Autore Ambrogio s.
Fai vedere, dunque al medico la tua piaga, perché tu sia curato. Se non gliela mostrerai, egli la conosce, ma desidera ascoltare la tua voce. Netta le tue cicatrici con le lacrime. In questa maniera, appunto, la donna di cui è parola nel Vangelo, si è mondata dal peccato, dal fetore della sua iniquità. Si è resa libera dalla colpa, nel lavare i piedi di Gesù con le lacrime.
Volesse il cielo, o Gesù, che tu mi destinassi a lavare i piedi che hai imbrattati mentre incedevi entro di me!… Ma donde attingere l’acqua viva con cui lavarli? Non ho a disposizione l’acqua, bensì le lacrime. Oh, potessi con esse purificare me stesso, mentre lavo i tuoi piedi! Come fare, perché tu dica di me: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato»? Ben di più avrei dovuto amare, lo ammetto, e fin troppo mi è stato condonato. Sono stato, infatti, chiamato al sacerdozio dopo essere vissuto sino a quel momento tra il frastuono delle cause forensi e le beghe paurose della pubblica amministrazione. È mio timore, pertanto, apparire ingrato, se dimostrerò un amore minore, giacché molto di più mi è stato condonato.
Ma non posso stimare tutti all’altezza della donna la quale, meritatamente, è stata preferita anche a Simone che offriva il pranzo al Signore. Essa ha, infatti, dato lezione alle persone che intendono lucrarsi il perdono. Ha baciato i piedi di Cristo, li ha lavati con le lacrime, asciugati con i capelli e cosparsi di olio profumato […] Tuttavia, se non siamo in grado di uguagliarla, Gesù sa venire in soccorso dei deboli. Se non c’è la donna che possa apprestare il banchetto, offrire l’unguento, portare con sé «la fonte dell’acqua viva» (Gv 4,10), Cristo in persona viene. (AMBROGIO DI MILANO S., La Penitenza, II, 8 ; SC 179, 175)
Autore Pietro Crisologo s.
«Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Con queste parole, egli voleva essere riconosciuto come Dio, mentre si nascondeva ancora agli occhi umani sotto l’apparenza di un uomo. Per le sue manifestazioni di potenza e i suoi miracoli, veniva paragonato ai profeti; eppure proprio grazie a lui e grazie alla sua potenza, loro avevano operato miracoli. Concedere il perdono dei peccati non è in potere dell’uomo; è il segno distintivo di Dio. In questo modo egli introduceva la sua divinità nei cuori umani. Ne è dimostrazione il livore dei farisei. Rispondono: «Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
O fariseo, credi di sapere e non sei altro che un ignorante! Credi di celebrare la divinità e invece la rinneghi ! Credi di dare testimonianza e invece mentisci! Se rimette i peccati Dio, perché non ammetti la divinità di Cristo? Ha potuto concedere il perdono di un solo peccato proprio perché ha cancellato i peccati del mondo intero. « Ecco l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Perché tu possa comprendere i segni più potenti della sua divinità, ascoltalo. Sì, egli ha penetrato il mistero del tuo cuore. Guardalo; è giunto fino ai recessi dei tuoi pensieri. Comprendi colui che mette a nudo le intenzioni segrete del tuo cuore. (PIETRO CRISOLOGO s., Discorso 50, PL 52, 339).
Autore Giovanni Paolo II S.
Cristo sottolinea con tanta insistenza la necessità di perdonare gli altri che a Pietro, il quale gli aveva chiesto quante volte avrebbe dovuto perdonare il prossimo, indicò la cifra simbolica di «settanta volte sette», volendo dire con questo che avrebbe dovuto saper perdonare a ciascuno ed ogni volta.
È ovvio che una cosi generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. La giustizia propriamente intesa costituisce per cosi dire lo scopo del perdono. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. […]. La riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono. […].
La misericordia però ha la forza di conferire alla giustizia un contenuto nuovo, che si esprime nel modo più semplice e pieno nel perdono. Esso infatti manifesta che, oltre al processo …, che è specifico della giustizia, è necessario l’amore, perché l’uomo si affermi come tale. L’adempimento delle condizioni della giustizia è indispensabile, soprattutto affinché l’amore possa rivelare il proprio volto. […]. La Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l’autenticità del perdono. (GIOVANNI PAOLO II B. Lettera enciclica « Dives in misericordia », n° 14, Libreria Editrice Vaticana).