Epifania

Autore Romano il Melode s.

Ti sei manifestato oggi all’universo e la tua luce, Signore, ci è apparsa. Perciò, in questa conoscenza, ti cantiamo: “Sei venuto, ti sei manifestato, tu luce inaccessibile!” […].

Nella Galilea delle genti, nel paese di Zàbulon, nella terra di Nèftali – come disse il profeta – una grande luce, risplendette (Is 8,23; 9,1). Su coloro che abitavano in terra tenebrosa, un gran chiarore, sgorgando da Betlemme, rifulse: il Signore nato da Maria, il Sole di giustizia, diffonde i suoi raggi sull’universo intero. Noi, figli di Adamo che siamo nudi, veniamo, rivestiamolo per essere riscaldati. Proprio per vestire quelli che sono nudi, rischiarare quelli che sono nelle tenebre, ti sei manifestato, tu luce inaccessibile.

Dio non disprezzò colui che nel paradiso è stato spogliato per scaltrezza dei suoi vestiti e ha perso la sua tunica tessuta dalle mani stesse di Dio. Torna da lui e chiama, con la sua voce santa, il disubbidiente: « Adamo, dove sei? (Gen 3,9). Smetti di nasconderti. Per quanto nudo e povero tu sia, voglio vederti. Non avere paura, mi sono fatto simile a te. Tu hai desiderato diventare Dio e non hai potuto. Ora, perché l’ho voluto, mi sono fatto carne. Quindi, vieni avanti, riconosci me e di’: Sei venuto, ti sei manifestato, tu luce inaccessibile».

Canta, canta, Adamo; adora colui che viene a te. Mentre ti allontanavi, si è manifestato a te per farsi vedere, toccare, accogliere. Colui che avevi temuto quando eri stato ingannato dal demonio, per te si è fatto simile a te. È disceso sulla terra per prenderti in cielo; è divenuto mortale perché tu diventassi Dio e ritrovassi la tua primitiva bellezza. Volendo aprirti le porte dell’Eden, ha abitato Nàzaret. Per questo, canta, uomo, e loda con tutti i tuoi inni colui che si è manifestato e ha illuminato l’universo. (ROMANO IL MELODE s., Inni per l’Epifania, I, 1-2; II, 3; SC 110, 237, 275).

 

Autore Bernardo di Chiaravalle s.

Il disegno di Dio non è stato soltanto di scendere sulla terra, non soltanto di nascere, ma di farsi conoscere. Difatti, per giungere a  tale conoscenza abbiamo la celebrazione dell’Epifania, che è il giorno della sua piena manifestazione. Oggi infatti i magi sono venuti dall’oriente alla ricerca del Sole di Giustizia al suo sorgere (Mal 3,20). Di lui leggiamo: “Ecco un uomo che si chiama Oriente” (Zac 6,12). Oggi hanno adorato il parto nuovo della Vergine, seguendo la direzione indicata da una nuova stella. Non troviamo forse in questo, fratelli, un gran motivo di gioia, come pure in questa parola dell’Apostolo Paolo: “Si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (Tit 3,4). […].

Che fate, o magi, cosa fate? Adorate un lattante, in una capanna qualsiasi, in fasce miserabili? E questo sarebbe Dio? “Ma il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli” (Sal 11,4) e voi lo cercate in una stalla, sul seno di una madre? Che fate? Perché offrite quest’oro? E’ forse questo il re? Ma dov’è la sua corte regale, dov’è il suo trono, dov’è la folla dei suoi cortigiani? Una stalla è forse un palazzo? Un presepio un trono? Maria e Giuseppe i membri della sua corte? Perché mai degli uomini sapienti sono diventati stolti al punto da adorare un bambino, che sarebbe da denigrare piuttosto, sia per l’età che per la povertà dei suoi?

Stolti sono diventati, sì, per diventare sapienti; lo Spirito Santo ha insegnato loro in anticipo, ciò che dopo l’apostolo Paolo ha proclamato: “Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; poiché infatti nel disegno sapiente di Dio, il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione” (1 Cor 1,21). […].

Si prostrano dunque davanti a questo povero bambino, gli rendono omaggio come a un re, lo adorano come un Dio. Colui che li ha guidati sulla terra con una stella ha diffuso la sua luce nel segreto del loro cuore. (BERNARDO DI CHIARAVALLE S., Omelia 1 per l’Epifania).

 

Autore Marmion Columba

  • L’Epifania dura ancora, essa si prolunga attraverso i secoli. «Noi pure, dice S. Leone, dobbiamo gustare le gioie dei Magi, perché il mistero che si è compiuto in questo giorno non deve rimanervi rinchiuso. Per la magnificenza di Dio e la potenza della sua bontà, anche il nostro tempo può gioire della realtà di cui i Magi furono le primizie» (Sermo XXXV, in Epiphaniae solemnitate).
L’Epifania si rinnova effettivamente, quando Dio fa splendere la luce del Vangelo agli occhi dei pagani; ogni volta che la verità brilla agli sguardi di coloro che vivono nell’errore, è un raggio della stella dei Magi che appare.
 L’Epifania continua altresì nell’anima fedele quando il suo amore diviene più fervente e più duraturo. La fedeltà alle ispirazioni della grazia – nostro Signore stesso lo dice – diviene la sorgente di una illuminazione più viva e più splendida (Joan. XIV, 21).
Beata l’anima che vive di fede e di amore! Si realizzerà in essa una manifestazione sempre nuova e sempre più profonda di Gesù Cristo il quale la farà entrare in una comprensione sempre più intima dei suoi misteri. La sacra Scrittura paragona la vita del giusto a «una via luminosa che passa di chiarezza in chiarezza» (Prov IV, 18), fino al giorno in cui cadono i veli, svaniscono tutte le ombre e appariscono, nella luce della gloria, gli splendori eterni della divinità. Là, dice S. Giovanni nel suo libro così misterioso dell’Apocalisse in cui descrive le magnificenze della Gerusalemme celeste, là non c’è bisogno di luce, perché l’Agnello, cioè a dire il Cristo, è lui stesso la luce che rischiara e riempie di letizia le anime di tutti gli eletti (Apoc. XXI, 23; XII, 5). Sarà questa l’Epifania celeste. (MARMION COLUMBA, Cristo nei suoi misteri, VIII, IV).

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Novembre, 2024