Autore Chiara d’Assisi s.
O beata povertà, che procura ricchezze eterne a chi l’ama e l’abbraccia! O santa povertà: a chi la possiede e la desidera è promesso da Dio il regno dei cieli ed è senza dubbio concessa gloria eterna e vita beata! O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, nel cui potere erano e sono il cielo e la terra, il quale «disse e tutto fu creato» (Sal 32, 9), si degnò più di ogni altro di abbracciare. Disse egli infatti: «Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo i nidi, mentre il Figlio dell’uomo – cioè Cristo – non ha dove posare il capo», ma «chinato il capo [sulla croce] rese lo spirito».
Se dunque tanto grande e tale Signore quando venne nel grembo verginale volle apparire nel mondo disprezzato, bisognoso e povero, perché gli uomini, che erano poverissimi e bisognosi e soffrivano l’eccessiva mancanza di nutrimento celeste, fossero resi in lui ricchi col possesso del regno celeste, esultate grandemente e gioite ricolma di immenso gaudio e letizia spirituale; poiché avendo voi preferito il disprezzo del mondo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali e nascondere i tesori in cielo più che in terra, la «dove né la ruggine consuma, né il tarlo distrugge, né i ladri rovistano e rubano» (Mt 6, 20), «abbondantissima è la vostra ricompensa nei cieli» (CHIARA D’ASSISI S., 1° Lettera a sant’Agnese di Boemia, 15-23).