Autore Benedetto XVI
Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno […] : «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio » (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il «vero cibo», che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). Se Adamo disobbedì al comando del Signore « di non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male », con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia. […].
Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po’ della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una “terapia” per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. […].
Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Cristo di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio. Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?» (Gv 3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Lc 20, 29). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. (BENEDETTO XVI, Messaggio per la Quaresima 2009, Libreria Editrice Vaticana).
Autore Romano il Melode s.
Pentiti, anima mia; col pensiero unisciti a Cristo; grida gemendo: «Concedimi il perdono dei peccati, affinché riceva da te, che solo sei buono (Mc 10,18), l’assoluzione e la vita eterna» […].
Mosé ed Elia, torri di fuoco, erano grandi nelle loro opere […]. Sono i primi fra i profeti, parlavano liberamente a Dio, gli si potevano avvicinare per pregarlo e stare con lui faccia a faccia (Es 34,5; 1Re 19,13) – cosa incredibile e impressionante. Eppure, ricorrevano volentieri al digiuno, che li portava a Dio (Es 34,28; 1Re 19,8). Il digiuno, con le opere, dona dunque la vita eterna.
E’ col digiuno che i demoni vengono scacciati, come con una spada, poiché essi non ne sopportano le gioie; amano il gaudente e l’ubriacone. Ma non reggono alla vista del digiuno; scappano lontano, come insegna il nostro Dio, Cristo, quando dice: «E’ col digiuno e la preghiera che si scaccia questa specie di demoni» (Cfr Mc 9,29). Ecco perché s’insegna che il digiuno dà agli uomini la vita eterna […].
Il digiuno restituisce a chi lo pratica la casa paterna da cui Adamo fu cacciato […]. E’ Dio stesso, l’amico degli uomini (Sap 1,6), che all’inizio aveva affidato al digiuno l’uomo che aveva creato, come ad una madre amorevole, come ad un maestro. Gli aveva proibito di mangiare ad un solo albero (Gen 2,17). E se l’uomo avesse osservato questo digiuno, avrebbe abitato con gli angeli. Ma egli ha rifiutato ed ha trovato la sofferenza e la morte, l’asprezza delle spine e dei rovi, e l’angoscia di una vita soggetta al dolore (Gen 3,17s). Ora, se in Paradiso il digiuno è utile, quanto più lo sarà quaggiù, per procurarci la vita eterna! (ROMANO IL MELODE s., Inno Adamo ed Eva, 1-5; SC 99).
Autore Pietro Crisologo s.
Vedi Quaresima