EFREM IL SIRO S.,
Questi uomini erano pronti a lavorare ma «nessuno li aveva presi a giornata»; pur laboriosi, erano oziosi per mancanza di lavoro e di un padrone. Poi una voce li ha assunti, una parola li ha messi in cammino e, nel loro zelo, non si sono accordati in anticipo per il prezzo del loro lavoro come fecero i primi. Il padrone ha valutato il loro operare con saggezza e li ha pagati quanto gli altri. Nostro Signore ha pronunciato questa parabola perché nessuno dica: «Siccome non sono stato chiamato da giovane, non posso essere accolto». Egli ha mostrato che, qualunque sia il momento della conversione, ogni uomo viene accolto… «Uscì alla mattina, alla terza, alla sesta, alla nona e all’undicesima ora»: possiamo intendere queste parole riferite a Gesù: dall’inizio della sua predicazione, lungo il corso della sua vita fino alla croce, poiché «all’undicesima ora» il ladrone è entrato. (EFREM IL SIRO S, Commento sul Diatessaron, 15, 15-17; SC 121 (trad. nostra).
Autore Rupnik Marco Ivan
VOCAZIONE DELL’UOMO – Il punto di partenza per una comprensione teologica dell’uomo è dunque la creazione: Dio crea l’uomo spirandogli, nello Spirito Santo, l’amore del Padre che è la fonte della vocazione. […] L’uomo è un essere della vocazione. L’amore si realizza pertanto nel misterioso, inaccessibile spazio tra Colui che chiama all’esistenza, spirando nello Spirito l’amore (cioè la vocazione) e la vita, e colui che è chiamato, che esiste in virtù di questa chiamata e la cui vita consiste nel rispondere ad essa. In questo spazio tra il Padre datore dello Spirito che dona l’amore (cfr. Rm 5,5) e l’uomo chiamato nell’amore, che si realizza nella sua libera adesione a questa vocazione (e in ciò consiste il suo vero e proprio si alla sua vita) si compie tutto l’amore. (MARKO IVAN RUPNIK, Cerco i miei fratelli. Lectio divina su Giuseppe d’Egitto, Lipa 2002, p. 15).
Autore Autore ignoto IX sec.
Carissimi, perseverate nelle opere buone che avete iniziato […]. Tanti poveri uomini servono un re della terra a rischio della vita e con enormi difficoltà per un beneficio che subito dopo passa e scompare; perché dunque voi non vi disporreste a servire il re del cielo per ottenere la beatitudine del Regno? Per mezzo della fede siete stati chiamati dal Signore nella sua vigna, ossia nell’unità della santa Chiesa: vivete e comportatevi in modo da poter ricevere il denaro, ossia la beatitudine del Regno elargita da Dio.
Nessuno disperi per la grandezza dei suoi peccati, dicendo: «Sono tanti i miei peccati, nei quali ho perseverato fino alla vecchiaia e alla decrepitezza; ormai non potrò ottenere il perdono, tanto più che sono stati essi ad abbandonare me e non io a lasciare loro». Non sia mai che costui disperi della misericordia di Dio, perché alcuni sono stati chiamati nella vigna del Signore all’ora prima, altri alla terza, altri ancora alla sesta; altri poi alla nona e, infine, altri all’undecima ora. Ossia: alcuni sono attirati al servizio di Dio fin dall’infanzia, altri nell’adolescenza, altri ancora nella giovinezza, altri nella vecchiaia e finalmente altri nella decrepitezza.
Nessuno quindi, in qualsiasi età si trovi, deve disperare di potersi convertire […]. Dio onnipotente vi conceda di essere annoverati tra quelli che entrarono nella terra promessa e, lavorando fedelmente la vigna della Chiesa, meritarono di ricevere il denaro della beatitudine eterna; sicché possiate, insieme con Cristo vostro capo di cui siete le membra, regnare per l’eternità. (AUTORE IGNOTO IX sec., Discorso, 4-7 ; SC 161, 173).
Autore Merton Thomas
VOCAZIONE RELIGIOSA – Uno dei più importanti aspetti di ogni vocazione religiosa, la prova prima ed elementare della vocazione religiosa è la disposizione ad accettare la vita di una comunità dove tutti sono più o meno imperfetti.
Le imperfezioni sono più piccole e trascurabili dei difetti e dei vizi della gente che si trova nel mondo: eppure si è portati in qualche modo a notarli e a sentirli di più, perché essi vengono ingigantiti dalle responsabilità e dagli ideali dello stato religioso attraverso il quale non si può a meno di considerarli.
C’è persino chi perde la vocazione quando si accorge che si possono passare in monastero quaranta, cinquanta e sessant’anni e conservare un brutto carattere. (MERTON T., La montagna dalle sette balze, Garzanti 2004, p. 455).
Autore Benedetto Abate s.
Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita!
Armati dunque di fede e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati nel suo regno. Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene. […].
Dobbiamo correre e operare adesso quanto ci sarà utile per l’eternità. […].ma se, per la correzione dei difetti o per il mantenimento della carità, dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da motivi di giustizia, non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonare la via della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida. Mentre invece, man mano che si avanza nella […]. fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall’indicibile sovranità dell’amore.
