Autore Caterina da Genova
Io vedo quelle anime stare nelle pene del Purgatorio con la vista di due operazioni. La prima è, che patiscono volentieri quelle pene, e par loro vedere che Dio abbia lor fatto gran misericordia, considerando quello che meritavano, e conoscendo quanto importa Dio. Imperocché se la sua bontà non temperasse la giustizia con la misericordia, (soddisfacendola con il prezioso sangue di Gesù Cristo), un sol peccato meriterebbe mille perpetui Inferni. E perciò patiscono questa pena così volentieri, che non se ne leverebbero un sol carato, conoscendo di giustissimamente meritarla, ed essere bene ordinata: in modo che tanto si lamentano di Dio (quanto alla volontà) come se fossero in vita eterna. L’altra operazione è un contento, il quale hanno vedendo l’ordinazione di Dio con l’amore e misericordia che opera verso le anime. Queste due viste Iddio le imprime in quelle menti in un istante; e perché sono in grazia, le intendono e capiscono così come sono, secondo la loro capacità; e perciò dan loro un gran contento, il quale non manca mai; anzi va loro crescendo tanto, quanto più si approssimano a Dio. (CATERINA DA GENOVA s., Il Trattato Del Purgatorio, XVIII, 1-5).
Autore Max Huot De Longchamp
La misericordia non dispensa mai della giustizia, va oltre. Lasciata a se stessa la giustizia si ferma alla condanna del peccatore. Se tuttavia il giudice trova qualcuno che sconti la pena meritata dal condannato può, senza barare, graziarlo e usare misericordia nei sui confronti.
Nell’episodio della donna adultera, solo Gesù è innocente,e Gesù sa che,da solo, può e vuole pagare il prezzo della giusta condanna di quella donna.
Perché quella donna è condannabile e Gesù non chiude gli occhi sulla sua colpa. Dio è, tuttavia, autore della legge, può dunque usare misericordia nei confronti dei soggetti della legge, ma deve a se stesso il dover scontare la pena che noi abbiamo meritato: è questo tutto il mistero della Redenzione, mistero della misericordia che va oltre la
giustizia, del Padre che giudica e del Figlio che salva.
In fondo, l’unico che potrebbe giustamente condannare quella donna è l’unico che non la condanna. Meglio ancora, paga il suo debito e il nostro; anzi ancora meglio, ci rende capaci di esercitare quella stessa misericordia che lui esercita nei nostri confronti, facendo dei peccatori che eravamo, dei salvatori con lui, capaci di amarci vicendevolmente come lui ci ama. ( (MAX HUOT DE LONGCHAMP, Quaresima per i fannulloni… alla Scuola dei Santi 11, Ed. Il pozzo di Giacobbe 2016, pag 71).