Autore Rupnik Marco Ivan
RELAZIONALITÁ FERITA – Non si può conoscere se stessi da soli perché per conoscersi bisogna recuperare la capacità di relazionarsi in maniera libera, di poter avere verso di noi, verso il mondo, verso gli altri, e persino verso il tempo, un rapporto non possessivo, non di dominio, non di uso. Una selvaggia forza che impegna la volontà nella voglia esasperata di auto affermarsi impedisce agli uomini il ragionevole recupero di una relazionalità sana. Si può ragionare e, con una razionalità etica, cercare di instaurare dei rapporti, ma tutta la storia ci insegna che si tratta di una illusione condannata al fallimento. Il recupero della relazionalità non avviene perché si decide di vivere delle relazioni sane. La relazionalità significa appunto che non sono in gioco io come unico soggetto, unico punto di riferimento. Le relazioni non dipendono solo da me. Ma non esistono neanche le relazioni soltanto a due, io-tu, anche se la storia ha avuto qualche utopista illuso che trovando un’anima gemella, ci si potesse creare un paradiso a due. Eppure anche questa è un’amara illusione destinata a un drammatico epilogo.
La relazione è una rete, un tessuto che si distende su tutto ciò che è lo spazio e il tempo e che affonda negli abissi dell’amore inesauribile del Dio Triuno, le tre Persone veramente libere e fedeli nell’amore. E tale relazionalità, che abbraccia in un tessuto organico tutto il genere umano, può essere guarita, risanata solo da una Persona che, nel dramma del peccato e della morte, nel travaglio della storia , di tutto il creato, può vivere l’amore totale, universale e libero (cfr.: Col 1,15-20). Un amore vissuto in relazione a tutto ciò che esiste, a tutto lo spazio e a tutto il tempo, a tutta la storia, che tocca Adamo e tutta la sua discendenza, ogni uomo individualmente, e allo stesso tempo e nello stesso atto tutte le relazioni dell’umanità. (RUPNIK MARKO IVAN, L’esame di coscienza. Per vivere da redenti, Lipa Srl 2020, pp. 27-28).