Autore Giovanni della Croce s.
L’affezione e l’attaccamento che l’anima nutre per le creature la rendono simile a queste, e quanto più grande è l’affezione tanto più essa è resa uguale e simile, perché l’amore crea somiglianza tra chi ama e l’oggetto amato. Per questo motivo Davide, parlando di quelli che riponevano il loro affetto negli idoli, disse: «Similis illis fiant qui faciunt ea, et omnes qui confidunt in eis», cioè: «Sia come loro chi pone in essi il proprio cuore» (Sal 113,8).
Chi ama, quindi, la creatura, si pone al livello della creatura e, in qualche modo, anche più in basso, perché l’amore non solo rende uguali, ma assoggetta l’amante all’oggetto amato. Così, quando l’anima ama qualcosa al di fuori di Dio, si rende incapace della pure unione con Dio e della trasformazione in lui. (GIOVANNI DELLA CROCE s., Salita del Monte Carmelo, Libro I, cap. 4, 3.).