Vita

Autore Merton Thomas

VITA CONTEMPLATIVA – La vita di contemplazione non è solo una vita di tecnica umana e di disciplina; è la vita dello Spirito Santo nelle profondità delle nostre anime. Il compito del contemplativo consiste unicamente nell’abbandonare quello che è meschino e banale nella sua vita, e nel fare tutto il possibile per conformarsi agli impulsi nascosti dello Spirito di Dio. Questo, ovviamente, richiede una disciplina costante di umiltà, obbedienza, diffidenza nei propri confronti, prudenza e soprattutto fede. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 90).

 

Autore Merton Thomas

PROBLEMI DELLA VITA CONTEMPLATIVA – Una delle strane leggi della vita contemplativa è che in essa non ti siedi per risolvere i problemi: devi aver pazienza con essi finché in qualche modo si risolvono da soli. O finché la vita stessa li risolve per te. Solitamente la soluzione consiste in una scoperta che essi esistevano solo nella misura in cui erano inseparabilmente connessi con il tuo io esteriore illusorio. La soluzione della maggior parte di questi problemi arriva con la dissoluzione di questo falso io. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo,  Cinisello Balsamo 2005, p. 25).

 

Autore Merton Thomas

VITA SPIRITUALE – L’io interiore è la nostra stessa realtà sostanziale nella sua completezza, al suo livello più alto, più personale, più esistenziale. È come la vita, ed è la vita: è la nostra vita spirituale quando è al suo massimo di vitalità. È la vita grazie alla quale ogni altra cosa in noi vive e si muove. È in, attraverso e al di là di tutto quello che siamo. Se risvegliato, esso comunica una vita nuova all’intelligenza in cui vive, tanto da diventare una consapevolezza vivente di se stesso: e questa consapevolezza non è qualcosa che possediamo noi stessi, quanto piuttosto qualcosa che siamo. È una qualità nuova e indefinibile del nostro essere viventi. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 31).

 

Autore Merton Thomas

VITA DIVINA – Certo, Cristo ha preso possesso di noi e noi siamo già divinizzati, nelle radici del nostro essere, grazie al battesimo. Ma questa vita divina rimane nascosta e assopita in noi se non è più pienamente sviluppata da una vita di ascetismo e di carità e, a un livello superiore, di contemplazione. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, Edizioni San Paolo,  Cinisello Balsamo 2005, p. 83).

 

Autore Merton Thomas

INTERIORITA’ DELLA VITA SPIRITUALE –  Finché la nostra vita spirituale è fatta di pensieri, desideri, azioni, devozioni e progetti del nostro io esteriore, essa partecipa al non-essere e alla falsità di quell’io esteriore. Chiaramente, non esiste qualcosa come una spiritualità puramente esteriore. Ma indipendentemente da quanto la nostra vita possa essere esteriore, se ha una radice di sincerità, si basa sull’uomo interiore e quindi ha valore e consistenza agli occhi di Dio. Ma lo scopo della nostra vita è condurre tutti i nostri sforzi e i nostri desideri nel santuario dell’io interiore e sottoporli tutti al comando di una coscienza interiore e ispirata da Dio. Questo è opera della grazia. La vita spirituale non è più il risultato dei nostri sforzi personali, barcollanti, limitati, coscienti, quanto piuttosto il prodotto dell’azione profonda di Dio in noi, e nella maggior parte dei casi malgrado noi. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo,  Cinisello Balsamo 2005, p. 158).

 

Autore Rupnik Marco Ivan

VITA SPIRITUALE – Nella vita spirituale è salutare imparare a fissare l’attenzione sulle realtà vere che rimangono, che non sono corruttibili E queste realtà non possono essere grandi proclami, ma ciò che lo Spirito Santo ci fa amare sul Volto personale di Dio a noi reso vicino in Cristo. Saper posare il pensiero e l’attenzione sulle cose che hanno peso, che contano, significa non disperdersi, non perdersi, ma custodire la pace interiore. (M. I. RUPNIK, Cerco i miei fratelli. Lectio divina su Giuseppe d’Egitto, Lipa 2002, p. 57).

 

Autore Lubich C.

VITA NUOVA – Si prova nel cuore (frutto dell’amore a Gesù Abbandonato), con la più profonda gratitudine a Dio, questo continuo fiorire della Vita sempre nuova, si assiste nel proprio animo a continue albe di luce, che tutto schiariscono: dubbi, tormenti, preoccupazioni, mettendo in fuga le tenebre; si può essere invasi da gioie così celesti, che commuovono nel più profondo, cosicché non resta che offrire a Dio durante la giornata olocausti di giubilo: Si avverte che lo Spirito Santo non è lontano, ma a portata di mano e illumina e guida. (LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, p.83).

