Autore Caterina da Genova
Vedo star l’anima mia in questo corpo, come in un Purgatorio, conforme e consimile al vero Purgatorio, con la misura però che il corpo può sopportare, acciocché non muoia, sempre non di meno crescendo a poco a poco, sino a tanto che pur muoia. Vedo lo spirito alienato da tutte le cose, anche spirituali, che gli possono dare nutrimento, come sarebbe allegrezza, dilettazione, o consolazione; e non ha la possanza di gustare alcuna cosa sia temporale o spirituale, per volontà, per intelletto, né per memoria, in tal modo ch’io possa dire: Mi contento più di questa cosa, che di quell’altra. Trovasi l’interior mio in modo assediato, che di tutte quelle cose, dove si refrigerava la vita spirituale e corporale, tutte a poco a poco gli sono state levate: e poiché gli sono levate, conosce tutte essere state cose da pascersi e confortarsi; ma come sono dallo spirito conosciute, tanto sono odiate e abborrite, che se ne vanno tutte senza alcun riparo. (CATERINA DA GENOVA s., Il Trattato Del Purgatorio, XIX. 2-4 ).