Carità

Autore Ruusbroec G.

CARITA’- QUIETE – Lo spirito si getta e s’immerge in Dio come nella sua quiete eterna. […] La carità infatti opera eternamente in ragione della somiglianza con Dio, e l’unione con Dio riposerà eternamente nella fruizione dell’Amore. Questo è l’esercizio e l’attività o il da fare dell’amore. Allo stesso tempo la carità opera e si riposa nel suo diletto, e riposo e amore si corroborano l’un l’altro. Infatti, quanto più sublime è la Carità, tanto più abbondante è il riposo, e quanto più profonda è la quiete, tanto più intima e intensa è la Carità. Poiché vivono l’uno nell’altro. Dunque chi non ama non sa che cosa sia la quiete e chi non ha quiete non ama. […] Nessuno può capire come sia possibile amare attivamente e allo stesso tempo riposare nel godimento, se non si è totalmente concesso, è libero da ogni impaccio, quieto e divinamente illuminato. (RUUSBROEC G., Lo splendore delle nozze spirituali, Città Nuova 1992, p.157-158)

 

Autore Paoli Angelo b.

CARITA’ VERSO IL PROSSIMO – Facciamo del bene! Facciamo del bene! Dio provvederà: basta che quello che si opera si faccia con una vera fiducia in lui.[…] Vengano pure quanti poveri sono in Roma ché non mi danno fastidio, perché quanto più vengono i poveri tanto più la santa Provvidenza di Dio mi manda con che provvederli. […] Vorrei che i poveri avessero timor di Dio e pregassero per i loro benefattori. Io darò sempre ai poveri quanto avrò in mio potere, perché ho speranza in Dio, che ogni giorno più mi abbonderà e sovverrà. E non solo a me, ma a tutti coloro che hanno speranza nel suo santo volere. E badate bene, che, per questa stessa speranza che io ho unicamente in Dio, senza chiedere cosa alcuna e senza confidare nell’uomo, Dio ispira il medesimo uomo di soccorrermi in modo tale che abbondo in tutte le cose per sovvenire il mio prossimo. (PAOLI ANGELO B., I Pensieri di p. Angelo Paoli).

 

Autore Guglielmo di Saint-Thierry

CARITA’ ORDINATA – O Dio, Spirito santo, Amore del Padre e del Figlio e volontà sostanziale, abita in noi e ordinaci, perché si compia in noi la tua volontà. La tua volontà diventi la nostra volontà, affinché, pronti a fare la volontà del nostro Dio, troviamo in mezzo al nostro cuore la sua legge e il suo ordine. Donaci occhi del cuore illuminati, con i quali possiamo fissare lo sguardo sulla luce immutabile della tua verità, perché da essa riceva forma l’ordine della nostra mutevolezza e della nostra mutevole e vacillante volontà. Che la tua sposa, l’anima nostra che ti ama, nel suo stesso amore comprenda cos’ha da fare di sé. O, piuttosto, tu che abiti in lei, o Dio che tu stesso sei in lei l’amore di te, opera in lei in modo che ami te a partire da te, o suo amore; e che tu stesso in lei a partir da lei ti ami, e che muovendo da lei operi e ordini in lei tutte le cose secondo te. Così una volta dicesti al tuo servo Mosè: “Guarda di fare tutto secondo il modello che ti è stato esposto sul monte”. Giacché sul monte fu mostrato a Mosè un esempio di vita e di santità quando nell’altezza della contemplazione gli fu rivelato l’ordine della somma immutabilità, affinché in tutte le cose ordinasse l’azione esteriore secondo la visione interiore. Così anche la tua sposa, l’anima a te devota, chiunque ella sia, quando viene introdotta nel segreto dello Sposo, come ancella nella gioia del suo Signore, sentendo te in bontà, tutta, secondo il modello della tua bontà la ordina e la conforma a sé la gioia stessa del tuo amore. Non che lì una cosa vi sia comandata e un’altra vietata, ma nel sentimento dell’amore illuminato nulla è lecito. Nulla piace che anche solo un po’ offenda o l’armonia dell’ordine o la coscienza di tal gioia. (GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY, Commento al Cantico dei Cantici, C. FALCHINI (Ed), Magnano 1991, pp. 128-129).

 

Autore Aelredo Di Rielvaulx

CARITÁ FRATERNA – Dapprima, occorre sudare facendo buone opere, per riposarci poi nella pace della coscienza […]. Questa è la celebrazione gioiosa del primo sabato, quando ci riposiamo dalle opere servili del mondo  e[…] non trasportiamo più i fardelli delle passioni.

Possiamo però lasciare la stanza intima dove abbiamo celebrato questo primo sabato, per raggiungere la dimora del cuore, dove conviene «rallegrarci con quelli che sono nella gioia, piangere con quelli che sono nel pianto» (Rm 12,15), «essere debole con chi è debole, fremere con chi riceve scandalo» (2 Cor 11,29). Lì sentiremo la nostra anima unita a quella di tutti i fratelli con il cemento della carità; non vi siamo più turbati dai pungiglioni della gelosia, bruciati dal fuoco dell’ira, colpiti dalle frecce del sospetto; siamo liberati dai morsi divoratori della tristezza. Se attiriamo tutti gli uomini nel grembo pacificato del nostro spirito, dove tutti sono raccolti, riscaldati da un dolce affetto e dove abbiamo «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32), allora assaporando questa meravigliosa dolcezza, il tumulto delle cupidigie fa subito silenzio, il chiasso delle passioni si placa, e dentro di noi si opera un completo distacco da ogni cosa nociva, un riposo gioioso e calmo nella dolcezza dell’amore fraterno. Nella pace di questo secondo sabato, la carità fraterna non lascia più sussistere alcun vizio […]. Pervaso dalla dolcezza pacifica di tale sabato, Davide è scoppiato in un canto di giubilo: «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme» (Sal 132,1). (AELREDO DI RIEVAULX,  Specchio della carità, III, 3,4).

 

Autore Agostino d’Ippona s.

Vedi Abito

 

Autore Zeno di Verona s.

 

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Dicembre, 2024