Tentazione

Autore Barsanufio s. e Giovanni monaci reclusi

– Sono stremato dalle tentazioni! – Non darti per vinto, fratello. Dio non ti ha abbandonato e non ti abbandonerà. Conosci il giudizio di Dio contro il nostro comune padre Adamo: «Mangerai il pane col sudore della tua fronte» (Gen 3,19); ed è immutabile. Come l’oro è scaldato nella fornace e diventa puro e malleabile, così l’uomo attraverso il fuoco della sofferenza diviene cittadino del Regno dei Cieli, se sopporta con gratitudine. Reputa che tutto ciò che ti avviene è per il tuo bene, per renderti accetto a Dio. (S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi, Lettere ascetiche, 49)

 

Autore Francesco di Sales s.

Non potete credere, carissima Figlia, che le tentazioni contro la fede e contro la Chiesa possano venire da Dio. Ma chi vi ha mai insegnato che Dio ne sia l’autore?  Le tentazioni di bestemmia, d’infedeltà, di miscredenza, questo no, non possono venire dal buon Dio: il suo seno è così puro, che non può concepire tali oggetti. Sapete come si comporta Dio in questo?  Egli permette che il maligno fabbricante di tali oggetti venga a presentarceli per venderceli, affinché disprezzandoli possiamo dimostrare il ns. amore per le cose divine. Lasciate che si ostini a bussare e tenete ben chiuse tutte le entrate; presto o tardi si stancherà e, se non si stancherà, Dio lo obbligherà a levare l’assedio. (FRANCESCO DI SALES, Lettere di amicizia spirituale,San Paolo 2003,  p. 69).

 

Autore Francesco di Sales s.

Prendete nota di questo: finché la tentazione vi dispiacerà, non ci sarà motivo per temere, perché essa vi può dispiacere unicamente perché non la volete. Del resto queste tentazioni così importune vengono dalla malizia del diavolo; ma la pena e la sofferenza che ne proviamo vengono dalla misericordia di Dio il quale, contro la volontà del suo nemico, sa ricavare dalla sua malizia la santa afflizione. Per questo, vi dico: le vostre tentazioni vengono dal diavolo e dall’inferno, ma le vostre pene e afflizioni vengono da Dio e dal paradiso. Disprezzate le tentazioni e abbracciate le tribolazioni. (FRANCESCO DI SALES, Lettere di amicizia spirituale, San Paolo 2003, p. 70).

 

Autore Francesco di Sales s.

RIMEDI ALLE TENTAZIONI – Chiedete rimedi ai fastidi che vi procurano le tentazioni che il maligno suscita in voi contro la fede e contro la Chiesa. In tentazioni di questo genere, conviene non disputare né molto, né poco .Non bisogna rispondere minimamente, né dimostrare d’aver udito quello che il nemico dice, ma lasciare che bussi alla porta. Bisogna avere pazienza e parlarsi a segni. Bisogna prostrarsi dinanzi a Dio e rimanere così ai suoi piedi. […].Le tentazioni contro la fede vanno diritte all’intelligenza per indurla a disputare. Sapete cosa dovete fare? Uscite attraverso la porta della volontà e attaccatele decisamente. Non so se mi faccio capire bene. Voglio dire che bisogna vincere con l’amore e non con i ragionamenti, e con le considerazioni. Bisogna avere pazienza: il nostro  Dio, dopo la burrasca, manderà la bonaccia. (FRANCESCO DI SALES, Lettere di amicizia spirituale, San Paolo 2003, p. 32, 33).

 

Autore Origene

«Gesù ordinò ai suoi discepoli di salire sulla barca e di precerderlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla». La folla non era in grado di partire verso l’altra sponda, visto che essa non era Ebrea, nel senso spirituale della parola che si traduce : « La gente dell’altra riva ». Questa invece era il compito dei discepoli di Gesù : partire per l’alta riva, superare quello che è visibile e corporeo, queste realtà temporanee, e giungere per primi a quelle cose invisibili ed eterne […].

I discepoli, tuttavia, non hanno potuto precedere Gesù sull’altra sponda… Egli voleva forse insegnare loro con l’esempio che senza di lui non era possibile giungervi […]. Cos’è questa barca nella quale Gesù ordina ai suoi discepoli di salire? Non sarà forse la lotta contro le tentazioni e le circostanze difficili ?… Lui, il Salvatore, ordina dunque ai discepoli di salire sulla barca delle prove per giungere all’altra riva, superando le circostanze difficili mediante la sua vittoria su di esse […].

