Autore Barsotti D.
Se la verginità è la vita dei figli della Resurrezione, non è come perfezione dell’ascesi e non come martirio che noi dobbiamo soprattutto vederla. Non è l’elemento negativo che prevale in lei, non è la partecipazione alla Morte di Cristo che soprattutto essa realizza nel suo mistero. Nella verginità traluce lo splendore della vita divina. E la vita divina è perfetta carità. Fintanto che si vive nella verginità una rinunzia, una morte, non siamo vergini – non è precisamente la castità che è il carattere distintivo dei vergini, ma proprio l’Amore. E l’amore cristiano non è puramente spirituale: la legge che opera la perfezione non può dividere l’uomo. Dobbiamo disilluderci; un amore puramente dello spirito, non può essere un amore perfetto, un amore veramente cristiano. […]. L’Amore esige il dono totale di sé. Ma questa esigenza naturale dell’amore, fintanto che non siamo interiormente divisi, fintanto che la nostra carne non è perfettamente docile allo spirito e suo puro riflesso, si risolve tragicamente per noi in un abbandono alla forza della carne che divide maggiormente l’uomo in se stesso e tradisce proprio l’amore. Questa è la condizione dell’uomo: che sua legge è l’amore ed egli non può veramente amare quaggiù. Per questo nella vita presente l’Amore, pur essendo la legge suprema, rimane anche il più grande pericolo. Proprio per questo la verginità è la vita dei figli della resurrezione – di coloro cioè che vivono in una carne trasfigurata, glorificata, di coloro che possono amare davvero e interamente donarsi, senza che il loro amore non faccia più grande, dolorosa, l’intima divisione della carne e dello spirito e non consumi la loro divisione da Dio. (BARSOTTI D., Il mistero cristiano nell’anno liturgico, San Paolo, Cisinello Balsamo 2004, p. 310).
Autore Bernardo di Chiaravalle s.
«Mandate ,Signore, l’agnello dalla rupe del deserto», cioè staccate la pietra dalla pietra; la verginità santa e inviolabile produca l’inviolabile e il santo. Qui si trova un’armonia molto giusta che fa corrispondere l’inizio della vita di Cristo alla sua fine, la sua sepoltura al suo concepimento; dalla rupe del deserto esce l’agnello che deve essere rinchiuso sotto la pietra del sepolcro; e come il monumento destinato ad accogliere il suo cadavere doveva essere scavato nella roccia, allo stesso modo dall’inizio del suo concepimento, egli si formò un corpo dalla pietra e si preparò un posto nella stessa pietra; e come non diminuì l’integrità della pietra da cui si distaccò, allo stesso modo egli non spezzò il sigillo della pietra del suo sepolcro, quando ne uscì nella risurrezione.