Libertà

Autore Francesco di Sales s.

Ogni uomo per bene è libero dagli atti che costituiscono peccato mortale e non li ama assolutamente. Ecco la libertà necessaria per la salvezza. Cioè la libertà dei figli prediletti. E che è?  E’ un distacco del cuore cristiano da tutte le cose che permette all’anima di seguire in tutto la volontà di Dio a misura che la conosce. Lo spirito di libertà porta l’anima a non mirare se non ad altra cosa, se non a questo: che il nome di Dio sia santificato, che sua Maestà regni in noi e che si compia la sua volontà. Il cuore che ha questa libertà non è attaccato alle consolazioni, ma riceve le afflizioni con dolcezza; non si attacca minimamente agli esercizi spirituali, così che se, per una malattia o per un’altra ragione, non li può compiere, non ne prova nessun dispiacere; non perde quasi mai la sua gioiosità, perché nessuna privazione rattrista colui che non ha il cuore attaccato a nulla. La volontà di Dio si conosce non solo attraverso la necessità e la carità, ma anche attraverso l’ubbidienza e che, quindi, colui che riceve un ordine deve pensare che quella è volontà di Dio. (FRANCESCO DI SALES, Lettere di amicizia spirituale, San Paolo 2003, p. 40).

 

Autore Merton Thomas

LIBERTÀ INTERIORE – Prima che ci possa essere una qualche libertà esteriore, l’uomo deve imparare a trovare la strada verso la libertà dentro di sé. Perché solo allora può permettersi di allentare la sua presa sugli altri, e lasciarli allontanare da sé, perché a quel punto egli non ha bisogno della loro dipendenza. È il contemplativo che conserva viva questa libertà nel mondo, e mostra agli altri, oscuramente e senza rendersene conto, cosa significhi la vera libertà.

È questa la ragione per cui san Gregorio di Nissa ha detto che il contemplativo, il quale ha ristabilito nella sua anima l’immagine di Dio, è l’uomo veramente libero, perché è il solo che possa camminare con Dio, come Adamo aveva camminato con lui nel Paradiso. È il solo che possa stare e parlare liberamente con Dio suo Padre, con totale fiducia. È il solo che possa sostenere degnamente la sua dignità di figlio di Dio e di re della creazione di Dio.

L’anima umana quindi manifesta il suo fiero carattere regale, lungi da ogni bassezza, nel fatto di essere senza padrone, autonoma, disponendo della sua sovranità mediante le sue decisioni. Dopo tutto la nostra anima non è l’immagine di colui che regna su tutto? ed è precisamente in questa dignità regale, in cui è stata creata, che risiede la somiglianza dell’anima con Dio. (MERTON THOMAS, L’esperienza interiore. Note sulla contemplazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p. 251).

 

Autore Faber Frederic William

LIBERTÀ DI SPIRITO – La libertà di spirito non consiste […] nell’essere liberi da una regola di vita e nel non avere doveri stabiliti per tempi stabiliti, né nella variazione di devozioni, libri pii e simili, né nell’assenza di autoaccuse quando trascuriamo uno qualsiasi dei nostri esercizi, né nel non fare uno scrupolo di ciò di cui altre brave persone si fanno scrupolo, né nell’essere disattenti e negligenti con i dettagli delle nostre azioni sul fondamento che Dio guarda al cuore, né nell’indirizzare parole calde a Dio e corteggiare le sue carezze misericordiose, quando non ci prendiamo alcun tipo di pena per mortificarci e tenere sotto controllo le nostre passioni. Tutto questo è sciatteria e impertinenza, non cristiana libertà di spirito. Eppure, quanti vediamo che, degradando leggermente e inconsciamente Dio alle loro idee e poi sentendosi molto a proprio agio con il Suo servizio, immaginano di godere dell’ampiezza e dello spazio e dell’aria rinvigorente della libertà, quando, nel frattempo, stanno dissolvendo nella loro mente i principi stessi della riverenza e della religiosità, e stanno bevendo il peccato veniale, come le bestie assetate bevono l’acqua.

