Spirito Santo

Autore Merton Thomas

DESIDERIO DELLO SPIRITO SANTO – Il dottore angelico spiega che lo Spirito Santo non si manifesta agli uomini mondani perché essi non desiderano conoscerlo. Si accontentano di occupare le loro menti con cose banali. E invece il desiderio è la cosa più importante nella vita contemplativa. Senza desiderio non si riceveranno mai i grandi doni di Dio. (Merton Thomas, L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 96).

 

Autore Merton Thomas

Lo Spirito Santo è dato a noi come vero e proprio dono di Dio. Come dice san Tommaso, egli è veramente nostro possesso, il che significa che è diventato, per così dire, il nostro Spirito, che parla all’interno del nostro essere. È lui che diventa, per così dire, il nostro io spirituale e divino, e grazie alla sua presenza e alle sue ispirazioni noi siamo e agiamo come altri Cristi. […] È importante rendersi conto che lo Spirito Santo è dato a ogni membro della Chiesa per guidarlo nella verità, per condurlo alla sua destinazione soprannaturale e per aprire i suoi occhi al mistero della presenza e dell’azione di Dio nella sua vita. Nel discorso dell’ultima cena, il Salvatore che di lì a poco sarebbe morto in croce tornò insistentemente sul tema del distacco dai suoi discepoli nella sua presenza fisica e materiale, per poter vivere in essi misticamente e spiritualmente con il suo Santo Spirito. (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 89-91).

 

Autore Basilio di Cesarea S.

Lo Spirito Santo, illuminando coloro che sono stati purificati da ogni macchia, li rende spirituali per mezzo della comunione con lui. E come i corpi limpidi e trasparenti, quando un raggio li colpisce, diventano essi stessi brillanti e riflettono un altro raggio, così le anime che portano lo Spirito sono illuminate dallo Spirito; diventano pienamente spirituali e trasmettono agli altri la grazia. Da qui la conoscenza delle cose future, la comprensione dei misteri […] la somiglianza con Dio; il compimento dei desideri: diventare Dio. (BASILIO DI CESAREA, De Spiritu sancto, 9,23. SCh 17, 328)

 

Autore Giovanni della Croce s.

Soffio ↗ Vita divina

 

Autore Diadoco di fotice

↗ Discernimento

 

Autore Giovanni della Croce s.

SPIRITO SANTO –  Oh fiamma d’amor viva, che soave ferisci dell’alma mia nel più profondo centro!
Poiché non sei più schiva, se vuoi, ormai finisci, rompi la tela a questo dolce incontro!

Oh cauterio soave, oh blanda mano, oh tocco delicato che sa di vita eterna e ogni debito paga: morte in vita uccidendo hai trasformato.

Oh  lampade di fuoco nel cui vivo splendore gli antri profondi dell’umano senso, che era oscuro e cieco, con mirabil valore al lor Diletto dan luce e calore! Quanto dolce e amoroso ti svegli sul mio seno dove solo e segreto tu dimori! Nel tuo spirar gustoso, di bene e gloria pieno, come teneramente mi innamori! (GIOVANNI DELLA CROCE, Fiamma viva d’amore).

 

Autore Magistero

FUOCO-  Mentre l’acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l’energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che «sorse simile al fuoco» e la cui «parola bruciava come fiaccola» (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo, figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore «con lo spirito e la forza di Elia» (Lc 1,17), annunzia Cristo come colui che « battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!». È sotto la forma di «lingue come di fuoco» che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé. (Cfr.: At 2,3-4) La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell’azione dello Spirito Santo: «Non spegnete lo Spirito» (1 Ts 5,19).

Gesù rivela in pienezza lo Spirito Santo solo dopo che è stato egli stesso glorificato con la sua morte e risurrezione […] Solo quando giunge l’Ora in cui sarà glorificato, Gesù promette la venuta dello Spirito Santo, poiché la sua morte e la sua risurrezione saranno il compimento della Promessa fatta ai Padri: lo Spirito di verità, l’altro ‘Paracleto’, sarà donato dal Padre per la preghiera di Gesù; sarà mandato dal Padre nel nome di Gesù; Gesù lo invierà quando sarà presso il Padre, perché è uscito dal Padre […].

