Risurrezione

Autore Barsotti D.

Ci è stato dato lo Spirito Santo perché lo spirito del Cristo ci unisca a Gesù e unendoci a lui, ci fa vivere la sua vita. […] Il Cristo ci conduce, ci porta tutti nella luce immutabile e infinita della presenza e noi viviamo perduti in questa luce immensa. L’anima diviene più semplice, diviene sempre più “una” e rimane come posseduta dalla luce. E’ la risurrezione! E’ già superata la morte. Siamo con il Risorto, già ora possediamo la vita, già ora viviamo nel Cristo risorto la vita eterna. […] Egli ti investe fin nelle profonde radici dell’essere. Prima del corpo è posseduta la volontà, l’intelligenza. Il Cristo possiede l’immaginazione, i sentimenti e finalmente il corpo. E’ come un essere sottratti al contatto del mondo esterno. L’essere è come rapito in Dio. (BARSOTTI D., Le apparizioni del Risorto, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 162).

 

Autore Giustino s.

RISURREZIONE DELLA CARNE – Coloro che sono in errore dicono che non c’è risurrezione della carne, che è impossibile che essa, dopo esser stata distrutta e ridotta in polvere, ritrovi la sua integrità. Ancora, secondo loro, la salvezza della carne sarebbe non soltanto impossibile, ma pure nociva; biasimano la carne, denunciando i suoi difetti, la rendono responsabile dei peccati; dicono quindi che se questa carne dovesse risuscitare, anche i suoi difetti risusciterebbero… Inoltre, il Salvatore ha detto: «Quando risusciteranno dai morti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.» Ora, dicono, gli angeli non hanno carne, né mangiano né si uniscono. Dunque, dicono, non ci sarà risurrezione della carne.

Quanto sono ciechi gli occhi del solo intelletto! Non hanno visto infatti sulla terra «i ciechi ricuperare la vista, gli storpi camminare» (Mt 11,5) grazie alla parola del Salvatore…, allo scopo di farci credere che, alla risurrezione, l’intera carne risusciterà. Se sulla terra, egli ha guarito le infermità della carne e ha reso al corpo la sua integrità, quanto più lo farà al momento della risurrezione, affinché la carne risusciti senza difetto, integralmente… Questa gente mi sembra ignorare l’operare divino nel suo insieme, all’origine della creazione, quando l’uomo è stato plasmato; ignorano il motivo per il quale le cose terrene sono state fatte.

Il Verbo ha detto: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza (Gen 1,26)… È ovvio che l’uomo, pur plasmato a immagine di Dio, era di carne. Quanto è assurdo allora considerare disprezzabile e senza alcun merito, la carne plasmata da Dio secondo la sua immagine! Che la carne sia preziosa agli occhi di Dio, questo è evidente, poiché essa è opera sua. E poiché proprio in questo si trova il principio del suo progetto per il resto della creazione, essa è ciò che c’è di più prezioso agli occhi del creatore. (GIUSTINO s., Trattato sulla risurrezione, 2.4.7-9).

 

Autore Epifanio di Salamina s.

Il Sole di giustizia (Ml 3,20) scomparso da tre giorni, sorge oggi e illumina tutta la creazione: Cristo, al sepolcro da tre giorni, eppure vivo da tutti i secoli! Cresce come una vigna e riempie di gioia tutta la terra abitata. Fissiamo i nostri occhi sul sorgere del Sole che non conoscerà tramonto; precediamo il giorno e siamo pieni della gioia per tale luce!

Le porte degli inferi sono state spezzate da Cristo, i morti si drizzano come da un sonno. Cristo, risurrezione dei morti, sorge e viene a svegliare Adamo. Cristo, risurrezione di tutti i morti, sorge e viene a liberare Eva dalla maledizione. Cristo, che è la risurrezione, sorge e ha trasfigurato nella sua bellezza ciò che era senza bellezza né apparenza (Is 53,2). Come un dormiente, il Signore si è svegliato e ha sventato tutti gli stratagemmi del nemico. È risorto e ha dato la gioia a tutta la creazione; è risorto e la prigione degli inferi è stata svuotata; è risorto e ha trasformato il corruttibile in incorruttibile (1 Cor 15,53). Cristo risorto ha stabilito Adamo nell’incorruttibilità, sua primitiva dignità.