Se però non è sempre facile riconoscere la libertà dello spirito e distinguerla dalla volgarità, dall’irriverenza o dalla spregiudicata autostima, la difficoltà è molto ridimensionata riflettendo che nella maggior parte dei casi si può dire ciò che non è libertà dello spirito. Infatti, non può, per nessuna ragione, avere una vera libertà di spirito chi non sta servendo Dio in uno spirito di generosità. Ora è facile per noi sapere se stiamo facendo o cercando di fare questo o meno; se la risposta fosse negativa, allora potremmo essere infallibilmente certi che qualsiasi cosa di noi che assomiglia alla libertà di spirito è in realtà qualcos’altro, e probabilmente qualcosa di altamente indesiderabile.  È un aiuto per noi allora sapere anche solo questo, che se non abbiamo generosità, non abbiamo libertà. L’una risponde all’altra. O almeno, senza generosità non ci può essere libertà, anche se da prove interiori ci può essere, in particolari stagioni, generosità senza libertà.

Lo spirito di Gesù è uno spirito di libertà. La Scrittura l’ha tramandato in un proverbio cristiano: dove c’è lo spirito di Dio, c’è libertà. Quando venne al mondo per la prima volta, fu uno spirito di libertà dalla schiavitù della paura e della superstizione oscura che aveva regnato sui pagani, dalla ristrettezza e dal dubbio e dai gusti servili dei miscredenti Greci e Romani e dalla schiavitù del precetto cerimoniale e positivo che aveva istruito i Giudei per la venuta del nostro Salvatore. È uno spirito di libertà perché è una legge d’amore; non perché è solo amore, ma perché è anche una legge e una legge d’amore. È libertà per la sovrabbondanza munifica del Grande Sacrificio e, soprattutto, perché Gesù è Dio.
Quindi potremmo naturalmente dedurre che la stessa libertà penetrerebbe nelle nostre relazioni più intime con nostro Signore e darebbe un carattere ad ogni fase della vita spirituale: questo è in verità il caso. La libertà cristiana consiste infatti nella libertà dal peccato, in quanto degradante per la nostra natura e distruttiva per il rispetto di sé, in quanto piena di miseria, come la più estenuante delle tirannie, e soprattutto come offesa a un Dio infinitamente buono. Consiste nella libertà dalle pene del peccato, come l’ira di Dio, l’inferno e una morte malefica.

Ma è anche libertà dalla mondanità, cioè da un cuore posto nel mondo, da una mente piena del mondo, da visioni basse e da quella serie di conseguenti disappunti che si susseguono e che fanno cadere ogni uomo che trova la forza nel mondo. È una libertà dalla schiavitù verso gli altri uomini, perché rende la persecuzione niente più che un mezzo per meritare e la calunnia una dolce somiglianza con Gesù, mentre inizia l’opera che deve finire solo con l’ultimo respiro che traiamo, la liberazione dal rispetto umano. Ma soprattutto, la libertà di spirito è libertà da sé; perché come può il liberato di Cristo sprofondare per essere schiavo di se stesso? Essere liberi dalla meschinità, dall’amore proprio, dalla bassezza segreta e dall’infestazione della propria vergogna, questo è essere liberi davvero, e non c’è altra libertà che meriti questo nome.
In una parola, quindi, la libertà di spirito non consiste affatto nell’essere più liberi con Dio o meno ansiosi nell’adempimento dei nostri doveri spirituali, ma in quest’unica cosa, il distacco dalle creature. Libertà e distacco sono la stessa cosa. È libero chi è distaccato, e solo lui. Ma è chiaro che nessuno può essere distaccato, che non sia anche generoso; perché la generosità consiste nel distaccarsi, sempre a caro prezzo e con dolore, dalle creature per il bene del Creatore.

 

Autore Faber Frederic William

LIBERTÀ DI SPIRITO – La libertà di spirito non consiste […] nell’essere liberi da una regola di vita e nel non avere doveri stabiliti per tempi stabiliti, né nella variazione di devozioni, libri pii e simili, né nell’assenza di autoaccuse quando trascuriamo uno qualsiasi dei nostri esercizi, né nel non fare uno scrupolo di ciò di cui altre brave persone si fanno scrupolo, né nell’essere disattenti e negligenti con i dettagli delle nostre azioni sul fondamento che Dio guarda al cuore, né nell’indirizzare parole calde a Dio e corteggiare le sue carezze misericordiose, quando non ci prendiamo alcun tipo di pena per mortificarci e tenere sotto controllo le nostre passioni. Tutto questo è sciatteria e impertinenza, non cristiana libertà di spirito. Eppure, quanti vediamo che, degradando leggermente e inconsciamente Dio alle loro idee e poi sentendosi molto a proprio agio con il Suo servizio, immaginano di godere dell’ampiezza e dello spazio e dell’aria rinvigorente della libertà, quando, nel frattempo, stanno dissolvendo nella loro mente i principi stessi della riverenza e della religiosità, e stanno bevendo il peccato veniale, come le bestie assetate bevono l’acqua.