Infine viene l’Ora di Gesù: Gesù consegna il suo spirito nelle mani del Padre nel momento in cui con la sua morte vince la morte, in modo che, «risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre» (Rm 6,4), egli dona subito lo Spirito Santo «alitando» sui suoi discepoli (Cfr.: Gv 20,22). (MAGISTERO, Catechismo Della Chiesa Cattolica, § 696. 728-730, Libreria Editrice Vaticana).

 

Autore Guglielmo di Saint-Thierry

SGUARDO ILLUMINATO – O Dio, Spirito santo, amore del Padre e del Figlio e volontà sostanziale, abita in noi e ordinaci, perché si compia in noi la tua volontà. La tua volontà diventi nostra volontà, affinché, pronti a fare la volontà del Signore nostro Dio, troviamo in mezzo al nostro cuore la sua Legge e il suo ordine.

Donaci occhi del cuore illuminati, con i quali possiamo fissare lo sguardo sulla luce immutabile della tua verità, perché da essa riceva forma l’ordine della nostra mutevolezza e della nostra mutevole e vacillante volontà. (G. DI SAINT-THIERRY, Commento al Cantico dei Cantici, C. FALCHINI (Ed), Magnano 1991,p. 128).

 

Autore Barsotti D.

Nel dono dello Spirito ha termine la discesa di Dio verso l’uomo e s’inizia nello Spirito l’ascesa dell’uomo verso Dio.

Se si considera il mistero della discesa di Dio verso l’uomo, lo Spirito Santo appare al termine come Colui che dà compimento: il decreto è del Padre, l’esecuzione del Figlio, il compimento è dello Spirito Santo. Come dalla propria sorgente, la vita divina discende dal Padre per mezzo del Figlio e si spande e dilaga nello Spirito Santo, così nella elevazione della creatura all’ordine soprannaturale, sembra ripetersi fuori del Seno di Dio il mistero della Sua intima vita.

Di fatto non si ripete, perché nel dono della grazia Dio non esce di Sé ma trae in Sé stesso la creatura glorificandola e consumandola nella Sua medesima vita. Proprio nel dono della Persona che termina la vita di Dio, s’inizia la vita dell’uomo. S’inizia e si compie: l’atto è unico e semplicissimo. Lo Spirito, come un sigillo, impronta gli uomini di Colui che è l’immagine sostanziale del Padre e gli uomini, nel Figlio, sono poi condotti al Padre, offerti a Lui che comunica loro la sua incorruttibilità (Cfr.: s. Ireneo). Così dal Padre per il Figlio la vita si comunica agli uomini nello Spirito Santo come dono dell’Amore increato, e dagli uomini, che lo Spirito ha fatto una sola cosa con Cristo, risale nella spirazione del medesimo Amore dal Figlio, nel seno infinito del Padre. Per la via che l’Amore è disceso risale e il movimento infinito della vita divina si consuma eternamente nel riposo ineffabile dell’Unità. (BARSOTTI DIVO., Il mistero cristiano nell’anno liturgico, San Paolo Balsamo 2004, p. 196).

 

Autore Guglielmo di Saint-Thierry

SPIRITO SANTO AMORE – O amore degli amori, di cui è al servizio questo Cantico dei Cantici – che chiunque può in qualche modo far proprio con la bocca, se non ama, ma che tuttavia nessuno può cantare se non amando e amando davvero –  […] forse che altro, o Spirito che scruti tutte le cose e che conosci in profondità ogni voce, cerca in tutto ciò il cuore del tuo servo, altro partorisce l’intenzione del tuo povero del fatto che vedendo il tuo splendore e sentendo il tuo amore sia illuminata in te la mia coscienza, sia resa casta da te la mia anima? Nel trattare quanto ti riguarda ciò ha di te un sapore alquanto dolce e un profumo assai soave. Il tuo gusto me ne faccia sentire il sapore, il tuo profumo l’odore e in te e da te tutta la mia vita prenda forma.

