L’invito pressante di Gesù a lasciar cadere ogni preoccupazione per la propria vita, fondato sulla rivelazione dell’amorevole e provvidente paternità di Dio, culmina nell’imperativo di una totale espropriazione intesa come opzione fondamentale della volontà (cuore) (Lc 12, 22-34), in vista di una felicità infinitamente più grande delle effimere seduzioni del mondo.
La rinuncia all’autodeterminazione ed emancipazione dal Creatore è condizione imprescindibile per l’espansione e assimilazione della volontà umana in quella divina, realizzate nell’atto stesso della rinuncia. Essendo il cuore il luogo nel quale la persona si autodetermina, guadagnare il tesoro del Regno – Dio stesso – consisterà in un continuo cuore a cuore, nell’attenzione vigile e costante in ogni situazione all’epifania della volontà di Dio, alla quale la volontà umana aderisce come in un abbraccio che la trasfigura assimilandola a quella di Dio.
Ogni assenso-accettazione dell’evento del momento presente celebra il passaggio da un modo di operare umano a un modo divino, dalla legge alla beatitudine, dalla morale all’amore. In questa rinnovata pasqua, la volontà umana, assunta costantemente e gradualmente nella volontà di Dio, continua ad operare, volendo soltanto ciò che Dio vuole, lasciandoGli l’iniziativa di volere e di operare, senza che le venga richiesto alcuno sforzo, all’infuori del “fiat” docile, umile e accogliente.
Nel passaggio dal modo di agire secondo natura alla disposizione ad accogliere i segreti impulsi della Grazia la persona acquisisce uno sguardo soprannaturale capace di vedere in ogni evento, anche triste, fastidioso o doloroso, la presenza di Dio che si nasconde dietro le “cause seconde” sottomesse alla Sua volontà di trasformarle in un bene maggiore; essa trova rimedio alle preoccupazioni di autosostentamento e al turbamento causato da perdite di ordine materiale, morale e spirituale, coltivando atteggiamenti di fiducia e abbandono filiale simili a quelli del bambino tra le braccia della madre
Lasciare perdere il meno per guadagnare il tutto, sottomettendo le naturali inclinazioni allo strappo doloroso della rinuncia, è la disposizione richiesta ai figli della luce per trovare e guadagnare, già nella vita terrena nell’unità della volontà, il più alto grado di unione e partecipazione alla vita divina.