Dono

Autore Barsotti D.

AUTODONAZIONE DI SE’ – Solo la santità realizza la pura perdita di sé, è anzi questa stessa perdita pura e totale. Nella santità l’uomo imita e vive la stessa vita divina in quanto è pura relazione d’amore – dono totale e assoluto di sé che impone e realizza per l’uomo il suo perdersi eterno. L’anima veramente non vive il dono di Dio se non si dona a sua volta. Condizione di ricevere Dio è il dono di sé. Un offrirsi, un abbandonarsi non soltanto alla croce e alla morte, ma, più che alla morte, all’Ignoto, all’Incomprensibile, a Dio. Un puro perdersi senza poter chiedere nulla in cambio, nemmeno la morte. Un affidarsi alla pura libertà dell’Essere divino, alla gratuità infinita.[…] Come il peccato non ha vera bellezza perché non è atto di amore, così la santità non ha alcun carattere di egoismo. Al contrario che consentire all’egoismo, solo nel volere Dio, io realizzo la mia perdita totale. Non si può volere Dio per sé, non si può ritenere e possedere gelosamente come bene proprio, esclusivo: tu non lo possiedi che nel perderti tutto, fino in fondo. Puro dono, assoluta rinunzia. Il puro amore non è possibile che quando amo Dio. Soltanto nell’atto che io totalmente mi perdo in un’offerta pura di tutto, Dio vive in me. E non posso darmi tutto che a Dio. Solo l’abisso di Dio tutto mi accoglie, sicché io non sia più tranne che in Lui. Al nulla io non posso darmi, perché il nulla non mi riceve: io rimango. Nel peccato io non mi perdo:io rimango. L’inferno è precisamente un rimanere in sé, un essere chiusi definitivamente in sé senza possibilità di uscirne, senza possibilità di comunione, di amore. (BARSOTTI D., Il mistero cristiano nell’anno liturgico, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, p.72).

 

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