Vieni, vieni, nell’abbondanza delle tue benedizioni, in me, tuo servo, nel mio cuore, tuo luogo, che se tu per primo non trovi in me non posso io trovar per te luogo per il Signore, tenda per il Dio di Giacobbe, e che finché per te non avrò trovato non salirò non salirò sul letto del mio giaciglio, non darò sonno ai miei occhi, riposo alle mie palpebre. (GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY, Commento al Cantico dei Cantici, C. FALCHINI (Ed), Magnano 1991, p. 137).

 

Autore Barsotti D.

CORONAMENTO DEL MISTERO DI CRISTO – Il Mistero di Cristo ha il suo coronamento supremo, si realizza nel suo immenso valore, nel dono dello Spirito Santo, perché precisamente nel possesso di questo Spirito ogni uomo è salvo, redento, santificato, fatto uno con Cristo – perché è per lo Spirito che riacquista, come dicono i Padri, la rassomiglianza perduta in Colui che è l’immagine sostanziale del Padre,  il Verbo di Dio – perché finalmente  nel dono dello Spirito tutti i Misteri della vita di Gesù non sono più avvenimenti passati, ma continuano, si prolungano nel tempo, divengono un solo mistero sempre presente che abbraccia tutta la storia e tutta l’umanità. Il Mistero di Cristo si realizza nella discesa dello Spirito Santo, si fa presente per Lui. […] Come il verbo s’incarnò nel seno di Maria per opera dello Spirito, così per opera del medesimo Spirito Egli continua la sua incarnazione nel seno della Chiesa ed è lo Spirito Santo che fa della Chiesa il corpo stesso di Cristo. E per questo che non si può parlare della Chiesa senza parlare dello Spirito. E’ per questo che pur essendo la Chiesa il Corpo di Cristo, essa nasce il giorno della Pentecoste coll’effusione dello Spirito Santo. L’umanità non ha più da aspettare un’era dello Spirito, perché lo Spirito è già disceso ed ha riempito la terra. Come non sarebbe valsa l’Incarnazione, la Morte, la Resurrezione di Gesù se non fosse stato mandato lo Spirito perché tutto sarebbe ormai passato, remoto; così non sarebbe valsa l’effusione dello Spirito,  sarebbe stata sterile, vacua, se non avesse continuato il Mistero di Cristo. (BARSOTTI D, Il mistero cristiano nell’anno liturgico, San Paolo, Balsamo 2004, p.191).

 

Autore Bernardo di Chiaravalle s.

Lo Spirito Santo ha coperto Maria con la sua ombra (Lc 1,35) e, il giorno della Pentecoste, ha reso forti gli apostoli; per lei, desiderava addolcire l’effetto della venuta della divinità nel suo corpo verginale e, per loro, desiderava «rivestirli della potenza dell’alto» (Lc 24,49), cioè la carità più ardente […]. Come avrebbero potuto, nella loro debolezza, adempiere la missione di trionfare sulla morte senza questo «amore forte come la morte» e di non lasciare «le porte degli inferi prevalere contro di essi» senza questo «amore tenace come gli inferi?» (Mt 16,18; Ct 8,6) Vedendo quello zelo, alcuni li credevano ebbri (At 2,13). Effettivamente, essi erano ebbri, ma di un vino nuovo […]., quello che la «vera vigna» aveva lasciato scorrere dall’alto dei cieli, quello «che allieta il cuore dell’uomo» (Gv 15,1; Sal 104,15) […]. Era un vino nuovo per gli abitanti della terra, ma in cielo si trovava in abbondanza […]., scorreva a fiotti nelle strade e sulle piazze della città santa, dove diffondeva la gioia del cuore […].

Così, c’era in cielo un vino particolare che la terra non conosceva. Ma anche la terra aveva qualcosa di suo, che era la sua gloria – la carne di Cristo – ed i cieli erano assetati della presenza di quella carne. Chi potrebbe impedire lo scambio così certo e ricco di grazia tra cielo e terra, tra angeli ed apostoli, in modo che la terra possieda lo Spirito Santo e il cielo la carne di Cristo? […]. «Se non me ne vado – dice Gesù – non verrà a voi il Consolatore». Cioè, se non lasciate andare ciò che amate, non otterrete ciò che desiderate. «E’ bene per voi che io me ne vada» e che vi porti dalla terra al cielo, dalla carne allo spirito; poiché il Padre è spirito, il Figlio è spirito, e lo Spirito Santo è pure spirito… E il Padre «che è spirito, cerca gli adoratori che lo adorino in spirito e verità» (Gv 4,23-24). (BERNARDO DI CHIARAVALLE S., Terza omelia per la Pentecoste).

