Autore Gregorio Magno s.
NOZZE DELL’AGNELLO – Avete capito chi è questo re, padre di un figlio, re anche lui? È colui di cui diceva il salmista: «Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia» (Sal 72, 1). «Fece un banchetto di nozze per suo figlio». Il Padre dunque ha celebrato le nozze del re suo Figlio, quando ha unito a lui la Chiesa nel mistero dell’Incarnazione. E il seno della Vergine Madre è stato la stanza nuziale di questo Sposo. Perciò il salmo dice ancora: «Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale» (Sal 19, 6).
Quindi ha mandato i suoi servi ad invitare i suoi amici alle sue nozze. Li ha mandati una prima volta e una seconda volta, cioè ha mandato prima i profeti, poi gli apostoli, per annunciare l’Incarnazione del Signore […] Per mezzo dei profeti, ha annunciato come futura l’Incarnazione di suo Figlio unigenito, e per mezzo degli apostoli, l’ha predicata, una volta compiuta.
«Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari». Andare al proprio campo, è dedicarsi senza ritegno ai compiti di quaggiù. Andare ai propri affari, è cercare avidamente il proprio profitto negli affari di questo mondo. L’uno e l’altro trascurano di pensare al mistero dell’Incarnazione del Verbo e di conformarvi la propria vita. Più grave ancora, certuni, non contenti di disprezzare il favore di colui che li ha chiamati, lo perseguitano […] Tuttavia, il Signore non lascerà posti vuoti al banchetto delle nozze del re suo Figlio. Manda a cercare altri convitati. Infatti la parola di Dio, benché rimanga ancora sconosciuta da molti, troverà una buona volta dove riposare.
Ma voi, fratelli, che per mezzo della grazia di Dio, siete già entrati nella sala del banchetto, cioè nella santa Chiesa, esaminatevi attentamente, per paura che, entrando nella sala, il re trovi qualcosa da rimproverare all’abito della vostra anima. (GREGORIO MAGNO s., Omelie, 38).
Autore Guglielmo di Saint-Thierry
Come una donna con il marito è una sola carne così lei (la Sposa) con Dio è un solo spirito. (Lo Sposo) si compiace di fermarsi presso l’oranemto del letto fiorito e di ambire alle sue delizie, che fioriscono nell’ornamento della castità e della carità, che emanano la fragranza della grazia dei sensi spirituali – o del suo conoscere in profondità – che spirano il profumo della divinità e una forza di eternità. Giacché in questo avviene quella mirabile unione e quella mutua fruizione di soavità e di una gioia incomprensibile, impensabile anche per quelli stessi in cui avviene, dell’uomo verso Dio, dello spirito creato verso quello increato; essi sono detti Sposo e Sposa, mentre la lingua dell’uomo cerca le parole con cui poter in qualche modo esprimere la dolcezza e la soavità di tale unione che altro non è se non l’unione del Padre e del Figlio di Dio, il loro stesso bacio, lo stesso abbraccio, lo stesso amore, la stessa bontà e tutto ciò che in quella semplicissima unità è comune a entrambi; tutto questo è lo Spirito santo, Dio, carità, lui stesso donatore e lui stesso dono. E qui, infatti, si realizza quel vicendevole abbraccio e quel bacio in cui la Sposa comincia a conoscere come anche lei è conosciuta, e come avviene nei baci degli amanti, che per un certo qual mutuo contatto si trasfondono i loro respiri, lo spirito creato effonde tutto se stesso nello Spirito che a tal fine lo ha creato; e in lui, a sua volta, lo Spirito Creatore s’infonde – secondo quanto vuole – e l’uomo diventa un solo spirito con Dio. (GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY, Commento al Cantico dei Cantici, C. FALCHINI (Ed), Magnano 1991, pp. 103; 105).