Autore Merton Thomas
TRIPLICE ASPETTO DELLO SPIRITO DELL’UOMO – La teologia tradizionale dei Padri greci elaborò tre termini distinti per questi tre aspetti dell’unico spirito dell’uomo. Quello incosciente e al disotto della ragione venne chiamato anima o psiche, ed era l’anima «animale», il regno dell’istinto, e delle emozioni, il regno dell’automatismo, nel quale l’uomo opera come un organismo psicofisico. (Quest’anima è concepita come un principio femminile o passivo nell’uomo.)
Poi viene la ragione, principio attivo cosciente, illuminato, l’animus o nous. Qui abbiamo la mente come principio maschile, l’intelligenza che governa, ragiona, guida la nostra attività alla luce della prudenza e del pensiero. Essa è intesa a dirigere e comandare il principio femminile, l’anima passiva. L’anima è Eva, l’animus è Adamo. L’effetto del peccato originale in tutti noi è che Eva tenta Adamo e questi non oppone più il suo pensiero raziocinante all’impulso cieco di lei e quindi tende a lasciarsi governare più dall’automatismo di una reazione passionale e da riflessi condizionati, che dal pensiero e dai principi morali.
Tuttavia, la vera condizione dell’uomo non è semplicemente l’anima governata dall’animus, cioè un principio maschile ed uno femminile. Vi è un principio ancora più elevato, che sta al disopra della distinzione fra maschile e femminile, attivo e passivo, prudenziale ed istintivo. Questo principio più elevato, nel quale gli altri due sono uniti e si trascendono in Dio, è lo spiritus o pneuma. Questo principio più elevato non è semplicemente qualcosa insito nella natura dell’uomo, è l’uomo stesso, unificato, vivificato, innalzato al disopra di sé ed ispirato da Dio.
La piena statura dell’uomo si trova nello «spirito» o pneuma. L’uomo non è completamente uomo finché non è «uno spirito solo con Dio». L’uomo è «spirito», quando è al tempo stesso anima, animus e spiritus. Ma questi tre non sono numericamente distinti. Essi formano una cosa sola. E quando sono perfettamente ordinati nell’unità, pur ritenendo ognuno le sue qualità proprie, l’uomo è ricostituito ad immagine della Santissima Trinità.
(MERTON T., Semi di contemplazione, B. TASSO – E. LANTE ROSPIGLIOSI (Edd), Ed. Garzanti, 1991, pp. 109-110).
Autore Aelredo Di Rielvaulx
SPIRITO SANTO. – «Mandi il tuo Spirito… e rinnovi la faccia della terra» (Sl103,30).
In principio, lo Spirito di Dio riempì l’universo, secondo il disegno di Dio. « Si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa » (Sap 8,1). Ma per quanto riguarda la sua opera di santificazione, è soltanto a partire dal giorno della Pentecoste che « lo Spirito del Signore riempie l’universo » (Sap 1,7). Infatti oggi questo Spirito di mitezza è mandato dal Padre e dal Figlio per santificare ogni creatura secondo un piano nuovo, un modo nuovo, una manifestazione nuova della sua potenza e della sua forza.
Prima, « non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato » (Gv 7,39)… Oggi, venendo dalla dimora, lo Spirito viene dato alle anime dei mortali con tutta la sua ricchezza, tutta la sua fecondità. Perciò questa rugiada divina si posa su tutta la terra, nella diversità dei suoi doni spirituali. È giusto che la pienezza delle sue ricchezze sia scesa per noi dall’alto del cielo, dato che pochi giorni prima, grazie alla generosità della nostra terra, il cielo aveva ricevuto un frutto di una dolcezza meravigliosa… L’umanità di Cristo, è tutta la grazia della terra; lo Spirito di Cristo, è tutta la dolcezza del cielo. È avvenuto dunque uno scambio molto salutare: l’umanità di Cristo era salita dalla terra al cielo; oggi dal cielo è disceso verso di noi lo Spirito di Cristo…
Dappertutto agisce lo Spirito Santo; dappertutto lo Spirito prende la parola. Certamente, prima dell’Ascensione, lo Spirito del Signore era stato dato ai discepoli quando il Signore aveva detto: « Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ». Ma prima della Pentecoste, non si era sentita la voce dello Spirito Santo, non si era visto brillare la sua potenza. E la sua conoscenza non era venuta fino ai discepoli di Cristo, il cui coraggio non era ancora stato confermato, visto che erano ancora costretti a nascondersi dalla paura, in una stanza chiusa a chiave. A partire da oggi però, « Il Signore tuona sulle acque…, il tuono saetta fiamme di fuoco…, e tutti dicono: Gloria! » (Sal 28,3-9). (AELREDO DI RIEVAULX, Discorso sulla settupla voce dello Spirito alla Pentecoste).