 

Autore Simeone il nuovo teologo

SPIRITO SANTO – La «chiave della scienza» (Lc 11,52) non è altro che la grazia dello Spirito Santo. Essa è data dalla fede. Con l’illuminazione, essa genera in modo veramente reale la conoscenza ed anche la conoscenza di ogni cosa. Apre il nostro spirito ottuso e oscurato, spesso con parabole e simboli, ma anche con affermazioni più chiare […]. Fate dunque ben attenzione al senso spirituale della parola. Se la chiave non è buona, la porta non si apre. Poiché, dice il Buon Pastore, «è a lui che il guardiano apre» (Gv 10,3). Ma se la porta non si apre, nessuno entra nella casa del Padre, poiché Cristo ha detto: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).

Ora, è lo Spirito Santo che, per primo, apre il nostro spirito e ci insegna ciò che riguarda il Padre e il Figlio. Cristo ci dice anche questo: «Quando verrà lui, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza, e egli vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 15,26; 16,13). Vedete come, per mezzo dello Spirito o piuttosto nello Spirito, il Padre e il Figlio si fanno conoscere, inseparabilmente […].

Se chiamiamo lo Spirito Santo una chiave, è perché, per lui ed in lui dapprima, abbiamo lo spirito illuminato. Una volta purificati, siamo illuminati dalla luce della scienza. Siamo battezzati dall’alto, riceviamo una nuova nascita e diventiamo figli di Dio, come dice san Paolo: «lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). E ancora: «Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,6). E’ lui dunque che ci mostra la porta, porta che è luce, e la porta ci insegna che colui che abita nella casa è anche lui luce inaccessibile. (SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO, Catechesi, 29; SC 113).

 

Autore Cesario di Arles

GIOIA NELLO SPIRITO SANTO – Qual’è la vera gioia, fratelli se non il Regno dei cieli? E qual’è il Regno di Dio, se non Cristo nostro Signore. Io so che tutti gli uomini vogliono provare una vera gioia. Ma sbaglia chi vuole godere dei raccolti senza coltivare il suo campo; inganna se stesso chi vuole raccogliere frutti senza piantare alberi. Non si possiede la vera gioia senza la giustizia e la pace […]. Ora, rispettando la giustizia e la pace, fatichiamo per un breve tempo, come chinati su un lavoro fruttuoso. Ma poi, godremo senza fine del frutto di questo lavoro.

Ascolta l’apostolo Paolo dire a proposito di Cristo: “Egli è la vostra pace” (Ef 2,14)… E il Signore, rivolgendosi ai suoi discepoli, dice: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliere la vostra gioia”. Qual’è questa gioia che nessuno vi potrà togliere, se non lui stesso, il vostro Signore, che nessuno vi può togliere?

Esaminate dunque la vostra coscienza, fratelli; se vi regna la giustizia, se volete, desiderate e augurate a tutti la medesima cosa che augurate a voi stessi, se la pace è in voi, non soltanto con i vostri amici, ma anche con i vostri nemici, sappiate che il Regno dei cieli, cioè Cristo Signore, dimora in voi. (CESARIO DI ARLES S., Discorsi, 166).

 

Autore Basilio di Cesarea S.

“Chi è quell’uomo che, udendo gli appellativi dello Spirito Santo, non si solleva con l’animo e non innalza il pensiero alla suprema natura di Dio? Infatti è stato chiamato Spirito di Dio e Spirito di verità, che procede dal Padre: Spirito forte, Spirito retto, Spirito creatore. Spirito Santo è l’appellativo che gli conviene di più e che gli è proprio.

Tutto ciò che ha un carattere sacro è da lui che lo deriva. Di lui hanno bisogno gli esseri che hanno vita e, come irrorati dalla sua rugiada, ricevono vigore e sostegno nel loro esistere ed agire in ordine al fine naturale per il quale sono fatti.

Egli è sorgente di santificazione e luce intelligibile. Offre ad ogni creatura ragionevole se stesso e con se stesso luce e aiuto per la ricerca della verità.

