Il titolo Santa Maria del Carmelo, che il riferimento al monte della Galilea lega ad un ordine che sullo stesso monte ha avuto origine, rappresenta una delle forme più diffuse di devozione mariana.
Il Carmelo è una catena che si estende dal golfo di Haifa, sul mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon. La tradizione, confermata dal nome che ancora gli danno gli arabi (Gebel Mãr Eliãs), lo lega al profeta Elia, benché la bibbia lo ponga in relazione col Carmelo una sola volta (1 Re, 19-46).
E’ su questo monte, già spiritualmente collegato ad Elia nella tradizione, che nella seconda metà del secolo XII iniziano un’esperienza eremitica alcuni devoti Deo peregrini, probabilmente congiunti con le ultime crociate del secolo, riuniti in collegium da Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme (1206-1214). In tale periodo da lui ebbero anche la Vitæ formula (Regola). In essa si dice che sono stabiliti presso la fonte di Elia, dove l’itinerario Les citez de Jerusalem indicherà i fratelli del Carmelo accanto a una piccola chiesa di Nostra Signora.
Il gruppo dei fratelli, già trasmigrato anche in occidente, si chiamava Ordine di Santa Maria del monte Carmelo, secondo il titolo – certamente già in uso – che appare per la prima voltain un documento pontificio di Innocenzo IV (13.1 1252)
Tale dedicazione costituiva i fratelli persone poste al totale servizio della Patrona con un culto speciale. La Vergine del Carmelo, quale viene sentita, venerata, contemplata dai suoi fratelli e di quanti in seguito parteciperanno alla loro vita, è al centro dell’esperienza spirituale del gruppo costituitosi nella Terra Santa con il fine della perfezione evangelica, in una solitudine contemplativa centrata come la vita di Maria di Nazaret sulla preghiera continua e l’ascolto della Parola, in un clima di semplicità, povertà e lavoro.
Il riferimento che, nel nome della Madonna si dà al monte, è semplicemente geografico, tanto è vero che nella manifestazione concreta dalla loro pietas, espressa subito anche nei titoli delle varie chiese, i carmelitani accentueranno per lo più gli aspetti della maternità divina, della verginità, dell’immacolata concezione, dell’annunciazione. Perciò nella tradizione primitiva s. Maria del monte Carmelo è semplicemente la Madonna quale risulta dal contesto del Vangelo, la purissima vergine Maria che accoglie e custodisce la Parola e col suo sì diventa madre del Figlio di Dio fatto uomo. Si direbbe che i fratelli del Carmelo guardano a Maria di Nazaret come a ispiratrice, guida, signora della loro vita, centrata nella custodia contemplativa della Parola.
Le leggende fiorite posteriormente, alcune già presenti nei primi scritti giunti fino a noi – si pensi alla lettura mariana della nuvoletta del Carmelo – al di là del genere letterario devozionale tipico del tempo che ha ispirato insigni opere d’arte, positivamente presentano il concetto di una intimità evangelica con colei che avrebbe ammesso il carmelitano nella sua casa per aiutarlo a vivere l’impegno di sequela dell’unico Salvatore.
Nella seconda metà del secolo XIV ha inizio in Inghilterra una solemnis memoria beatæ Mariæ virginis, che man mano andò prendendo fisionomia completa anche nelle varie parti liturgiche, però con l’oggetto preciso del ricordo e del ringraziamento dei benefici impartiti da Maria al Carmelo.
La celebrazione della memoria della beata Vergine Maria, fissata originariamente il 17 luglio richiama la data dell’ultima sessione del II Concilio di Lione (17.7.1274) nel quale si decretò l’ordine carmelitano (falsa interpretazione di approvazione, avutasi in realtà solo da Bonifacio VII nel 1298).
Nel 1642 Giovanni Cheron parlò del 16 luglio come data del dono dello scapolare da parte della Madonna a s. Simone Stok generale dell’ordine. Si tratta della nota visione della Vergine gloriosa che gli apparve recando in mano lo scapolare e dicendogli: Questo sarà il privilegio per te e per i tuoi. Chi ne morirà rivestito si salverà.
La festa, spostata al 16 luglio, pur non perdendo la fisionomia primitiva di celebrazione di Maria Patrona, man mano assunse il carattere di festa dell’abito, anche a causa dei numerosi fedeli che venivano aggregati all’ordine per mezzo dello scapolare, segno di devozione alla Vergine e, insieme, della sua protezione nell’ora della morte.
Ciò che ulteriormente accentuò tale nuovo carattere fu anche la cosiddetta Bolla sabbatina con cui Giovanni XXII avrebbe riferito una sua visione della Vergine, che avrebbe promesso la liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte per i carmelitani e anche per i confratelli dell’ordine che avessero osservato la castità del loro stato, fatto preghiere e portato l’abito del Carmelo.
Nella nuova orazione di colletta della Chiesa latino-romana s’invoca l’aiuto della Madonna per poter giungere alla santa montagna che è Cristo, indubbiamente si è voluto sommessamente accennare al monte Carmelo e alla Vergine della salita e delle notti, il cui munus proprio nell’economia della salvezza è di condurre alla perfezione della carità, significata dal monte che è Cristo. Così la salita al monte Carmelo è vista nella sua esatta ottica cristologica.
Coloro che indossano lo scapolare – ha affermato Pio XII – devono far sì che esso diventi memoriale della Madonna, specchio di umiltà e di castità, breviario di modestia e di semplicità, eloquente espressione simbolica della preghiera d’invocazione dell’aiuto divino.