Poi è salito sul monte, solo, a pregare. In favore di chi prega? Probabilmente, in primo luogo per la folla, affinché, congedata dopo aver mangiato i pani benedetti, non faccia nulla di contrario all’invio di Gesù; per i discepoli in seguito, affinché sul mare non soffrano a causa delle onde, né per il vento contrario. Ho voglia di dire che proprio grazie alla preghiera che Gesù rivolge a suo Padre, i discepoli non patirono danni sul mare.

Se quando siamo soggetti al pericolo delle tentazioni, ci ricordassimo che il Signore ci ha obbligati a imbarcarci, perché vuole che lo precediamo sull’altra riva! Chi non ha sopportato la prova dei flutti e del vento contrario, è impossibile che giunga all’altra riva. Perciò quando ci vediamo accerchiati da numerose difficoltà, e stanchi ci troviamo immersi in esse, pensiamo che la nostra barca sta in mezzo al mare, sbattuta dai flutti, che vorrebbero vederci «naufragare nella fede» (1 Tm 1,19) […]. Siamo certi che all’arrivo della quarta ora, quando «la notte è avanzata e il giorno è vicino» (Rm 13,12), si accosterà a noi il Figlio di Dio camminando sul mare per rendercelo tranquillo. (ORIGENE, Commento al vangelo di Matteo, 11, cap. 5-6 ; PG 13, 913 ; SC 162).

 

Autore Giovanni Crisostomo s.

«Dopo il suo battesimo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, dove fu tentato dal diavolo». […].Tutto ciò che è stato fatto e sopportato da Gesù, era destinato a istruirci. Perciò egli ha voluto essere condotto in quel luogo per lottare contro il diavolo, affinché nessuno fra i battezzati sia turbato, se subisce dopo il suo battesimo grandi tentazioni, come se questo fosse straordinario; invece, occorre sopportare tutto questo poiché è nell’ordine naturale delle cose. Per questo motivo avete ricevuto delle armi: non per rimanere oziosi, bensì per combattere.

Ecco i motivi per i quali Dio non impedisce le tentazioni nelle quali vi trovate. Prima di tutto, per farvi sapere che siete divenuti molto più forti. Poi, perché rimaniate nella giusta misura, e non vi inorgogliate dei grandi doni che avete ricevuti. Infatti le tentazioni hanno il potere di umiliarvi. Inoltre sarete tentati affinché questo spirito cattivo, il quale si domanda ancora se avete veramente rinunciato a lui, si convinca, dall’esperienza, che l’avete totalmente abbandonato. In quarto luogo, siete tentati per essere allenati ad essere più forti, più solidi dell’acciaio. In quinto luogo, affinché abbiate la certezza assoluta che vi sono stati affidati dei tesori. Infatti il demonio non vi avrebbe assalito se non avesse visto che aveste ricevuto un onore più grande.  (GIOVANNI CRISOSTOMO s.Omelie su Matteo, 13,1 ; PG 57, 207-209).

 

Autore Gregorio Nazianzeno s.

Se dopo il battesimo sei tentato dal persecutore, il tentatore di luce, avrai materia per la vittoria. Ti tenterà certamente, poiché l’ha fatto anche col Verbo, mio Dio, ingannato dall’apparenza umana che nascondeva al Verbo la luce increata. Non rifiutare di combattere. Combattilo con l’acqua del battesimo e con lo Spirito Santo nel quale si spengono i dardi lanciati dal Maligno…

Se ti parla di una necessità che senti – l’ha fatto pure con Gesù -, se ti ricorda che hai fame, non ignorare le sue proposte. Insegnagli ciò che non sa; parlagli della Parola di vita, il vero Pane mandato dal cielo, che dà la vita al mondo.

Se ti tenta con la vanità – l’ha fatto con Cristo, quando lo fece salire sul pinnacolo del Tempio dicendogli: “Buttati” per fargli rivelare la divinità -, sta attento a non cadere per aver voluto innalzarti…

Se ti tenta con l’ambizione mostrandoti con un colpo d’occhio tutti i regni della terra come sottomessi al suo potere ed esige la tua adorazione, disprezzalo: è un poveretto. Digli, sicuro del sigillo divino: “Sono anch’io a immagine di Dio; non sono ancora stato precipitato, come te, dall’alto della mia gloria a causa dell’orgoglio! Sono rivestito di Cristo; sono diventato un altro Cristo per il battesimo, sei tu che devi adorarmi”. Se ne andrà, sono certo, vinto e mortificato da queste parole. Poiché chi le pronuncia è una persona illuminata da Cristo, le sentirà come provenienti da Cristo stesso, luce suprema. Questi sono i benefici che porta l’acqua del battesimo a chi ne riconosce la forza. (GREGORIO NAZIANZENO S., Discorso XL, 10).

