Autore Stein E. (S. Teresa Benedetta della Croce)
ESPIAZIONE MISTICA – L’unione con Cristo è la nostra beatitudine e l’approfondimento della nostra unione con lui ci rende felici in questo mondo. L’amore della croce, quindi, non è per nulla in contraddizione con la nostra gioia di essere figli di Dio. Aiutare a portare la croce di Cristo procura una gioia forte e pura a coloro che vi sono chiamati e possono farlo; coloro che partecipano in questo modo all’edificazione del Regno di Dio sono veramente i figli di Dio. Allo stesso modo, la predilezione per la via crucis non significa che si debba provare riluttanza vedendo finire il Venerdì santo e compiersi l’opera della Redenzione. Solo dei riscattati, dei figli della grazia, possono veramente portare la croce di Cristo; è soltanto dall’unione con il Capo divino che la sofferenza umana riceve la propria forza redentrice. Soffrire e essere beati nella sofferenza, stare in piedi sulla terra, camminare sulle vie polverose e sassose di questa terra pur sedendo con Cristo alla destra del Padre (cfr Col 3,1), ridere e piangere con i figli di questo mondo senza smettere di cantare lode al Signore con i cori angelici, ecco la vita del cristiano; finché non sorgerà l’aurora dell’eternità. (TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, L’espiazione mistica , Diario, 24/11/1934).
Autore Rupnik Marco Ivan
ESPIAZIONE VICARIA – Giuseppe (Gen 39, 1) è condotto in Egitto, che più tardi in tutta l’economia della storia della salvezza, avrà il significato del luogo del peccato, della schiavitù. Giuseppe è venduto. Anche Cristo fu venduto per trenta monete d’argento e così si rese fino in fondo schiavo del male del mondo, fu reso un oggetto come Giuseppe. […] Giuseppe si è reso un oggetto di commercio per poter venire incontro ai fratelli come dono e solo così purificherà le cose e le relazioni. Così libererà i fratelli che saranno in grado di vedere il grano e lui stesso – Giuseppe- nella loro verità, cioè come anamnesis di Giacobbe, del Padre. (M. I. RUPNIK, Cerco i miei fratelli. Lectio divina su Giuseppe d’Egitto, Lipa 2002, p. 46).