In Cristo, oggi la Chiesa diviene un cielo nuovo (Ap 21,1), un cielo più bello da contemplare del sole visibile. Il sole che vediamo ogni giorno non è paragonabile a questo Sole ; come un servo compreso di rispetto, si è eclissato davanti a lui, quando l’ha visto inchiodato sulla croce (Mt 27,45). Di questo Sole ha detto il profeta : « Per voi, cultori del mio nome, sorgerà il Sole di giustizia » (Ml 3,20) […]. In lui, Cristo, Sole di giustizia, la Chiesa diviene un cielo risplendente di molte stelle, nate dalla piscina battesimale in una luce nuova. «Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 117, 254), pieni di un’esultanza divina. (EPIFANIO DI SALAMINA S., Discorso 3 per la Risurrezione ; PG 43, 465).

 

Autore Newman J. H. b.

“Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso” (Sal 117,24). In quanto cristiani, siamo nati per il Regno di Dio fin dalla più tenera età […]., ma, pur consci di questa verità e credendoci pienamente, facciamo molta fatica a cogliere tale privilegio e mettiamo lunghi anni a comprenderlo. Nessuno, sicuramente, lo comprende in pieno […]. Ed anche in questo grande giorno, il giorno più importante fra tutti, in cui Cristo è risuscitato dai morti […]., eccoci come i bambini piccoli a cui mancano gli occhi per vedere e capire chi siamo realmente […].

Ecco il giorno di Pasqua – ripetiamocelo ancora, con profondo rispetto e grande gioia. Come i bambini dicono: “Ecco la primavera” o “Guarda il mare”, per provare a coglierne l’idea […]., diciamo: “Questo è il giorno fra i giorni, il giorno regale (Ap 1,10), il giorno del Signore. Questo è il giorno in cui Cristo è risuscitato dai morti, il giorno che ci porta la salvezza”. E’ il giorno che ci rende più grandi di quanto possiamo capire. E’ il giorno del nostro riposo, il vero nostro sabato; Cristo è entrato nel suo riposo (Eb 4) e noi con lui. E’ la prefigurazione del giorno che ci conduce attraverso la tomba e le porte della morte fino al tempo della consolazione nel seno di Abramo (At 3,20; Lc 16,22).

Ne abbiamo abbastanza della fatica, del limite, della stanchezza, della tristezza e del rimorso. Ne abbiamo a sufficienza di questo mondo terribile. Ne abbiamo abbastanza dei suoi rumori e del suo chiasso; la sua  musica migliore non è che rumore. Ma ora regna il silenzio, ed è un silenzio che parla […]: questa ormai è la nostra beatitudine. E’ l’inizio di giorni calmi e sereni e Cristo si fa sentire col “mormorio di un vento leggero” (1Re 19,12), perché il  mondo non parla più. Spogliamoci del mondo e ci rivestiremo di Cristo (Ef 4,22; Rom 13,14).  […]. Potessimo così spogliarci e rivestirci di realtà invisibili e imperiture! Potessimo crescere in grazia e nella conoscenza del Signore e Salvatore, stagione dopo stagione, anno dopo anno, finché ci prenda con lui […] nel Regno del Padre suo e Padre nostro, del Dio suo e Dio nostro (Gv 20,17). (J. E. NEWMAN B., Omelia “The Difficulty of Realizing Sacred Privileges”, PPS, t. 6, n°8).

 

Autore Max Huot De Longchamp

La risurrezione promessa al cristiano sarà un recupero alla fine del mondo di un naufragio comunque inevitabile oppure il compimento nel suo corpo di una nascita soprannaturale incominciata il giorno del suo battesimo? La prima soluzione rimane fondamentalmente una soluzione pagana che colloca Dio e la vita eterna in un aldilà senza alcun legame vero e proprio con la nostra esistenza terrena. […] La seconda soluzione permette al mistero dell’incarnazione di sviluppare le sue estreme conseguenze: non cessare di essere uomo per essere Dio ma diventare Dio per essere pienamente uomo. Si comprende allora che il pagano, anche se possiede un’infarinatura d’ideologia cristiana, teme come un salto nel vuoto assoluto l’istante che adesso affrontiamo, mentre il cristiano lo desidera infinitamente come un abbandono definitivo nelle braccia di colui che egli ama più di quanto non amerà mai se stesso […] non una visione astratta di Dio dopo la morte, ma un “corpo a corpo” ci renderà “così come egli è”. Tale è la glorificazione che Gesù domandava per i suoi discepoli: abbraccia esattamente ciò che la Chiesa definisce assunzione nel caso della Vergine Maria e che sappiamo essere la norma del destino di ogni cristiano. […] morendo d’amore sulla croce, Gesù consuma la sua unione con la nostra umanità; morendo d’amore sulla sua croce, il suo discepolo “consuma perfettamente il matrimonio spirituale […].

