Lettura spirituale è apprendere «il linguaggio di Dio» (S. Giovanni della Croce 2 N, 17,3). La Tradizione della Chiesa è quella di questa lingua che è indissociabile dalla preghiera. Attraverso la lettura sistematica dei testi della Tradizione il fedele ricerca la comprensione di ciò che Dio opera e della sua azione soprannaturale in una vita che si vuole unita a Lui.
La lettura spirituale si caratterizza per il suo contenuto e per la sua intenzione.
Si tratta dei testi della Tradizione spirituale cristiana, delle parole dei maestri di vita spirituale, degli amici di Dio. Perché «coloro che si sono distinti nella sequela del Signore lasciano una scia di desiderio di imitarli e di riprodurre quella specifica forma o aspetto distinto della sapienza divina che trasuda al contatto con loro. Ci si lascia attrarre dal bagliore del santo, perché ci appartiene originariamente il tesoro da cui promana». (Cfr.: S. G. Damasceno).
La ricchezza della Tradizione cristiana ci offre una scelta infinita per trovare l’autore che saprà parlarci e che diventerà possibilmente l’amico per tutta una vita. I testi saranno allora scelti, in accordo con il Moderatore, in funzione della loro propensione a riaccendere l’amore: a leggere ciò che tocca il cuore, piuttosto che ciò che diletta la mente.
Dato il suo stretto legame con l’orazione la lettura spirituale presuppone una gratuità assoluta d’intenzione; si tratta di “gustare” la Parola di Dio, di lasciargli dire il Suo amore per noi e non di uno studio fine a se stesso o mera attività intellettiva: non leggere per leggere ma per risvegliare l’amore. Così come la Bibbia pur essendo un testo umano, e quindi oggetto di studio, nella fede è un testo nel quale Dio parla agli uomini e da questi richiede l’ascolto obbediente, allo stesso modo un testo di un Padre o di un Dottore della Chiesa, proprio perché nasce dal suo intimo rapporto con Dio, suppone di essere letto nella preghiera per essere compreso. P. Rigoleuc dirà che nell’incominciare questo esercizio occorre immergersi in un profondo sentimento di adorazione della sovrana sapienza e della verità, chiedendo a Lui lumi e offrendo a Lui questa azione. Concretamente, ciò significa che occorre allontanare qualunque idea di prestazione intellettuale. Subordinata all’orazione e dunque all’unione con Dio, la lettura spirituale lascia il posto all’orazione non appena l’amore invade la mente. Sempre p. Rigoleuc ci dice che allorché nello svolgimento dello studio si presenta qualche pensiero di emendamento dei propri difetti o qualunque altro sentimento buono, occorre soffermarvisi.
Poiché sottosta alle leggi dell’orazione, la lettura spirituale deve assumere un aspetto metodico. Così come l’orazione non può essere regolata dalla semplice “voglia” di orazione, allo stesso modo la lettura spirituale non può affidarsi alla spontaneità o all’interesse del momento: richiede una regolarità, un tempo prestabilito, la consapevolezza di essersi messi all’opera perché Dio ci attende. Pur necessitando di un minimo supporto tecnico (comprendere il testo nell’intenzione del suo redattore), la disposizione non è tanto quella della necessaria applicazione richiesta da qualunque attività cerebrale quanto il distacco interiore indispensabile per questo esercizio. Allora il cuore sarà aperto alla Sua Parola a prescindere dallo stato momentaneo.
Oggi come ieri imparare ad ascoltare e comprendere la Parola di Dio rimane la missione centrale della Chiesa: “Insegnate” dice Gesù ai suoi apostoli prima dell’Ascensione. Mettersi alla scuola di Cristo Maestro, ponendosi all’ascolto dei suoi discepoli: ecco la posta in gioco della lettura spirituale.
Testi della Tradizione spirituale cristiana
I Testi della Tradizione cristiana sono testi omologati dalla Chiesa che ne ha ufficialmente canonizzato gli autori (ad es. s. Elisabetta della Trinità) o li ha dichiarato dottori (ad es. s. Francesco di Sales o s. Teresa del Bambin Gesù) oppure, di fatto, questi testi sono stati integrati nell’ulteriore sviluppo della Tradizione (per es. la maggior parte dell’opera di Origene) oppure, infine, perché questi testi sono in linea con questa Tradizione (ad esempio la Guida Spirituale del p. Surin). Questa garanzia della Chiesa è decisiva per fondare la disposizione necessaria per la lettura spirituale: l’obbedienza della fede. In effetti, la canonizzazione, almeno implicita, di questi testi ci assicura che, letti nell’intenzione dei loro autori, essi appartengono alla Rivelazione come altrettanti echi delle Sacre Scritture nel corso dei secoli: «Non dirò niente che non si trovi già nelle Sacre Scritture», dichiara s. Giovanni della Croce (Salita al Monte Carmelo, Prologo 2). Allora, leggere questi testi sarà ricevere le parole di questa Rivelazione di Dio in noi, permettere al Verbo di incarnarsi nel momento in cui Egli si dona a noi nel silenzio dell’orazione.
Aspetto metodico
Indichiamo alcuni brevi punti per avviare una lettura spirituale ricordandoci che né s. Giovanni Della Croce, né s. Francesco di Sales scrivevano per degli intellettuali ma per uomini e donne che, certo, sapevano leggere ma la cui intenzione principale era quella di capire ciò che Dio diceva loro e questo nell’obbedienza della fede.
- Per la scelta dei testi attenersi ai capolavori.
- Scegliere un amico per la vita.
- Regolarità piuttosto che quantità.
- Scrivere per leggere.
- Leggere solo gli originali.
- Mettersi sotto la guida di un “esperto”, di un “anziano” nella lettura spirituale.
Regolarità
In momenti determinati occorre darsi ad una lettura determinata. Infatti, una lettura occasionale e senza seguito, trovata come per caso, non costruisce niente anzi rende la mente instabile; ricevuta con leggerezza, esce dalla memoria con leggerezza ancora maggiore. Al contrario, occorre che essa si svolga in compagnia di maestri degni di questo nome e che lo spirito si attacchi ad essi con assiduità (Cfr.: Guglielmo di S.Thierry, Lettera ai Fratelli del Mont-Dieu).
Intenzione
Dalla lettura intrapresa con continuità occorre trarre lo slancio dell’anima, far nascere l’orazione che interromperà la lettura. Ma interrompendola, piuttosto che trattenere la mente, essa continuerà a semplificarla nell’intelligenza di ciò che legge. Infatti, la lettura è a servizio dell’intenzione. Se veramente colui che legge cerca Dio, tutto ciò che leggerà vi contribuirà, poiché la sua lettura avvince la sua intelligenza nella sottomissione a Cristo di tutto ciò che essa allora comprende. Ma se questa intenzione devia, tutto il resto seguirà: non vi è niente di così santo e di così pio che non possa, per vanagloria, perversità o spirito cattivo, essere utilizzato per malizia o vanità propria. Il principio della sapienza in colui che legge deve essere il timore del Signore: in esso si affermerà prima la sua intenzione e da esso scaturirà e si ordinerà tutto ciò che egli capirà e sentirà nella sua lettura. (Cfr.: Guglielmo di S.Thierry, Lettera ai Frati del Mont-Dieu).