Orazione

Molti conoscono l’importanza dell’orazione per la vita spirituale dei cristiani, ma pochi sanno come si pratica, quali sono le difficoltà che vi si incontrano, quali grazie il Signore elargisce a coloro che vi si dedicano assiduamente. Già santa Teresa di Gesù lamentava la carenza di insegnamento riguardo al modo di pregare e alle operazioni di Dio nell’anima: «Benché ci parlino spesso dell’eccellenza dell’orazione, però non ci spiegano quello che vi possiamo fare, e poco ci dicono dei fatti soprannaturali che Dio opera nell’anima, mentre parlandone e spiegandoli in diverse maniere, se ne avrebbe del gran conforto, grazie alla considerazione di questo celeste ed interiore edificio che i mortali conoscono così poco, benché molti vi si trovino». (Il castello interiore 2,7).

Esortata dai suoi direttori a scrivere la propria straordinaria esperienza mistica, Teresa rivela i tratti essenziali dell’intimo rapporto dell’anima con Dio: «L’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui dal quale sappiamo di essere amati». E ancora, per attirare coloro che ne sono lontani all’amicizia con Dio: «Quanto a coloro che non hanno ancora cominciato io li scongiuro, per amor di Dio, di non privarsi di un tanto bene. Qui non vi è nulla da temere, ma tutto da desiderare». (S. Teresa d’Avila, Il libro della vita, 8,5)

L’orazione è un dono di Dio, il fedele non fa altro che corrispondere alla Sua iniziativa; suo ruolo nell’orazione è di accoglierla, non di fabbricarla. Come insegna ancora s. Teresa: «Trattasi di un esercizio che non richiede forze corporali, ma solo amore e abitudine. Non vi è nulla di più vantaggioso che ritirarsi per un  tempo determinato in solitudine per imparare il silenzioso linguaggio dell’amore». (S. Teresa d’Avila, Il libro della vita, 7,12)

La vita di orazione obbedisce alle leggi di ogni vita di relazione: qualche volta le parole sono necessarie – soprattutto all’inizio – qualche volta è necessario il silenzio; qualche volta si è nel fervore, qualche volta si è lì, nonostante la fatica, per pura fedeltà. Come non vi è altro modo di amare se non provando ad amare, così non vi è altro modo di fare orazione se non cercando di fare orazione ma soprattutto si accolga con gratitudine l’orazione che Dio dà oggi: distratta o raccolta, fervorosa o arida, desolata o gioiosa, è sempre quella buona perché è la Sua. Poiché amare è un atto della volontà molto più che un sentimento, conviene concludere l’orazione con il proposito di compiere un preciso atto d’amore per Dio. L’orazione non consiste nel molto pensare ma molto amare.

Con il progresso spirituale, l’orazione diventerà sempre più impalpabile, perché, senza che ci si renda conto, tutta la vita tenderà a diventare orazione; la tentazione sarebbe di affidarsi alla spontaneità per continuare a fare orazione. In amore, non bisogna confondere fedeltà con spontaneità, pertanto è importante riservare un tempo determinato all’orazione per lasciarsi condurre da Dio nella fede, indipendentemente dall’assenza di gusto spirituale. Non si confonda presenza di Dio e impressione della presenza di Dio; l’atto di fede nella presenza di Dio, indipendentemente dall’impressione che se ne riceve, è il fondamento stesso dell’orazione; abbandonarla con il pretesto che non si sente nulla comporterebbe la perdita di un gran bene.

In sintesi: «All’inizio della vita interiore, il desiderio di Dio è flebile, è qualcosa di smorzato che si percepisce appena. L’anima prova come un malessere misterioso e dolce che non sa ben definire, si sente combattuta nel più intimo di se stessa, da che cosa? Non lo coglie distintamente. L’amore di Dio è all’opera nel suo cuore, ma come un fuoco che cova sotto la cenere». (Robert De Langeac, La vita nascosta in Dio). Mettersi alla presenza di Dio in solitudine silenziosa permette di far crescere in noi la consapevolezza di un «Amore troppo grande sopra di noi». (S. Elisabetta della Trinità, Il cielo nella fede).

«L’orazione è un’elevazione del cuore a Dio, per unirsi a Lui, divenendo una sola cosa con Lui. L’orazione è un innalzamento dell’anima al di sopra di se stessa e di tutto il creato, per unirsi a Dio e inabissarsi in questo oceano di dolcezza e di amore infiniti. L’orazione è per l’anima un dimorare alla presenza di Dio nello stesso momento in cui Dio dimora in lei. Lui la guarda e lei lo guarda e questa vista è più ricca e feconda di tutti gli spettacoli offerti dagli astri del cielo. L’orazione è una Pasqua per l’anima. L’orazione è una medicina salutare per le debolezze di ogni giorno, uno specchio limpido nel quale si vede Dio, si vede l’uomo e, in essi, si vedono tutte le cosei». (Luis De Granada, Libro di orazione e meditazione).

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Dicembre, 2024