 

Autore Giovanni d’Avila s.

Perché il nostro Gesù Cristo benedetto ha voluto essere tentato? Perché, pur potendolo, non l’ha evitato?
L’amore del suo cuore non è limitato come il nostro. Quest’amore è così grande che non ci dimentica mai, né volge mai il suo sguardo benedetto lontano dalle nostre necessità, dalle nostre debolezze e dalle nostre miserie per alleviarle, non ci toglie mai il suo favore e il suo aiuto per soccorrerci in tutto e prendersi cura di noi: “è il grande sommo sacerdote che sa compatire le nostre infermità”, come dice san Paolo (Eb 4,15). Ecco perché la sua misericordia ha permesso al demonio, principe della menzogna e della cattiveria, di osare presentarsi a lui per tentarlo, cosicché “a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15), Egli ha conosciuto, per esperienza, le nostre tentazioni affinché, quando noi a nostra volta siamo tentati, ci consoliamo di averlo visto tentato e crediamo che Egli ci libererà: Lui, il Sommo Sacerdote che sa cosa sono le nostre tentazioni.
Per questo ha voluto che nella tentazione non demordiate, né pensiate che Dio vi dimentichi. Al contrario, dovete credere che, con l’aiuto del Signore, sarete vittoriosi sulla tentazione e che essa si volgerà a vostra ricompensa, mentre la prova e la pena che l’accompagnano si volgeranno in gioia. (GIOVANNI D’AVILA, Sermone per la 1ª domenica di Quaresima, in MAX HUOT DE LONGCHAMP, Quaresima per i fannulloni… alla scuola dei santi 10, Il Pozzo di Giacobbe 2007, p. 14).

 

Autore LONGCHAMP de.MAX HUOT

Per quaranta giorni, Gesù è tentato. Di quali tentazioni si tratta? Lo ignoriamo. Ci basti sapere «che fu tentato nel deserto da Satana per quaranta giorni». Tutte le tentazioni che gli uomini dovevano subire, il Signore le ha subite per primo nella carne che ha assunto. Ma egli è tentato, perché noi potessimo vincere mediante la sua vittoria. Prima certezza, dunque: quando la tentazione arriva, non è che Dio ci dimentica, al contrario, egli ci associa al combattimento di Cristo. (LONGCHAMP DE MAX HUOT, Quaresima per i fannulloni… alla scuola dei santi 12, CONFRATERNITA B. V. M. DEL MONTE CARMELO (Ed), Editrice Il pozzo di Giacobbe 2017, p. 18).

 

Autore Ambroise de Lombez

Convinciamoci che Dio non permetterà mai che noi siamo tentati al di sopra delle nostre forze e che in tal modo le tentazioni possono farci solo il male che vorremo. Così, invece di indebolirci, le tentazioni vissute nell’unione a Cristo ci renderanno più forti: Peraltro esse producono sempre dei buoni effetti nelle anime fedeli: esse le umiliano, eccitano la loro vigilanza, esercitano la loro pazienza e il loro coraggio, intrattengono il loro fervore riconducendole spesso a Dio e rendendole compassionevoli alle infermità del prossimo.

Il disprezzo è il modo migliore per disfarsi di un nemico orgoglioso, che nulla ferisce tanto quanto lo sdegno: è un bambino per coloro che lo disprezzano e un gigante per quelli che lo temono. Nella vita di sant’Antonio e di parecchi altri santi si vede che mettevano in fuga intere legioni di demoni con un sorriso derisorio e con uno scherno pungente. E tu vincerai più facilmente le tentazioni, aiutato dal soccorso di Dio, combattendole poco a poco con pazienza e dolcezza piuttosto che respingendole con troppa fretta e dispiacere. È importante non moltiplicare riflessioni che affliggono solamente, su tentazioni di per sé penose. San Pietro camminò con passo fermo sugli abissi del mare mentre guardava solo Gesù Cristo, ma cominciò ad affondare appena si volse per considerare il turbinìo del vento e i flutti che lo sollevavano. (AMBROISE DE LOMBEZ, Trattato della pace interiore, IV, cap. 6, in Quaresima per i fannulloni … Alla scuola dei santi 13).

