operosa carità e faro che illumina il cuore dei tribolati, verso i quali, mosso dalla compassione che nasce dall’amorosa contemplazione dei patimenti di Cristo, si prodiga in generoso soccorso dei bisogni temporali e spirituali e condividendo l’ansia di redenzione del Salvatore, adempie il “Comandamento Nuovo”, ansioso di ricambiare il suo amore, offrendo persino la propria vita per la salvezza delle anime.

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Novembre, 2024