C’era un uomo in Cristo che s’era esercitato, nei suoi tempi giovanili, secondo l’uomo esteriore, su tutti i punti in cui sono soliti esercitarsi i principianti, ma restava inesperto l’uomo interiore quanto al suo più alto abbandono, e lui sentiva bene che qualcosa gli mancava, ma non sapeva che cosa. Avendo trascorso così lungo tempo, molti anni, ebbe una volta un raccoglimento, nel quale fu tratto in se stesso e gli fu detto così internamente: «Devi sapere che l’abbandono interiore porta l’uomo alla più alta verità».
Però quella nobile parola gli era allora barbara e sconosciuta, e aveva tuttavia molto amore per tale cosa, ed era spinto assai fortemente verso questa stessa cosa [pensando] se prima della morte potesse arrivare a conoscerla chiaramente e conseguirla a fondo. Così giunse a essere avvertito e ispirato che nello splendore di quella medesima immagine vi stesse nascosto un falso fondo di disordinata libertà, e vi stesse ricoperto un grave danno per la santa cristianità. Egli se ne spaventò e sentì per qualche tempo in se stesso una ripugnanza verso la chiamata interiore.
E una volta ebbe in se stesso un forte rapimento, e gli si fece lume da parte della divina Verità, che non doveva avervi nessun abbattimento; perché sempre stato e dovrà essere sempre che il male si celi dietro il bene, e non si deve perciò rigettare il bene a causa del male intese dire che nell’antico testamento, quando Dio per me o di os operò i suoi veri miracoli, i maghi vi mischiarono i loro alsi e quando venne Cristo, vero essia, vennero alcuni altri e dimostrarono alsamente di esserlo ugualmente d così dovunque, in ogni cosa, e perciò il bene non si deve rigettare con il male, ma si deve scegliere mediante una buona distinzione, come fece la bocca divina.
E spiegò che non fossero da rigettare le buone immagini ragionevoli, che tengono sottomessa la loro chiara ragionevolezza al pensiero della santa cristianità, n che ossero da temersi le massime ragionevoli che contengono una buona verità riguardo a una vita perfetta; perché esse diro ano l’uomo e gli mostrano la sua nobiltà, l’eccellenza dell’essere divino e la nullità di tutte le altre cose, ciò che giustamente, al di sopra di ogni cosa, incita l’uomo al vero abbandono così tornò al precedente modo di vivere di un vero abbandono, verso cui era stato esortato.
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