Così, non allontanandoci mai dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla morte […]. in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo con la nostra sofferenza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo regno. (La “Santa Regola” di san Benedetto, Prologo,1-4; 26; 29-32).
Autore Teresa di Lisieux s.
È proprio questo il mistero della mia vocazione, anzi di tutta la mia vita e innanzitutto il mistero dei privilegi di Gesù per la mia anima. Egli non chiama a sé quelli che ne sono degni, ma quelli che egli vuole, oppure, come dice san Paolo: «Dio usa misericordia con chi vuole, e ha pietà di chi vuole. Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericordia » (Rm 9, 15-16).
A lungo mi sono chiesta come mai il buon Dio avesse preferenze, come mai tutte le anime non ricevessero lo stesso grado di grazie. Mi stupiva vederlo prodigare favori straordinari ai santi che pur l’avevano offeso, come san Paolo o sant’Agostino, i quali, per così dire, erano costretti a ricevere le sue grazie, oppure leggendo la vita dei santi che Nostro Signore ha voluto accarezzare dalla culla alla tomba, senza lasciare sulla loro strada alcun ostacolo che impedisse loro di alzarsi verso di lui […].
Gesù si è degnato di istruirmi in questo mistero. Ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura e ho capito che tutti questi fiori che egli ha creati sono belli… Ha voluto creare i grandi santi che possono essere paragonati ai gigli e alle rose; ma ne ha creati anche dei più piccoli e questi devono contentarsi di essere margheritine o violette destinate a rallegrare gli sguardi del buon Dio quando egli li abbassa ai suoi violette destinate a rallegrare gli sguardi del buon Dio quando egli li abbassa ai suoi
piedi. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere ciò che egli vuole che siamo. (TERESA DI LISIEUX s., Storia di un’anima, Ms. A ,2).
Autore Newman J. H. b.
Siamo lenti ad accorgerci di questa grande e sublime verità che cioè Cristo cammina ancora, in un certo senso, in mezzo a noi e, con la sua mano, il suo sguardo o la sua voce, ci fa cenno di seguirlo. Non capiamo che questa chiamata di Cristo si realizza ogni giorno, oggi come una volta. Siamo al punto di credere che questo era vero al tempo degli apostoli, ma ogginon lo crediamo vero nei nostri confronti, non siamo attenti a riconoscerlo rivolto a noi.
Non abbiamo più occhi per vedere il Maestro, ben diversi in questo dell’apostolo diletto che ha riconosciuto Cristo, anche quando tutti gli altri discepoli non lo riconoscevano. Frattanto, egli stava sulla riva; era dopo la sua risurrezione, quando ordinava di gettare la rete nel mare; allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»
Voglio dire questo: Gli uomini che conducono una vita di credenti scorgono, di tanto in tanto, delle verità che non avevano visto prima, o sulle quali la loro attenzione non si era mai posata. E subito, esse si ergono davanti a loro come una chiamata inalienabile. Ora, si tratta di verità che impegnano il nostro dovere, che prendono il valore di precetti, e chiedono l’obbedienza. In questo modo, o in altri ancora, Cristo ci chiama ora. Non c’è nulla di miracoloso né di straordinario in questo modo di fare. Egli agisce tramite le nostre facoltà naturali e per mezzo delle circostanze stesse della vita. (NEWMAN J. H. b., PPS vol. 8, n°2 ).
Autore Giovanni Paolo II S.
(Gesù) Dice a Pietro: “ Duc in altum” – “Prendi il largo” (Lc 5, 4). Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo, e gettarono le reti (Novo millennio ineunte, 1) […]. Chi apre il cuore a Cristo non soltanto comprende il mistero della propria esistenza, ma anche quello della propria vocazione, e matura splendidi frutti di grazia. […]. Vivendo il Vangelo sine glossa, il cristiano diventa sempre più capace di amare al modo stesso di Cristo, di cui accoglie l’esortazione: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). Egli si impegna a perseverare nell’unità con i fratelli entro la comunione della Chiesa, e si pone al servizio della nuova evangelizzazione per proclamare e testimoniare la stupenda verità dell’amore salvifico di Dio.
Cari giovani, è a voi che, in modo particolare, rinnovo l’invito di Cristo a prendere il largo. […]. Fidatevi di Lui, mettetevi in ascolto dei suoi insegnamenti, fissate lo sguardo sul suo volto, perseverate nell’ascolto della sua Parola. Lasciate che sia Lui a orientare ogni vostra ricerca e aspirazione, ogni vostro ideale e desiderio del cuore. […]. Penso al tempo stesso alle parole rivolte da Maria, sua Madre, ai servi a Cana di Galilea: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5). Cristo, cari giovani, vi chiede di prendere il largo e la Vergine vi incoraggia a non esitare nel seguirlo. Salga da ogni angolo della terra, sostenuta dalla materna intercessione della Madonna, l’ardente preghiera al Padre celeste per ottenere operai nella sua messe (Mt 9, 38). (GIOVANNI PAOLO II B., Messaggio per la 42a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 17/04/2005, Libreria Editrice Vaticana).