Tutta la nostra perfezione consiste nell’amare il nostro amabilissimo Dio: Charitas est vinculum perfectionis (Col. 3.14). Ma tutta poi la perfezione dell’amore a Dio consiste nell’unire la nostra alla sua santissima volontà. Questo già è il principale effetto dell’amore, dice S. Dionigi Areopagita (de Div. Nom. 4.) l’unire le volontà degli amanti, sicché abbiano lo stesso volere. E perciò quanto più alcuno sarà unito alla divina volontà, tanto sarà maggiore il suo amore.Piacciono sibbene a Dio le mortificazioni, le meditazioni, le communioni, le opere di carità verso il prossimo; ma quando? quando sono secondo la sua volontà; ma quando non vi è la volontà di Dio, non solamente egli non le gradisce, ma le abbomina, e le castiga. Se mai vi sono due servi, l’un de’ quali fatica tutto il giorno senza riposare, ma vuol fare ogni cosa a suo modo, l’altro fatica meno, ma ubbidisce in tutto: certamente il padrone amerà questo secondo, e non il primo.
Che servono l’opere nostre alla gloria di Dio, quando non sono secondo il suo beneplacito? Non vuole il Signore sacrifici (dice il Profeta a Saulle), ma l’ubbidienza ai suoi voleri: Numquid vult Dominus holocausta, et victimas, et non potius, ut obediatur voci Domini? Quasi scelus idolatriae est nolle acquiescere. (1 Reg. 15,22) L’uomo, che vuole operare per propria volontà senza quella di Dio, commette una specie d’idolatria, poiché allora in vece di adorare la volontà divina, adora in certo modo la sua.
Questa dunque è la maggior gloria, che noi possiamo dare a Dio, l’adempire in tutto i suoi santi voleri. Il nostro Redentore, che venne in terra a stabilire la divina gloria, questo principalmente venne ad insegnarci col suo esempio. Padre: Hostiam et oblationem noluisti, corpus autem aptasti mihi; tunc dixi ecce venio, ut faciam, Deus, voluntatem tuam. (Heb. 10,5) Voi avete rifiutate le vittime, che v’ hanno offerte gli uomini; voi volete, ch’ io vi sacrifichi il corpo, che m’ avete dato, eccomi pronto a fare la vostra volontà.
E di ciò si protestò più volte, ch’egli era venuto in terra non a fare la sua, ma solamente la volontà del suo Padre: Descendi de caelo, non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem ejus qui misit me (Jo 6,38). Ed in ciò volle, che’ l mondo avesse conosciuto l’amore, che gli portava al suo Genitore, in ubbidire alla sua volontà, che lo volea sagrificato sulla croce per la salute degli uomini; così appunto disse nell’orto, allorché andò all’incontro ai suoi nemici, che venivano a prenderlo per condurlo alla morte: Ut cognoscat mundus, quia diligo Patrem, et sicut mandatum dedit Pater, sic facio; surgite, eamus hinc. (Jo 14.31) Ed in ciò disse, ch’egli riconoscea che fosse suo fratello, chi avesse fatta la divina volontà: Qui fecerit voluntatem Patris mei. (Matth 12.50) ipse meus frater.
Tutti i Santi in ciò hanno avuta sempre fissa la mira in fare la divina volontà, ben intendendo, che qui consiste tutta la perfezione d’un’anima.. Diceva il B. Errico Susone (l. 2. c. 4) Dio non vuole, che noi abbondiamo de’ lumi, ma che in tutto ci sottomettiamo alla sua volontà. E S. Teresa: Tutto quello, che dee procurare chi si esercita nell’orazione, è di conformare la sua volontà alla divina; e si assicuri, che in questo consiste la più alta perfezione. Chi più eccellentemente la praticherà, riceverà da Dio i più gran doni, e farà più progressi nella vita interiore.ASCOLTA L’AUDIO:
Che servono l’opere nostre alla gloria di Dio, quando non sono secondo il suo beneplacito? Non vuole il Signore sacrifici (dice il Profeta a Saulle), ma l’ubbidienza ai suoi voleri: Numquid vult Dominus holocausta, et victimas, et non potius, ut obediatur voci Domini? Quasi scelus idolatriae est nolle acquiescere. (1 Reg. 15,22) L’uomo, che vuole operare per propria volontà senza quella di Dio, commette una specie d’idolatria, poiché allora in vece di adorare la volontà divina, adora in certo modo la sua.
Questa dunque è la maggior gloria, che noi possiamo dare a Dio, l’adempire in tutto i suoi santi voleri. Il nostro Redentore, che venne in terra a stabilire la divina gloria, questo principalmente venne ad insegnarci col suo esempio. Padre: Hostiam et oblationem noluisti, corpus autem aptasti mihi; tunc dixi ecce venio, ut faciam, Deus, voluntatem tuam. (Heb. 10,5) Voi avete rifiutate le vittime, che v’ hanno offerte gli uomini; voi volete, ch’ io vi sacrifichi il corpo, che m’ avete dato, eccomi pronto a fare la vostra volontà.
E di ciò si protestò più volte, ch’egli era venuto in terra non a fare la sua, ma solamente la volontà del suo Padre: Descendi de caelo, non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem ejus qui misit me (Jo 6,38). Ed in ciò volle, che’ l mondo avesse conosciuto l’amore, che gli portava al suo Genitore, in ubbidire alla sua volontà, che lo volea sagrificato sulla croce per la salute degli uomini; così appunto disse nell’orto, allorché andò all’incontro ai suoi nemici, che venivano a prenderlo per condurlo alla morte: Ut cognoscat mundus, quia diligo Patrem, et sicut mandatum dedit Pater, sic facio; surgite, eamus hinc. (Jo 14.31) Ed in ciò disse, ch’egli riconoscea che fosse suo fratello, chi avesse fatta la divina volontà: Qui fecerit voluntatem Patris mei. (Matth 12.50) ipse meus frater.
Tutti i Santi in ciò hanno avuta sempre fissa la mira in fare la divina volontà, ben intendendo, che qui consiste tutta la perfezione d’un’anima.. Diceva il B. Errico Susone (l. 2. c. 4) Dio non vuole, che noi abbondiamo de’ lumi, ma che in tutto ci sottomettiamo alla sua volontà. E S. Teresa: Tutto quello, che dee procurare chi si esercita nell’orazione, è di conformare la sua volontà alla divina; e si assicuri, che in questo consiste la più alta perfezione. Chi più eccellentemente la praticherà, riceverà da Dio i più gran doni, e farà più progressi nella vita interiore.ASCOLTA L’AUDIO: