Evagrio Pontico (345-399) – Sul discernimento delle passioni e dei pensieri

Fra i demoni che si oppongono alla pratica delle virtù, i primi a mettersi in assetto di guerra sono quelli cui sono affidate le voglie della gola, quelli che insinuano in noi l’amore per il denaro e quelli che ci
stimolano a cercare la gloria che viene dagli uomini. Non accade infatti che si cada in mano allo spirito di fornicazione se non si è già caduti per la golosità. E non c’è chi non sia turbato dall’ira se non è in lite a motivo di cibi, ricchezze o gloria. E non c’è modo di fuggire il demone della tristezza se non si sopporta la privazione di tutte queste cose. Come pure nessuno può sfuggire l’orgoglio, prima prole del
diavolo, se non ha prima sradicata la radice di tutti i mali che l’amore per il denaro, se è vero, come dice Salomone, che l’indigenza rende umile l’uomo.

—In breve, non accade che l’uomo incappi nel demonio se prima non è stato ferito da questi tre mali principali. Anche al Salvatore il diavolo pose innanzi questi tre pensieri. … Ma il Signore nostro mostrandosi superiore a tutto ciò, ordinò al diavolo di andarsene da lui: insegnandoci così che non è possibile respingere il diavolo se non si sono disprezzati questi tre pensieri.

—Tutti i pensieri demoniaci introducono nell’anima concetti relativi a oggetti sensibili e l’intelletto,imprimendosene, rivolge in se stesso le forme di quegli oggetti: essa riconosce allora il demone che si
accosta all’oggetto stesso. —Per esempio, se nella mia mente si presenta ili volto di chi mi ha fatto torto o offeso, è evidente che si avvicina un pensiero di rancore; se invece si presenta il ricordo delle ricchezze o della gloria, si riconoscerà chiaramente dall’oggetto chi è che ci angustia. Lo stesso per gli altri pensieri: dall’oggetto scoprirai chi è che viene ad insinuarli.

Non intendo però dire che qualsiasi ricordo di tali oggetti provenga dai demoni. Perché l’intelletto stesso, mosso dall’uomo, produce le immagini degli avvenimenti. Sono dai demoni quei ricordi che suscitano ira o concupiscenza contro natura. A motivo infatti del turbamento di queste potenze, l’intelletto, col pensiero, commette adulteri e intraprende guerre perché non può accogliere l’immagine del Dio suo legislatore: infatti quella luminosità si manifesta al principio fondamentale dell’anima nel tempo della preghiera, in misura dello spogliamento dai concetti relativi a oggetti.

L’uomo non può respingere i ricordi passionali se non fa attenzione alla concupiscenza e alla collera, dissipando la prima con i digiuni, con veglie e col dormire per terra, e calmando la seconda con atti di
longanimità, pazienza, perdono e misericordia. Da queste due passioni sono infatti costituiti pressoché tutti i pensieri demoniaci che spingono l’intelletto a rovina e perdizione. Ma è impossibile superare queste passioni se non si disprezzano totalmente cibi, ricchezze e gloria e anche il proprio corpo, a motivo di quei pensieri che si danno così spesso a schiaffeggiarlo.

—È dunque assolutamente necessario imitare quelli che si trovano in pericolo nel mare e che gettano via gli attrezzi a motivo della violenza dei venti e dei flutti che si ergono contro di loro. —A questo punto però bisogna ben guardarsi dal gettar via gli attrezzi per essere guadati dagli uomini, altrimenti abbiamo già ricevuto la nostra ricompensa, anzi ci sopravverrà un altro naufragio più terribile del primo, perché allora soffierà il vento contrario del demone della vanagloria. (Mt 6,1.5.16).

—Ma a questo punto dobbiamo fare attenzione al medico delle anime e vedere come egli curi la collera con l’elemosina, con la preghiera purifichi l’intelletto e, ancora, dissecchi col digiuno la concupiscenza: in questo modo si costituisce il nuovo Adamo che si rinnova a immagine di colui che l’ha creato, nel quale non c’è – in forza dell’impassibilità – né maschio né femmina, e – in forza dell’unica fede – né greco né giudeo, né circoncisione né incirconcisione, né barbaro né scita, né schiavo né libero, ma tutto e in tutto Cristo.

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Luglio, 2024