 

Autore Giovanni della Croce s.

VITA DIVINA – O vita divina, tu dai la morte solo per dare la vita, ferisci solo per guarire. Mi hai ferito per guarirmi, o mano divina! Hai ucciso in me ciò che mi teneva nella morte! Ero allora privo della vita di Dio, in cui ora, invece, mi trovo a vivere! Debbo questo favore alla liberalità della tua generosa grazia verso di me quando mi hai fatto sentire il tocco di Colui che è « irradiazione della tua gloria e impronta della tua sostanza » (Eb 1,3), cioè il tuo Figlio unigenito, nel quale, come tua Sapienza, tu tocchi « da un confine all’altro della terra con forza per la sua purezza » (Sap 8,1). O tocco delicato, o Verbo, Figlio di Dio, che con la delicatezza del tuo essere divino penetri sottilmente la sostanza della mia anima e, toccandola tutta con delicatezza, l’assorbi completamente in te e adoperi mezzi del tutto divini per colmarla di soavità  « mai sentita in terra di Canaan né mai viste in Teman » (Bar 3,22)! O tocco delicato, divinamente delicato del Verbo, tanto più delicato in me in quanto tu facevi sobbalzare i monti e spaccavi le rocce sul monte Oreb con l’ombra del tuo potere e la forza che lo precedeva, ti facesti sentire dal profeta « nel soffio leggero del vento » (1Re 19,11-12)! O soffio leggero, che sei così fine e delicato, dimmi: come puoi toccare così sottilmente e delicatamente, o Verbo, Figlio di Dio, pur essendo così terribile e potente? O felice, mille volte felice, Signor mio, l’anima che tocchi così delicatamente e dolcemente… « Tu nascondi queste anime nel segreto del tuo volto, che è il tuo divin Figlio, lontano dagli intrighi degli uomini » (Sal 30,21). GIOVANNI DELLA CROCE s., Fiamma viva, strofa 2.

 

Autore De Caussade J. P.

Vedi: Abbandono. Dio, vita dell’anima.

 

Autore Moliniè M. D.

VITA DIVINA – Il segreto del Vangelo è qualcosa di estremamente semplice perché è la vita divina. Non dobbiamo fabbricarla e neppure correrle dietro; basta lasciarla crescere in noi, lasciarla agire, lasciarsi fare dalla formidabile potenza con la quale tende a crescere. […]. Questo germe soffoca nelle nostre tenebre e ci supplica:”Lasciami respirare! Non ne posso più di essere in un cuore di pietra. Sto alla porta e busso”. Ma lo dice dal di dentro come un naufrago che bussa sullo scafo di un relitto dove è rinchiuso. Non si tratta di un ideale, ma di una realtà: è un dato di fatto che la Parola risuona nel nostro cuore per chiedere di uscire, come un pulcino chiede di uscire dal guscio quando la sua ora è venuta.

Allo stesso tempo, la vita cristiana sulla terra è qualcosa di estremamente complicato, proprio a causa del vaso di argilla e del cuore di pietra nel  quale deve vivere la vita divina. Possiamo dire che la vita cristiana è l’insieme delle disavventure della vita divina smarrita nel cuore dell’uomo. (MOLINIÉ M. D., Il coraggio di avere paura, Ed. Parva 2006, p. 25).

 

Autore Merton Thomas

VITA VERA – Se ho questa vita in me, che m’importa degli accidenti di pena e piacere, speranza e paura, gioia e dolore? Essi non sono la mia vita, e poco hanno a che fare con essa. Perché dovrei temere qualcosa, che non può privarmi di Dio; e perché dovrei desiderare qualcosa che non può darmi il possesso di Lui?

Le cose esteriori vanno e vengono, ma perché dovrebbero turbarmi? Perché la gioia dovrebbe eccitarmi e il dolore abbattermi, il successo allietarmi e l’insuccesso deprimermi, la vita attirarmi e la morte respingermi, se io vivo solo della Vita, che è in me per dono di Dio?

Perché dovrei angustiarmi per la perdita di una vita corporale, che deve inevitabilmente andar perduta, dato che posseggo una vita spirituale e una personalità che non possono andare perdute, se io non lo desidero? Perché dovrei avere paura di cessare di essere ciò che non sono, quando sono già diventato qualcosa di ciò che sono? Perché dovrei affaticarmi per conseguire soddisfazioni, che non possono durare un’ora e che portano con sé l’infelicità, quando possiedo già Dio nella Sua eternità di gioia?

