Ritiri spirituali mensili

ENRICO SUSO – Il libretto dell’eterna Sapienza

Enrico Suso, domenicano olandese del IV secolo, attraverso il dialogo dell’anima con la Sapienza increata, introduce l’orante alla meditazione della passione del Signore, indicando in questa la via maestra per giungere alla divinizzazione nella perfetta conformazione al Cristo crocifisso.

All’inizio del cammino spirituale l’orante avverte un’intuizione oscura di qualcosa di indistinto da sempre cercato e mai perfettamente posseduto, che sfugge a una piena conoscenza, bramando la quale il cuore non trova pace in questa salutare inquietudine.

Le creature manifestano somiglianza e allo stesso tempo dissomiglianza dal Creatore che attraverso di esse attira l’anima che lo cerca, sottraendosi alla piena conoscenza che non ammette mediazioni creaturali ed è attingibile unicamente alla sua sorgente dalla ragione, che procede sicura escludendo tutto ciò che non è Dio ma  si smarrisce nell’esprimere positivamente l’oggetto della sua ricerca.

Conoscere è riconoscere  qualcuno che ancora non si possiede in pienezza, ma che è presente, vicino, abbraccia, guida e contiene amorevolmente come un grembo materno, finché non ha conquistato interamente per sé la  creatura assediata dal gioco amoroso di Dio che la vuole tutta per sé.

La Sapienza, nell’esperienza del gusto e della dolcezza della conoscenza dell’amore geloso e possessivo di Dio, svela il mistero di elezione che mediante la grazia preveniente le ha  sbarrato la strada tutte le volte che rischiava di separarsi da Dio cercandolo in modo sbagliato e ha suscitato insieme all’amore il desiderio di una piena conoscenza, possibile mediante la partecipazione alla  passione di Gesù, suprema rivelazione dell’amore di Dio.

La scelta fondamentale di seguire Cristo e di stabilire la relazione con Lui, nel rispetto dei valori e nella lotta contro il male, pone il discepolo sulla via dolorosa del Maestro. Per amore il servo sopporta la partecipazione ai dolori della passione di Cristo che si rinnova moralmente e in modo incruento nella sua umanità, fino a liberarlo da ogni attaccamento alle creature, alla sua stessa volontà e, pur lasciandolo nel mondo, lo rende estraneo e inviso alla mentalità di questo mondo.

L’intima relazione con Dio mitiga l’amarezza della sofferenza, fino al paradosso della gioiosa dolcezza nel sopportare volontariamente e coraggiosamente, in unione con Cristo, la partecipazione ai suoi patimenti.

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Novembre, 2024