Inaccessibile per natura, può essere percepito per sua bontà. Tutto riempie con la propria forza, ma si rende manifesto solo a quelli che ne sono degni. Ad essi tuttavia egli non si dà in ugual misura, ma si concede in rapporto all’intensità della fede.

Semplice nell’essenza, e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque. Egli viene partecipato senza tuttavia subire alcuna alterazione. Di lui tutti sono partecipi, ma egli resta integro, allo stesso modo dei raggi del sole i cui benefici vengono sentiti da ciascuno come se risplendessero solo per lui e tuttavia illuminano la terra e il mare e si confondono con l’aria. Così anche lo Spirito Santo, pur essendo presente a ciascuno di quanti ne sono capaci come se fosse presente a lui solo, infonde in tutti una grazia sufficiente ed intera. Di lui gode tutto ciò che di lui partecipa, per quanto è permesso alla natura, ma non per quanto egli può.

Per lui i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione. Egli risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui.

E come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri.

Dallo Spirito l’anticipata conoscenza delle cose future, l’approfondimento dei misteri, la percezione delle cose occulte, le distribuzioni dei doni, la familiarità delle cose del cielo, il tripudio con gli angeli. Da lui, la gioia eterna, da lui l’unione costante e la somiglianza con Dio e, cosa più sublime d’ogni altra, da lui la possibilità di divenire Dio”. (BASILIO MAGNO S., Sullo Spirito santo).

 

Autore Nouwen H. J.

Vedi: Vita spirituale

 

Autore Giovanni Paolo II S.

SPIRITO SANTO – Gli eventi pasquali – la passione, la morte e la risurrezione di Cristo – sono anche il tempo della nuova venuta dello Spirito Santo, come Paraclito e Spirito di verità. Sono il tempo del «nuovo inizio» della comunicazione del Dio uno e trino all’umanità nello Spirito Santo, per opera di Cristo Redentore. Questo nuovo inizio è la redenzione del mondo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16). Già […], nel dono del Figlio si esprime la più profonda essenza di Dio, il quale, come amore, è fonte inesauribile di generosità. Nel dono fatto dal Figlio si completano la rivelazione e l’elargizione dell’eterno amore: lo Spirito Santo, che nelle imperscrutabili profondità della divinità è una Persona-dono, per opera del Figlio, cioè mediante il mistero pasquale, in modo nuovo viene dato agli apostoli e alla Chiesa e, per mezzo di essi, all’umanità e al mondo intero.

L’espressione definitiva di questo mistero si ha nel giorno della Risurrezione. In questo giorno Gesù di Nazareth, «nato dalla stirpe di Davide secondo la carne» – come scrive l’apostolo Paolo – viene «costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti» (Rom 1,3-4). Si può dire così che l’«elevazione» messianica di Cristo nello Spirito Santo raggiunga il suo culmine nella Risurrezione, nella quale egli si rivela anche come Figlio di Dio, «pieno di potenza». E questa potenza, le cui fonti zampillano nell’imperscrutabile comunione trinitaria, si manifesta, prima di tutto, nel fatto che il Cristo risorto, se da una parte adempie la promessa di Dio, già espressa per bocca del Profeta: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, […] il mio spirito» (Ez 36,26-27), dall’altra compie la sua stessa promessa, fatta agli apostoli con le parole: «Quando me ne sarò andato, ve lo manderò» (Gv 16,7). È lui: lo Spirito di verità, il Paraclito, mandato da Cristo risorto per trasformarci nella sua stessa immagine di risorto. (GIOVANNI PAOLO II B., Dominum et vivificantem, §2,3 Libreria Editrice Vaticana).

 

Autore Giovanni Paolo II S.