 

Autore Marmion Columba

Appena Gesù fu battezzato, ecco che, come narra il Vangelo, venne condotto dallo Spirito nel deserto. I sacri scrittori usano espressioni diverse per significare questa azione dello Spirito Santo. Gesù fu «condotto», (Matth. IV, 1) dice S. Matteo; fu «sospinto», (Luc. IV, 1) dice S. Luca; «trasportato», (Marc. I, 12) come si esprime S. Marco. Che cosa significa questa varietà di vocaboli se non la veemenza dell’azione interiore dello Spirito nell’anima di Cristo? E a quale scopo viene sospinto così nel deserto? «Per esservi tentato dal demonio» […].

Il Padre ha appena proclamato che Gesù è suo Figlio diletto, l’oggetto delle sue compiacenze, che lo Spirito di amore si posa sopra di lui; ed ecco che subito, statim, questo Spirito lo getta nel deserto per esservi esposto alle suggestioni del demonio. Quale mistero! Che cosa può dunque significare un episodio così straordinario nella vita di Cristo? Perché si comporta cosi all’inizio della sua vita pubblica?
Per afferrarne la profondità e prima di esporne il racconto secondo il Vangelo, dobbiamo ricordare anzitutto il posto che occupa la tentazione nella nostra vita spirituale.
Le perfezioni divine esigono che la creatura ragionevole e libera sia sottoposta a una prova prima di essere ammessa al godimento della futura beatitudine. Occorre che tale creatura sia messa davanti a Dio e davanti alla prova e che, liberamente, essa rinunzi alla sua propria soddisfazione per riconoscere la sovranità di Dio e ubbidire alla sua legge. La santità e la giustizia di Dio reclamano questo omaggio.
Questa scelta, gloriosa per l’Essere infinito, è per noi il fondamento di quel merito che il Signore ricompensa con la beatitudine eterna. […].
La vita eterna sarà la nostra ricompensa perché, avendo dovuto scegliere, abbiamo respinta la tentazione per non aderire che a Dio; sottoposti alla prova l’abbiamo subita per rimanere fedeli alla divina volontà. L’oro si prova nel crogiolo. Se Gesù Cristo, Verbo Incarnato, Figlio di Dio, ha voluto entrare in lotta con lo spirito maligno, ci meraviglieremo noi che le membra del suo corpo mistico debbano percorrere la medesima via? Tante persone, anche pie, credono che la tentazione sia un segno di riprovazione. Invece è più spesso il contrario! Divenuti per il battesimo discepoli di Gesù, «non possiamo essere al di sopra del maestro», (Cf. Mt. X, 24). «Perché eri accetto a Dio, bisognò che la tentazione ti provasse» (Tob. XII, 13). Dio stesso ce lo dice. Sì, il demonio può tentarci, e tentarci potentemente; e quando crediamo di essere più al sicuro dai suoi colpi nelle ore della preghiera, dopo la santa comunione sì, pur in questi istanti benedetti, può ispirarci pensieri contro la fede, contro la speranza; istigare il nostro spirito all’indifferenza nei riguardi dei diritti di Dio ed alla rivolta; può scatenare in noi tutte le passioni. Egli può e non mancherà di farlo. Ancora una volta non ce ne meravigliamo, non dimentichiamo mai che Cristo, nostro modello in tutte le cose, è stato tentato in tutto, e prima di noi, e non solo tentato, ma persino toccato dallo spirito delle tenebre, avendo permesso al demonio di mettere le mani sulla sua santissima umanità.
Non dimentichiamo mai specialmente che Gesù ha vinto il demonio non solo come Figlio di Dio, ma altresì come capo della Chiesa; in lui e per lui noi abbiamo trionfato e trionferemo ancora delle suggestioni dello spirito ribelle (S. Greg., Homilia XVI in Evang.). È la grazia che ci ha acquistata il nostro divin Salvatore con questo mistero; qui si trova la sorgente delle nostre confidenze nelle prove e nelle tentazioni […].
Per noi, l’accettazione della prova, la resistenza alla tentazione, si inseriscono continuamente nella trama della nostra vita quaggiù; la lotta contro le seduzioni corruttrici, la pazienza nelle contraddizioni volute o permesse dalla Provvidenza, sono cose di tutti i giorni. Ciò stesso costituisce, ogni giorno, un’occasione magnifica di costante fedeltà verso Dio.  […].

La grazia che ci ha meritato il Verbo Incarnato sottoponendosi alla tentazione, è la forza di sconfiggere a nostra volta il demonio, di uscire vittoriosi dalla lotta che dobbiamo sostenere prima di essere ammessi a gioire della vita divina nella beatitudine celeste. Gesù Cristo ha meritato che coloro i quali gli sono uniti partecipino e partecipino nella misura della loro unione con lui alla sua impeccabilità. (MARMION COLUMBA, Cristo nei suoi misteri, X. III-IV).

 

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Novembre, 2024