Autore Teresa d’Avila s.
L’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati». (TERESA DI GESU’ s., Libro della Vita, cap. 8, 5)
Autore Teresa d’Avila s.
ORAZIONE DI QUIETE – Quest’orazione è una scintilla di vero amor di Dio che il Signore comincia ad accendere nell’anima e chiede che questa vada intendendo che cosa è questo amore che è insieme dono, questa quiete, questo raccoglimento, questa scintilla, se è lo Spirito di Dio e non un gusto dato dal demonio o procurato da noi stessi. È questa che comincia ad accendere il gran fuoco che getta fiamme di sé, del grandissimo amor di Dio, come si dirà a suo luogo, che Sua Maestà fa che possiedano le anime perfette. Questa scintilla è segno o caparra che Dio da a quest’anima che già sceglie per grandi cose, purché ella si prepari a riceverle. […] Mi riempie di dolore e di confusione per il gran numero di quelli che arrivano fin qui, mentre pochi passano oltre come dovrebbero. (TERESA DI GESU’ s., Libro della Vita, cap 15, 4)
Autore Teresa d’Avila
NECESSITA’ DELL’ORAZIONE – Quanto a coloro che non hanno ancora cominciato io li scongiuro, per amor di Dio, di non privarsi di un tanto bene. Qui non vi è nulla da temere, ma tutto da desiderare. (TERESA DI GESU’ s., Libro della Vita, cap. 8, 5)
Autore Teresa di Lisieux s.
A quel tempo, nessuno mi aveva insegnato il modo di fare orazione, eppure io ne avevo gran desiderio, ma Maria, trovandomi abbastanza devota, mi lasciava fare soltanto le mie solite preghiere vocali. Un giorno una mia maestra dell’Abbazia mi chiese che cosa facevo nei giorni di vacanza quand’ero sola. Le risposi che mi rifugiavo dietro il mio letto, in uno spazio vuoto che potevo facilmente isolare con una tenda, e là «pensavo». – «Ma a cosa pensi?», mi disse. «Penso al buon Dio, alla vita… all’eternità… Insomma, penso!»… La buona suora rise molto di me: più tardi amava ricordarmi il tempo in cui pensavo, chiedendomi se pensavo ancora […] Capisco ora che pregavo senza saperlo, e che già il Buon Dio mi istruiva nel segreto. (TERESA DI LISIEUX Storia di un’anima Àncora Milano 1993, pp. 111-112).
Autore Guyon Jeanne
UNIVERSALITA’ DELL’ORAZIONE – tutti sono chiamati all’orazione ed è una disgrazia che quasi tutti si mettano in mente di non essere chiamati all’orazione. Siamo tutti chiamati all’orazione come tutti siamo chiamati alla salvezza. L’orazione non è altro che affetto del cuore e amore […].
Chiunque voi siate, se volete salvarvi, venite tutti a fare orazione. Bisogna vivere di orazione come bisogna vivere d’amore
Tutti coloro che vogliono fare orazione possono. E’ questa la chiave della perfezione e della sovrana felicità, il mezzo efficace per liberarci da tutti i vizi e acquisire tutte le virtù. Non vi è, infatti, che una cosa per essere perfetti, ed è di camminare alla presenza di Dio. Dio stesso ce lo dice: «cammina davanti a me e sii integro» (Gn 17, 1).Solo l’orazione può darvi questa presenza e darvela continuamente. (GUYON J., Pratica facile per elevare l’anima alla contemplazione, CAGIANO DE AZEVEDO A. M. (Ed), Gribaudi Milano 1998, pp. 13-15).
Autore Francesco di Sales s.
Orazione di quiete. vedi Riposo.
