L’autore delinea il percorso della fede, situandola, dall’inizio alla maturità, nell’esperienza mistica di consapevolezza di unione con Dio. L’accento posto sulla distinzione tra la fede e le credenze religiose ricevute per tradizione, ne chiarisce la diversità, assegnando ad entrambe il giusto valore.
Le credenze religiose- insieme di preghiere, pratiche, riti – sono espressione e sostegno della fede ma non si identificano con la fede in sé; questi celebrano, mediante simboli codificati, un valore trascendente, una pienezza di senso, da condividere all’interno della comunità ecclesiale, mediando espressivamente e risvegliandole tutte le realtà silenziose della fede.
Il rito esprime regola, ritmo, ordine; rimanendo ancorato all’ascolto della parola conferisce sicurezza e conferma alla fede, quando questa, interpellata dalla Parola, procede, non vedendo razionalmente il senso degli eventi, nel fiducioso e coraggioso esodo itinerante sotto la vista di Dio. “solo in questo senso – afferma l’autore – la fede può dirsi Cieca”. Quando viene meno la fede, le credenze religiose, svuotate del valore da celebrare, anche se moltiplicate, si riducono a puro attivismo, sfiorante la superstizione. La fede sgorga dal cuore traboccante di gratitudine per l’esperienza, anche fugace, di una pienezza di senso, di comunicazione con Dio che apre il cuore al ringraziamento e alla preghiera.
Esiste un rapporto dialettico tra la fede queste esperienze che, fissate nel cuore come in una “mappa”, strappate alla dimenticanza e richiamate continuamente alla memoria, rendono efficacemente presente e fruibile nell’”oggi eterno” la conoscenza e l’unione con Dio, che l’esperienza mistica ha impresso nel cuore. Tale ricordo costituisce la celebrazione della storia della salvezza nella propria storia particolare, aiuta a “correggere la mappa” a coglierne un nuovo significato che matura e irrobustisce la fede, infondendole rinnovato coraggio e fiducia nella vita.
L’esperienza di Abramo costituisce il paradigma di fede per ogni cristiano che ha bevuto alla fonte dell’esperienza dell’amore ed è chiamato ad esprimere totale fiducia nella fedeltà di Dio anche nelle circostanze più difficili, che sembrano smentire la promessa. Il cuore accetta la sfida di procedere ignorando l’illusoria visibilità degli eventi e, fermamente appoggiato alle sue credenze – secondo la promessa del Signore – non vedendo, vede più chiaramente il senso di tutte le cose in Dio, accogliendo con gratitudine ogni circostanza favorevole o avversa come un dono dell’Amore che, assumendo nell’evento pasquale tutti i momenti della storia, li trasfigura, orientandoli alla salvezza della sua creatura.