Autore Malaval F.
DOTTA IGNORANZA – Questa bella ignoranza è la signora del sapere e le tenebre sono qui il seno del giorno e della luce. Quanto Dio sembra grande, Filotea, a chi lo conosce senza immagini, quanto è ineffabile ed inestimabile! C’è tale anima che non darebbe un pizzico di questa oscurità luminosa per tutta la scienza dell’universo. E Dio che non può farsi comprendere dalle sue creature ha trovato il mezzo di far loro comprendere che egli era incomprensibile e di far loro amare la sua incomprensibilità. Filotea, chi vede Dio sotto questa oscurità vede un grande abisso, e questa oscurità non ha luce che quanto serve per far scoprire all’anima l’abisso che ella vede e per immergerla in un sì grande stupore che in certi momenti ella non vede più il cielo e la terra, gli uomini e gli angeli, se non come un atomo che è perduto in questo abisso infinito. L’anima si rallegra che Dio sia incomprensibile e non abbia niente di simile a se stessa. Amatelo, ammiratelo, adoratelo sotto questa oscurità augusta, e stimate ben più l’oscurità che vi si rimprovera che le occupazioni di cui si gloria il mondo e anche tante persone di devozione, che perdono la pace cercandola con troppa premura e attività. (MALAVAL F. Pratica facile per elevare l’anima alla contemplazione, Dial. II, colloquio 10°).
Autore Malaval F.
DOTTA IGNORANZA – La contemplazione è un’ignoranza perché è una negazione di tutte le conoscenze umane, un silenzio del senso e della ragione; ma questa ignoranza è dotta, perché negando tutto ciò che Dio non è, racchiude tutto ciò che egli è. (MALAVAL F. Pratica facile per elevare l’anima alla contemplazione, Dial. II, colloquio 12).