Semi di contemplazione

n. 267 Nel surriscaldamento. P. Joseph de Paris (1577-1638), Introduzione alla vita spirituale, Parigi, 1626

  1. Coloro che si sono fatti male al cervello e hanno troppo fatto lavorare la testa [nell’orazione] devono fare come i poveri marinai che hanno urtato contro una roccia: cercano di riportare a riva la loro imbarcazione che sta per affondare e non pensano che sia tempo perso quello di lasciarla ferma sulla sabbia, inchiodando ora un’asse, ora un’altra. In verità, fanno molto meglio così che terminare di distruggerla rimettendola in acqua. Voglio dire che queste persone dal cervello ferito devono ritirarsi dalla pratica dell’orazione, anche se si dispiacciono per il fatto di rimanere a secco come una nave in rada, soffrendo molto per le secchezze e le aridità che patiscono con dispiacere, e per vedersi privati del commercio e del guadagno che si fa con le virtù sul grande mare dell’orazione. Però, non bisogna allora, in modo sbadato giocare con ciò che resta e mettersi a perdere tutto per l’impazienza, sforzandosi più di quanto si possa.

2. Il saggio marinaio, in un tale incidente, non tralascia di fare quel che può, cioè due cose: una, di riparare l’imbarcazione; l’altra, di raccogliere le merci del paese nella speranza di scambiarle con profitto con quelle delle terre lontane. Così bisogna che l’anima ridotta a questo punto, cerchi tramite una buona dieta corporale …

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