Il Cristo, che «aveva reso lo spirito» sulla Croce, come Figlio dell’uomo e Agnello di Dio, una volta risorto, va dagli apostoli per «alitare su di loro». […]. La venuta del Signore riempie di gioia i presenti: «La loro afflizione si cambia in gioia», come già aveva egli stesso promesso prima della sua passione. E soprattutto si avvera il principale annuncio del discorso di addio: il Cristo risorto, quasi avviando una nuova creazione, «porta» agli apostoli lo Spirito Santo. Lo porta a prezzo della sua «dipartita»: dà loro questo Spirito quasi attraverso le ferite della sua crocifissione: «Mostrò loro le mani e il costato». È in forza di questa crocifissione che egli dice loro: «Ricevete lo Spirito Santo». Si stabilisce così uno stretto legame tra l’invio del Figlio e quello dello Spirito Santo. Non c’è invio dello Spirito Santo (dopo il peccato originale) senza la Croce e la Risurrezione: «Se non me ne vado, non verrà a voi il consolatore». Si stabilisce anche uno stretto legame tra la missione dello Spirito Santo e quella del Figlio nella redenzione. La missione del Figlio, in un certo senso, trova il suo «compimento» nella redenzione. La missione dello Spirito Santo «attinge» alla redenzione: «Egli prenderà del mio e ve l’annuncerà». La redenzione viene totalmente operata dal Figlio come dall’Unto, che è venuto ed ha agito nella potenza dello Spirito Santo, offrendosi alla fine in sacrificio sul legno della Croce. E questa redenzione viene, al tempo stesso, operata costantemente nei cuori e nelle coscienze umane – nella storia del mondo – dallo Spirito Santo, che è l’«altro consolatore». (GIOVANNI PAOLO II B., Dominum et vivificantem, § 24, Libreria Editrice Vaticana).

 

Autore Paolo VI papa

«Lo Spirito soffia dove vuole», dice Gesù nel famoso colloquio con Nicodemo (Io. 3, 8); non potremo perciò tracciare delle norme dottrinali e pratiche esclusive circa gli interventi dello Spirito nella vita degli uomini; Egli può manifestarsi nelle forme più libere ed impensate; Egli «gioca nel cerchio della terra» (Prov. 8, 31) […]. Ma una regola c’è, un’esigenza ordinaria s’impone per chi voglia captare le onde soprannaturali dello Spirito Santo; ed è questa: l’interiorità. L’appuntamento per l’incontro con l’ineffabile Ospite è fissato dentro l’anima. Dulcis hospes animae, dice il mirabile inno liturgico della Pentecoste. L’uomo è fatto «tempio» dello Spirito Santo, ci ripete San Paolo (Cfr. 1 Cor. 3, 16-17; 6, 19).

Per quanto l’uomo moderno, spesso anche il cristiano, anche il consacrato, tenda a secolarizzarsi, non potrà, non dovrà mai dimenticare questa impostazione fondamentale della vita, se questa vuol rimanere cristiana e animata dallo Spirito Santo, l’interiorità. La Pentecoste ha avuto la sua novena di raccoglimento e di preghiera. Occorre il silenzio interiore per ascoltare la Parola di Dio, per sperimentare la presenza, per sentire la vocazione di Dio.

Oggi la nostra psicologia è troppo estroflessa; […] non sappiamo meditare, non sappiamo pregare; non sappiamo far tacere il frastuono interiore degli interessi esteriori, delle immagini, delle passioni. Non v’è spazio quieto e sacro nel cuore per la fiamma di Pentecoste. […]. La conclusione viene da sé: bisogna dare alla vita interiore il suo posto nel programma della nostra affaccendata esistenza; un posto primario, un posto silenzioso, un posto puro; dobbiamo ritrovare noi stessi per essere in condizione d’avere in noi lo Spirito vivificante e santificante. (PAOLO VI, PAPA, Udienza generale del 17/05/1972, Libreria Editrice Vaticana).

 

Autore Guglielmo di Saint-Thierry

O Dio, Spirito santo, Amore del Padre e del Figlio e volontà sostanziale, abita in noi e ordinaci, perché si compia in noi la tua volontà. La tua volontà diventi la nostra volontà, affinché, pronti a fare la volontà del nostro Dio, troviamo in mezzo al nostro cuore la sua legge e il suo ordine. Donaci occhi del cuore illuminati, con i quali possiamo fissare lo sguardo sulla luce immutabile della tua verità, perché da essa riceva forma l’ordine della nostra mutevolezza e della nostra mutevole e vacillante volontà.

