Dolore

Autore Lubich C.

Non si può amare il dolore di per sé, perché è un non essere […]. Va amato, invece, Gesù crocifisso e abbandonato, il quale è presente in ogni sofferenza ed in ogni persona sofferente […]. Come comportarci, quindi, quando ci si presenta un dolore? Si va in fondo al cuore e si dice: «Gesù, io voglio seguirti, anche in croce, anche abbandonato, e adesso ne ho l’occasione. Ti offro questo dolore, sono felice di avere questo dolore da donarti». (LUBICH C., Perché mi hai abbandonato? Il dolore nella spiritualità dell’unità, Città Nuova 1997, pp. 16-17).

 

Autore Lubich C.

Gesù abbandonato ci illuminava sul posto che il dolore ha nell’economia divina. «Gesù ha convertito il mondo con la parola, con l’esempio, con la predicazione, ma l’ha trasformato con la prova dell’amore: la croce». «Pensa,   Iddio è venuto in terra una sola volta e quella volta fu un uomo e si lasciò mettere in croce! A me questo pensiero dà grande forza per accettare con gioia quella piccola croce che sempre ci accompagna». […] «Dinanzi a Lui ogni dolore mi sembra un nulla ed attendo il dolore piccolo o grande come il più grande dono di Dio, giacché è quello la prova del mio amore per Lui» (LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, pp 60-61).

 

Autore Lubich C.

PREFERIRE IL DOLORE – «Preferire fra tutti gli attimi (della giornata) quelli dolorosi (specie gli abbandoni che si provano nell’anima) perché lì è Gesù crocifisso e abbandonato che ‘sposa’ l’anima. Questa preferenza, che è sempre dapprima di volontà, ben presto diventa affettiva ed è allora che ci si butta in un mare di dolore e ci si trova in un mare di amore, di gaudio pieno. Abbiamo costatato con l’esperienza continua che ogni dolore dell’anima (non del corpo) può essere annullato e l’anima si sente piena di Spirito Santo che è gaudio, pace, serenità … Sempre più ho luce su questa possibilità di vincere la morte dell’anima (cioè privazione di amore o di luce, di gaudio o di pace), con la vita che è CRISTO CROCIFISSO E ABBANDONATO!…». (LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, pp. 78-89).

 

Autore Lubich C.

PASQUA. DAL DOLORE ALLA GIOIA – «l’anima nostra o è nella gioia, o è nel dolore. Quando l’anima non canta, qualcosa la preoccupa e questo qualcosa va subito donato a Dio. Possono essere dolori per le cose terrene …, possono essere dolori intimi (scrupoli, dubbi, malinconie, tentazioni, vuoti, nostalgie). Tutti questi dolori vanno donati a Dio. Più celere è il dono, più presto l’amore scende nei cuori … Se tu senti qualcosa, comunque sia, che non ti lascia l’anima in pace, questo qualcosa lo devi donare a Lui … Se qualcosa tieni per te, anche il solo pensiero del dono fatto, ti appropri una ricchezza (meschina ricchezza) che non è più tua». […] «…Però sappia, Padre, che non è assolutamente della nostra vocazione soffrire pene dell’anima. Ci saranno. Ma dobbiamo superarle e lo possiamo sempre. Basta che Gesù Abbandonato sia tutto per noi… Godere di soffrire con Lui e continuare ad amarlo facendo la sua volontà. I dolori passano, la nostra vocazione è l’unità, pienezza di gaudio». «…solo nell’estrema povertà dell’anima che si perde per amore, Iddio fa il suo ingresso trionfale con la pienezza del gaudio. Ecco perché Pasqua fu per noi ‘passaggio‛ ad una vita, che è gioia, che mai tramonterà, finché vivremo conforme all’ideale scelto. Vuoi ora il nostro modello eterno? Gesù crocifisso e abbandonato. L’anima sua di Uomo-Dio, ripiena del più grande dolore che cielo e terra conoscano, il dolore d’un Dio abbandonato da Dio, non esita un attimo ad offrirlo al Padre Suo: ‛Padre nelle tue mani consegno il mio spirito’. Così sempre anche noi. E sai che risponderà Gesù alla tua offerta? Tutto ti darà, tutta la pienezza del suo gaudio». …».(LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, pp. 79-81).

 

Autore Lubich C.

CONDIZIONE DELLA GIOIA – «… Sei stata collaudata dal dolore e conosci il fiore della vera gioia che nasce solo da un terreno di sofferenza. Oggi e solo oggi ho imparato che condizione di quell’unica gioia, che può nascere in un cuore che segue Cristo, è il dolore …» (LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, p.79).

 

Autore Barsotti D.

Il dolore dell’uomo suppone il peccato – è pena del peccato. Se esiste un ordine soprannaturale violato – la vita dell’uomo rimane un rapporto con Dio. Abolire il dolore sarebbe abolire il peccato, senza ristabilire la grazia. Dio non è più né amico né nemico né Padre né Redentore né Giudice – un estraneo. La sofferenza è l’unica realtà universale che dia alla vita un’ampiezza divina: nella sofferenza l’uomo esperimenta non l’azione delle creature, ma l’azione di Dio. La sofferenza stacca l’uomo alle cose terrene e gli fa sentire che il suo rapporto è con l’Essere assoluto – l’uomo si sente scagliato con tragica violenza fuori del mondo, nel mistero di “un altro mondo” terribile e arcano. Il mistero dell’uomo è tutto qui – egli è in questo mondo, eppure non vive quaggiù: la sua vita, ne sia consapevole o no, è fuori dei questo mondo.  (BARSOTTI  D.,  La fuga immobile, San Paolo, Balsamo 2004, pp. 187-188).

 

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Luglio, 2024