Se però non è sempre facile riconoscere la libertà dello spirito e distinguerla dalla volgarità, dall’irriverenza o dalla spregiudicata autostima, la difficoltà è molto ridimensionata riflettendo che nella maggior parte dei casi si può dire ciò che non è libertà dello spirito. Infatti, non può, per nessuna ragione, avere una vera libertà di spirito chi non sta servendo Dio in uno spirito di generosità. Ora è facile per noi sapere se stiamo facendo o cercando di fare questo o meno; se la risposta fosse negativa, allora potremmo essere infallibilmente certi che qualsiasi cosa di noi che assomiglia alla libertà di spirito è in realtà qualcos’altro, e probabilmente qualcosa di altamente indesiderabile.  È un aiuto per noi allora sapere anche solo questo, che se non abbiamo generosità, non abbiamo libertà. L’una risponde all’altra. O almeno, senza generosità non ci può essere libertà, anche se da prove interiori ci può essere, in particolari stagioni, generosità senza libertà.

Lo spirito di Gesù è uno spirito di libertà. La Scrittura l’ha tramandato in un proverbio cristiano: dove c’è lo spirito di Dio, c’è libertà. Quando venne al mondo per la prima volta, fu uno spirito di libertà dalla schiavitù della paura e della superstizione oscura che aveva regnato sui pagani, dalla ristrettezza e dal dubbio e dai gusti servili dei miscredenti Greci e Romani e dalla schiavitù del precetto cerimoniale e positivo che aveva istruito i Giudei per la venuta del nostro Salvatore. È uno spirito di libertà perché è una legge d’amore; non perché è solo amore, ma perché è anche una legge e una legge d’amore. È libertà per la sovrabbondanza munifica del Grande Sacrificio e, soprattutto, perché Gesù è Dio.
Quindi potremmo naturalmente dedurre che la stessa libertà penetrerebbe nelle nostre relazioni più intime con nostro Signore e darebbe un carattere ad ogni fase della vita spirituale: questo è in verità il caso. La libertà cristiana consiste infatti nella libertà dal peccato, in quanto degradante per la nostra natura e distruttiva per il rispetto di sé, in quanto piena di miseria, come la più estenuante delle tirannie, e soprattutto come offesa a un Dio infinitamente buono. Consiste nella libertà dalle pene del peccato, come l’ira di Dio, l’inferno e una morte malefica.

Ma è anche libertà dalla mondanità, cioè da un cuore posto nel mondo, da una mente piena del mondo, da visioni basse e da quella serie di conseguenti disappunti che si susseguono e che fanno cadere ogni uomo che trova la forza nel mondo. È una libertà dalla schiavitù verso gli altri uomini, perché rende la persecuzione niente più che un mezzo per meritare e la calunnia una dolce somiglianza con Gesù, mentre inizia l’opera che deve finire solo con l’ultimo respiro che traiamo, la liberazione dal rispetto umano. Ma soprattutto, la libertà di spirito è libertà da sé; perché come può il liberato di Cristo sprofondare per essere schiavo di se stesso? Essere liberi dalla meschinità, dall’amore proprio, dalla bassezza segreta e dall’infestazione della propria vergogna, questo è essere liberi davvero, e non c’è altra libertà che meriti questo nome.
In una parola, quindi, la libertà di spirito non consiste affatto nell’essere più liberi con Dio o meno ansiosi nell’adempimento dei nostri doveri spirituali, ma in quest’unica cosa, il distacco dalle creature. Libertà e distacco sono la stessa cosa. È libero chi è distaccato, e solo lui. Ma è chiaro che nessuno può essere distaccato, che non sia anche generoso; perché la generosità consiste nel distaccarsi, sempre a caro prezzo e con dolore, dalle creature per il bene del Creatore. (FABER FREDERICK WILLIAM, Growth in holines: ob The progress of the spiritual Life,VThird (ED) 1860. La traduzione è nostra).

 

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Novembre, 2024