Contemplativo

Autore Malaval F.

Il contemplativo, tramite una semplice risoluzione di non uscire dalla presenza di Dio, vi si conserva incessantemente, qualunque cosa faccia e a qualunque impiego si dedichi durante il giorno, poiché egli ha contratto, con la grazia della sua attrazione e del suo esercizio continuo, un’abitudine così forte di produrre l’atto soave e amoroso della contemplazione, che egli lo produce quasi insensibilmente in mezzo alle occupazioni e alle faccende, ora più forte ora più debole, secondo il potere che ha di raccogliersi. (MALAVAL F., Pratica facile per elevare l’anima alla contemplazione, Dial I)

 

Autore Rupnik Marco Ivan

L’uomo si serve della sua intelligenza nella maniera più completa e totale solo quando tutte le sue capacità conoscitive convergono in un intelletto illuminato, aperto e guidato dallo Spirito Santo. L’uomo contemplativo è colui che guarda attraverso la sua intelligenza con l’occhio luminoso dello Spirito Santo. (RUPNIK M. I., Il discernimento, Lipa 2007, p. 25)

 

Autore Merton Thomas

La cecità nei confronti delle cose esteriori è un problema di interpretazione e valutazione. Il contemplativo non cessa di conoscere gli oggetti esterni. Ma cessa di essere guidato da essi. Cessa di dipendere da essi. Cessa di trattarli come definitivi. Li valuta in un modo diverso, ed essi non sono più oggetto di desiderio o di paura, ma rimangono neutri e come se fossero vuoti fin quando anch’essi non siano stati riempiti dalla luce di Dio. (Thomas Merton, L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 46).

 

Autore Merton Thomas

IL VERO CONTEMPLATIVO – La contemplazione non deve essere confusa con l’astrazione. Una vita contemplativa non va vissuta con un ritiro permanente dentro la propria mente. L’esistenza ridotta e limitata di un piccolo gruppo isolato e specializzato non basta per la «contemplazione». Il vero contemplativo non è meno interessato degli altri alla vita normale, non è meno preoccupato per quello che capita nel mondo, ma più interessato, più preoccupato. Il fatto di essere un contemplativo lo rende capace di un interesse maggiore e di una preoccupazione più profonda. Essendo distaccato, e avendo ricevuto il dono di un cuore puro, egli non si limita a prospettive ristrette e provinciali. Non è coinvolto facilmente nella confusione superficiale che la maggior parte degli uomini prende per realtà. E per questa ragione può vedere più chiaramente ed entrare più direttamente nella pura attualità della vita umana. La cosa che lo distingue dagli altri uomini, e che gli dà il chiaro vantaggio su di essi, è il fatto di possedere una comprensione molto più spirituale di ciò che è «reale» e di ciò che è «effettivo». (MERTON T., L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo Cinisello Balsamo 2005, p. 212).

 

Autore Merton Thomas

RUOLO PROFETICO DEL CONTEMPLATIVO – Fa parte della missione del contemplativo mantenere vivo nel mondo il senso del peccato. In questo, egli è il discendente dei profeti dell’Antico Testamento, perché questa era anche la loro missione.

Il contemplativo è uno che, come il servo di Jhwh, «conosce il patire», non solo per il suo peccato, ma per il peccato di tutto il mondo, che prende su di sé perché è un uomo tra gli uomini e non si può dissociare dalle opere degli altri uomini. La vita contemplativa del nostro tempo è quindi necessariamente modificata dai peccati della nostra epoca. Essi fanno scendere su di noi una nube di oscurità di gran lunga più terribile dell’innocente notte dell’inconoscenza.

È la notte oscura dell’anima ad essere discesa su tutto il mondo. La contemplazione nell’epoca di Auschwitz e Dachau, Solovky e Karaganda è qualcosa di più buio della contemplazione all’epoca dei Padri della Chiesa.

E proprio per questa ragione, l’urgenza di cercare una traccia di luce spirituale può essere una tentazione sottile di peccato. È certamente peccato se significa un rifiuto deciso del fardello della nostra epoca, una fuga nell’irrealtà e nell’illusione spirituale, fino al punto da non condividere la miseria degli altri uomini. (MERTON THOMAS, L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 198-199).

 

Autore Merton Thomas

VERO CONTEMPLATIVO – Il vero contemplativo è amante della sobrietà e dell’oscurità. Preferisce tutto ciò che è calmo, umile, modesto. Non ama le esaltazioni spirituali. Lo stancano presto. È incline alle cose che sembrano nulla, che gli dicono poco o nulla, che gli promettono nulla. Solo chi può rimanere in pace nel vuoto, senza progetti o vanità, senza discorsi per giustificare la sua apparente inutilità, può essere al sicuro dall’appello fatale di quegli impulsi spirituali che lo spingono ad affermarsi e ad «essere qualcosa» agli occhi degli altri. Ma il contemplativo, tra tutti gli uomini religiosi, è con tutta probabilità quello maggiormente in grado di rendersi conto di non essere un Santo e il meno ansioso di apparire in questo modo agli occhi degli altri. È, di fatto, libero da ogni dipendenza dalle apparenza e si preoccupa molto poco di esse. E nello stesso tempo, siccome non ha né la tendenza né la necessità di essere un ribelle, non sente il bisogno di reclamizzare il suo disprezzo per le apparenze. Semplicemente le trascura. Esse non lo interessano più. È piuttosto contento di essere considerato un deficiente, se necessario, e in questo ha una lunga tradizione dietro di sé. Molto tempo fa san Paolo si era detto felice di essere un «folle per amore di Cristo».

Il contemplativo si trova bene con la sapienza di Dio, che è follia per gli uomini non perché sia contraria alla saggezza degli uomini, ma perché la trascende completamente. (MERTON THOMAS, L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 181).

 

Autore Merton Thomas

Il contemplativo non è semplicemente un uomo a cui piace starsene seduto a pensare, o tanto meno uno che se ne sta seduto con lo sguardo assente. La contemplazione è qualcosa di più della pensosità o della tendenza alla riflessione. Indubbiamente un’indole pensosa e riflessiva non è certo da disprezzarsi in questa nostra era di vacuità e di automatismo, e può effettivamente condurre l’uomo alla contemplazione. […].

Il contemplativo non è isolato in se stesso, ma è liberato dal suo io esteriore ed egotistico attraverso l’umiltà e la purità di cuore – quindi non esiste più in lui un serio ostacolo all’amore semplice ed umile per gli altri uomini.

(MERTON T., Semi di contemplazione, B. TASSO – E. LANTE ROSPIGLIOSI (Edd), Ed. Garzanti, 1991, pp. 17; 57).

 

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