La questione della durata che trascorre dalla separazione dell’anima e del corpo alla loro riunione nel giorno della Parusia non ha assolutamente alcuna importanza dato che riguarda soltanto coloro che sono ancora nel tempo. Più sensibile all’unità del composto umano che al destino dell’anima durante questa attesa, il Nuovo Testamento è volutamente poco loquace su ciò che una teologia più recente chiama la visione beatifica, interessandosi maggiormente al compimento della risurrezione di Cristo «nel suo corpo che è la Chiesa», a un ritmo e con tempi misurati dalla preghiera dei santi. Inventando la parola coemeterium, “dormitorio”, laddove l’antichità pagana aveva solo tristi necropoli, i cristiani delle prime generazioni si preoccupavano senz’altro meno di andare in cielo che di essere tra «coloro che avranno atteso con amore la manifestazione del Signore» iscrivendo finanche sulle lapidi la loro speranza di appartenere alla «prima risurrezione», alla «risurrezione dei morti» (MAX HUOT DE LONGCHAMP, Ressusciter d’entre les morts. Esperance chrétienne et raison, Édition du Carmel 2004, pp. 78; 80-81;84-85. La traduzione è nostra).

 

Autore Gay Charles

In Gesù Cristo risuscitato, la natura umana è già tutta rifatta, la morte è abbattuta, la vita ha trionfato, l’anima ha raggiunto il corpo, il corpo ha raggiunto l’anima, e questo per l’eternità. Questo basta: il principio è posto con tutte le sue conseguenze. Il capo vive; le membra vivranno. Non hanno forse già incominciato a vivere? Siamo già risuscitati in Gesù Cristo. Le nostre anime lo sono, i nostri corpi lo saranno. Forse la vita eterna, per mezzo di tutti i sacramenti che riceviamo, non li penetra già dalla testa ai piedi? «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1, 14).

Tu sei la sua cosa, tu sei il suo trofeo, tu sei il trono della sua misericordia. Sussulta dunque di speranza e di esultanza, o carne mia, membra di Gesù Cristo, corpo di Dio! Dio ti ama come se stesso: può ben consentire che il dolore e la morte ti purifichino, ma non consentirà che la morte ti trattenga. Tutto in te, fino all’ultimo dei tuoi capelli, è sacro; e nemmeno un capello del tuo capo perirà (cf. Lc 21).
Niente perisce per Dio; niente sfugge al suo occhio infinito; tutto esce dalle sue mani; e anche se i nostri resti fossero dispersi ai quattro angoli della terra, quando verrà l’ora, i quattro angoli della terra obbediranno a Dio restituendo fedelmente i nostri resti. Ci ritroveremo dunque nella nostra verità, nell’assoluta identità del nostro essere spirituale e corporale restando, ciascuno di noi, assolutamente se stesso. (GAY CHARLES, Sermone del 3 agosto 1851; in MAX HUOT DE LONGCHAMP, Quaresima per i fannulloni… alla scuola dei santi 8, Il pozzo di Giacobbe 2013, p. 112).

 

Autore Benedetto XVI

La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e fino alla fine dei tempi.

Si tratta di un grande mistero, certamente, il mistero della nostra salvezza, che trova nella risurrezione del Verbo incarnato il suo compimento e insieme l’anticipazione e il pegno della nostra speranza. Ma la cifra di questo mistero è l’amore e soltanto nella logica dell’amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso: Gesù Cristo risorge dai morti perché tutto il suo essere è perfetta e intima unione con Dio, che è l’amore davvero più forte della morte. Egli era una cosa sola con la Vita indistruttibile e pertanto poteva donare la propria vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell’Ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva.
La sua risurrezione è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé. (Discorso del Santo Padre Benedetto XVI, Fiera di Verona, 19 ottobre 2006).

 

Autore Origene

Nell’ultimo giorno, la morte verrà vinta. La risurrezione di Cristo, dopo il supplizio della croce, contiene misteriosamente la risurrezione di tutto il Corpo di Cristo. Come il corpo visibile di Cristo è stato crocifisso, sepolto e poi risuscitato, così il Corpo intero dei santi di Cristo viene crocifisso con lui e non vive più per se stesso. […].

Ma quando verrà la risurrezione del vero Corpo di Cristo, cioè del suo Corpo totale, allora le membra di Cristo, oggi simili a delle ossa inaridite, verrano riunite, giuntura contro giuntura (Ez 37,11), ognuna trovando il suo posto e “tutti arriveranno allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13). Allora, la moltitudine delle membra sarà un corpo solo, perché tutti sono un solo corpo (Rm 12,4). (ORIGENE, Commento alla lettera ai Romani, 4,7; PG 14, 985).

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Dicembre, 2024