Che la tua sposa, l’anima nostra che ti ama, nel suo stesso amore comprenda cos’ha da fare di sé. O, piuttosto, tu che abiti in lei, o Dio che tu stesso sei in lei l’amore di te, opera in lei in modo che ami te a partire da te, o suo amore; e che tu stesso in lei a partir da lei ti ami, e che muovendo da lei operi e ordini in lei tutte le cose secondo te. Così una volta dicesti al tuo servo Mosè: “Guarda di fare tutto secondo il modello che ti è stato esposto sul monte”. Giacché sul monte fu mostrato a Mosè un esempio di vita e di santità quando nell’altezza della contemplazione gli fu rivelato l’ordine della somma immutabilità, affinché in tutte le cose ordinasse l’azione esteriore secondo la visione interiore.

Così anche la tua sposa, l’anima a te devota, chiunque ella sia, quando viene introdotta nel segreto dello Sposo, come ancella nella gioia del suo Signore, sentendo te in bontà, tutta, secondo il modello della tua bontà la ordina e la conforma a sé la gioia stessa del tuo amore. Non che lì una cosa vi sia comandata e un’altra vietata, ma nel sentimento dell’amore illuminato nulla è lecito. Nulla piace che anche solo un po’ offenda o l’armonia dell’ordine o la coscienza di tal gioia. (GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY, Commento al Cantico dei Cantici, C. FALCHINI (Ed), Magnano 1991, pp. 128-129).

 

Autore Guerra Elena b.

O Spirito santo, che cambiasti i cuori freddi e timorosi in cuori caldi d’amore e pieni di coraggio, […] opera in me ciò che operasti nella Pentecoste: illumina, infiamma, fortifica quest’anima e disponila a rendere al suo Dio amore per amore. E questo amore consista in opere sante, in costante abnegazione, in umiltà sincera, in fervida devozione, in generoso sacrificio, un amore come quello di cui infiammasti i nuovi credenti nel cenacolo. (ELENA GUERRA b., Allo Spirito santo. Ossequi e preghiere, Istituto S. Zita, Lucca 1955, p.30).

 

Autore Stein E. (S. Teresa Benedetta della Croce)

Chi sei tu, dolce luce, che mi riempie e rischiara l’oscurità del mio cure? Tu mi guidi come una mano materna e mi lasci libero, così non saprei più fare un passo. Tu sei lo spazio che circonda il mio essere e lo racchiude in sé, da te lasciato cadrebbe nell’ abisso del nulla, dal quale tu lo elevi all’essere. Tu, più vicino a me di me stessa e più intimo del mio intimo e tuttavia inafferrabile ed incomprensibile che fai esplodere ogni nome:

Spirito Santo – Amore eterno!

Pentecoste Non sei la dolce manna che dal cuore del Figlio fluisce nel mio, cibo degli angeli e dei santi? Egli, che si levò dalla morte alla vita, ha risvegliato anche me ad una vita nuova dal sonno della morte e mi dà una nuova vita di giorno in giorno, e un giorno la sua pienezza mi sommergerà, vita dalla tua vita – tu stesso:

Spirito Santo – Vita eterna

Sei tu il raggio che guizza giù dal trono del giudice eterno ed irrompe nella notte dell’anima che mai si è conosciuta? Misericordioso ed inesorabile penetra nelle pieghe nascoste. Si spaventa alla vista di se stessa lascia spazio al santo timore, inizio di ogni sapienza, che viene dall’alto e ci àncora con forza nell’alto: alla tua opera, come ci fa nuovi,

Spirito Santo – Raggio Impenetrabile!

Sei tu la pienezza dello Spirito e della forza con cui l’agnello sciolse il sigillo dell’eterno decreto divino? Da te sospinti i messaggeri del giudice cavalcano per il mondo e separano con spada tagliente il regno della luce dal regno della notte. Allora il cielo diventa nuovo e nuova la terra e tutto va al suo giusto posto con il tuo alito.

Spirito Santo – Forza vittoriosa.

Tu sei l’artefice che costruisce il duomo eterno che s’innalza dalla terra al cielo. Da te animate s’innalzano le colonne e restano saldamente fisse. Segnate con il nome eterno di Dio si alzano verso la luce sostenendo la cupola, che chiude il santo duomo coronandolo, la tua opera che trasforma il mondo.