È la cosa più facile del mondo possedere questa vita e questa gioia: devi soltanto credere ed amare; eppure c’è gente che consuma la propria vita in immani fatiche, difficoltà e sacrifici per raggiungere delle cose che rendono impossibile una vera vita. (MERTON T., Semi di contemplazione, B. TASSO – E. LANTE ROSPIGLIOSI (Edd), Ed. Garzanti, 1991, pp. 124).

 

Autore Nouwen H. J.

VITA SPIRITUALE – Quando alla fine, la vita e la morte ci avvicinano entrambe alla piena realizzazione della nostra spiritualità, significa che non sono i grandi opposti che il mondo ci ha indotto a credere, sono, invece, due aspetti dello stesso mistero dell’amore di Dio. Vivere la vita spirituale significa vivere l’esistenza come una realtà non scissa, ma unificata. Le forze dell’oscurità sono le forze che scindono, dividono, e creano opposizione. Le forze della luce uniscono. La parola “diabolico” letteralmente significa ciò che divide. Il demonio divide, lo Spirito unisce.

La vita spirituale neutralizza le innumerevoli divisioni che pervadono la nostra vita giornaliera, causando distruzione e violenza. Queste divisioni sono sia interiori che esteriori: divisioni tra le nostre più intime emozioni e divisioni tra i più ampi gruppi sociali. La divisione tra contentezza e tristezza dentro di me, o la divisione tra le razze, le religioni, le culture intorno a me, traggono tutte la loro origine dalle forze dell’oscurità. Lo Spirito di Dio, lo Spirito che ci chiama Amati, è lo Spirito che unisce e rende completi. (NOUWEN H. J., Sentirsi amati, Queriniana, 2011 pp. 109-110).

 

Autore Rouly Schmith Jeanne

Vita contemplativa. Vedi Contemplazione

Autore Rouly Smitz Jeanne

Vita eterna. Vedi Eucaristia

Autore BAUDRANT BARTHELEMY

VITA INTERIORE – La vita interiore è la vita di un’anima che, ritirata dagli oggetti esteriori e sensibili, si applica totalmente a tenersi unita a Dio e a regolare i movimenti del cuore; cioè la vita di un’anima che, morta a se stessa, alla natura e ai sensi, vive solamente della vita della grazia, occupandosi solo dei grandi oggetti della fede. La vita interiore consiste nella vigilanza assidua su stessi, nell’attenzione continua alla nostra interiorità, nei continui ritorni su noi stessi e su quello che accade in noi, cioè nel considerare da una parte le operazioni della grazia di Dio in noi e dall’altra la corrispondenza che dobbiamo alle luci e movimenti della grazia. Così la vita interiore è totalmente all’opposto della vita esteriore. La vita esteriore è la vita dei sensi, tutta dissipata, tutta orientata all’esterno, tutta consegnata alle cose inutili, alle vanità, al niente che passa; vuol vedere tutto, sapere tutto, capire tutto, riferire tutto, essere di tutto, entrare nel tutto. La vita interiore è tutta differente: vita nascosta, vita ritirata, vita annientata, felice di cercare il suo Dio ai piedi della Croce, più felice di trovarlo nel suo cuore.

Per dare ancor più l’idea di questa vita, e presentarla in tutto quello che ha di eccellente e di grande, aggiungiamo che la vita interiore, vera e propria, non è nient’altro che la continuazione della vita di Gesù Cristo in noi. Questo Dio Salvatore, lasciando il mondo, ha concluso la sua vita mortale; ma questa vita, concludendola, ce l’ha come trasmessa per continuarla e perpetuarla in noi. Tale è stato il fine, il termine, la consumazione di tutte le sue opere in questo mondo; delle sue grazie, dei suoi sacramenti, dei suoi misteri. Si, tutto ciò che ha detto, che ha fatto, che ha sofferto è stato per meritarci e comunicarci questa vita interiore e divina; come per farci intendere che il suo cuore non era affatto soddisfatto, i suoi disegni non erano compiuti, la sua missione non era affatto completa se non ci avesse introdotto nella terra promessa, e se lui stesso che era la vita immortale e sostanziale, non divenisse la vita interiore, la vita vera delle nostre anime.

Così egli deve vivere ancora in noi, e noi in lui; la nostra vita non deve essere che una estensione, una emanazione della sua; egli ce l’ha trasmessa; sta a noi continuarla e perpetuarla in noi stessi tramite una intera conformità e unione costante con lui. Se dunque questa vita interiore ci è stata meritata grazie alla morte di un Dio, e come trasmessa dalle mani di un Dio, non dobbiamo forse concludere che tutto il nostro impegno, il nostro merito, la nostra felicità, la nostra gloria, deve essere di vivere di questa vita tutta divina? (BA RTHELEMY BAUDRANT, L’anima interiore, in Semi di contemplazione 261, p. 1).

 

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Novembre, 2024