Autore Voillaume René
ORAZIONE INFUSA – Questa forma di preghiera è uno stato estremamente semplice, prodotto dallo Spiirito Santo, che ci unisce a Dio in maniera più profonda di altre forme di preghiera maggiormente sentite e che sono lo sbocco cosciente dei nostri sforzi d’intelligenza, immaginazione e cuore. Questo stato di preghiera contemplativa prodotto da Dio non dipende quasi più per niente dalle condizioni esterne e lascia come inoccupato il campo della nostra immaginazione e della nostra coscienza: da qui, una certa qual impressione di vuoto, di aridità interiore, che richiede generosità per sopportarli a lungo. Ebbene, non è facile distinguere questo, stato che è la preghiera migliore, da quell’altra specie di vuoto, di vaga passività che a volte si prova dopo anni, quando la preghiera affettiva non ci è più concessa. E’ vero che, quando questo vuoto è pieno della presenza di Dio, quasi sempre questa conoscenza si manifesta come coscienza di un certo assoluto e come certezza vitale che l’ora di adorazione è il momento più efficace della giornata. Questa certezza la si avverte spesso al di fuori della preghiera, più che nel momento in cui si prega, perché in questo momento è l’oscurità a invadere l’anima insieme a un doloroso sentimento di miseria d’impotenza. E’ una conoscenza oscura, un amore senza godimento, ma forte e accompagnato da un’acuta coscienza di miseria morale e di assenza di generosità. Si ha come l’impressione di non essere più capaci di valutare la propria preghiera: soltanto Dio sa a che punto essa sia. E nei momenti di dubbio ci si chiede se non sarebbe meglio far qualcosa per uscire da un simile stato di preghiera senza immagini e senza idee, dove l’immaginazione molto spesso continua a vagabondare, a far girare il suo «cinema interiore». (Voillaume René, Pregare per vivere, Bacchiarello L. (Ed), San Paolo 2012, pp. 55-56).
Autore Marmion Columba
ORAZIONE TRASFORMANTE – L’orazione è uno dei mezzi più necessari per effettuare quaggiù la nostra unione con Dio e la nostra imitazione di Gesù Cristo. Il contatto frequente dell’anima con Dio nella fede, per mezzo dell’orazione e della vita di orazione, aiuta potentemente alla trasformazione della nostra anima dal punto di vista soprannaturale. L’orazione ben fatta, la vita d’orazione è trasformante […]. L’unione a Dio nell’orazione ci mette nella possibilità di partecipare con maggior frutto agli altri mezzi che Cristo ha stabiliti per comunicarsi a noi e renderci simili a lui. […].
Ogni volta che ci avviciniamo a queste sorgenti, noi vi attingiamo un aumento di grazia, un accrescimento di vita divina. Ma questo accrescimento dipende, in parte almeno, dalle nostre disposizioni. Ora l’orazione, la vita di orazione, mantiene, stimola, ravviva e perfeziona questi sentimenti di fede, di umiltà, di confidenza e di amore, il cui insieme costituisce la miglior disposizione dell’anima a ricevere l’abbondanza della grazia divina. Un’anima alla quale l’orazione è familiare, trae maggior vantaggio dai sacramenti e dagli altri mezzi di salvezza che un’altra nella quale l’orazione è intermittente, è incostante e senza vigore. Un’anima che non si dedica fedelmente all’orazione, può recitare l’ufficio divino, assistere alla santa Messa, ricevere i sacramenti, sentire la parola di Dio; ma i suoi progressi saranno spesso mediocri. Perché? Perché l’autore principale della nostra perfezione e della nostra santità è Dio stesso, e l’orazione mantiene l’anima in un contatto frequente con Dio. Essa accende e, dopo averlo acceso, mantiene nell’anima come un focolare, nel quale il fuoco dell’amore arde sempre, anche se in forma latente.
Appena quest’anima è messa in comunicazione diretta con la vita divina, per esempio nei sacramenti, è come se un soffio potente la incendiasse, la sollevasse, la riempisse con una sovrabbondanza meravigliosa. La vita soprannaturale di un’anima si valuta dalla sua unione a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nella fede e nell’amore. Bisogna che questo amore produca degli atti; ma questi atti, per essere prodotti in modo regolare ed intenso, richiedono la vita di orazione. Si può asserire che, in via ordinaria, il nostro progresso nell’amore divino di pende praticamente dalla nostra vita di orazione. (C. MARMION COLUMBA B., Cristo vita dell’anima, Milano 1991, pp. 420-423).