Spirito Santo – Mano creatrice di Dio.

Sei tu colui che creò il chiaro specchio, vicinissimo al trono supremo, come un mare di cristallo, in cui la divinità amando si guarda? Ti chini sulla più bella opera della tua creazione e raggiante ti illumina il tuo proprio splendore, e la pura bellezza di tutti gli esseri, unita nel grazioso aspetto della Vergine, tua immacolata sposa:

Spirito Santo – Creatore dell’universo.

Sei tu il dolce canto dell’amore e del santo timore che eternamente risuona attorno al trono della Trinità e sposa in sé il puro suono di tutti gli esseri? L’armonia che congiunge le membra al capo, in cui ciascuno, felice, trova il segreto senso del suo essere e giubilante irradia, liberamente sciolto nel tuo fluire.

Spirito Santo – Giubilo eterno!

 

(TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, La mia ultima Pentecoste)

 

Autore Bonaventura da Bagnoregio s.

O Gesù, è per mezzo vostro, Figlio unigenito, fatto uomo per noi, crocifisso e glorificato, che preghiamo il Padre clementissimo di accordarci dai suoi tesori la grazia dalle sette forme dello Spirito che riposa su di Voi in pienezza: Spirito di sapienza, per godere il frutto dell’albero della vita che in verità voi siete e gustare la sua dolcezza che rigenera; dono d’intelligenza che illumina lo sguardo del nostro spirito; dono di consiglio, che ci guida nelle vie strette sulle orme dei vostri passi; dono di forza, perché possiamo annientare la violenza degli attacchi nemici; dono di scienza, per essere riempiti di luce della vostra santa dottrina e distinguere il bene dal male; dono di pietà, che ci dà sentimenti di misericordia; dono di timore che, allontanandoci da ogni male, ci custodisce nella pace e nel rispetto dovuto alla vostra eterna Maestà. E’ quanto avete voluto che chiedessimo nella santa preghiera che ci insegnaste; anche ora vi chiediamo per la vostra santa Croce di ottenerceli per la gloria del vostro santissimo nome, al quale giunga, col Padre e lo Spirito Santo, ogni onore, lode, azione di grazie, gloria e dominazione per tutti i secoli. Amen! (BONAVENTURA DA BAGNOREGIO S., L’albero di vita, n° 49, Opere spirituali).

 

Autore Magistero

PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO – Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo è l’unico peccato che non sarà perdonato, perché è un peccato eterno. Per questo motivo alcuni sono preoccupati o angosciati, pensando che forse inconsapevolmente abbiano commesso questo peccato, o che abbiano consapevolmente commesso qualche peccato gravissimo, e così non potranno entrare in paradiso. Per capire la natura della bestemmia contro lo Spirito Santo, dobbiamo invece riflettere sui molti brani che dicono che Dio perdona tutto quello di cui ci ravvediamo, per esempio 1G 1:7-9: il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato (perché ha un valore più grande della punizione di qualsiasi peccato) e se confessiamo qualsiasi peccato, Dio ci perdona quel peccato. L’implicazione è che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata perché è impossibile confessarla e pentirsene. Infatti, una delle funzioni dello Spirito Santo è di portarci al ravvedimento convincendoci del peccato (Gv 16:8). Se attribuiamo l’opera dello Spirito Santo ai demoni (che è quello che suscitò questa affermazione sulla bestemmia contro lo Spirito Santo secondo il racconto di Mt 12:24,28), non ci convince e non ci ravvediamo. Se chiamiamo il bene male, che speranza abbiamo di pensare di aver fatto male? Ciò spiega perché la bestemmia contro il Padre o contro il Figlio è perdonabile: possiamo accettare comunque la testimonianza in noi dello Spirito Santo al Padre e al Figlio, e ravvederci per essere perdonati.

Questa spiegazione rassicura quelli che sono preoccupati per avere commesso il peccato imperdonabile. Se pensano di averlo commesso, non l’hanno commesso! Perché il desiderio di ricevere il perdono è in sé un segno di accettare l’opera dello Spirito Santo nella propria vita, di essere convinto del peccato. Si può andare a Dio quindi con piena fiducia che se confessiamo i nostri peccati, lui è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

 

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