- Quando sentirai nella tua anima che Dio ti fa qualche grazia, non cercare con curiosità di sapere di cosa si tratta, non è più quello il momento di riflettervi. Invece, apri il tuo cuore al dono del Signore liberandolo, per quanto potrai dalla polvere delle tue divagazioni mentali, e accogli la grazia interiore con tutto quello che apporta di affezioni intime. Se necessario, fai come chi si avvia alla morte, e non aver paura di perdere in questa grazia la vita del corpo – molte volte questo è il caso della nostra piccolezza e della grande potenza di Dio -, ma penetra senza esitare nelle sue profondità; anche se ciò ti fa paura, non lasciare vincere il timore e se ti occorre passare attraverso il fuoco per godere della grazia, non temere. Non temere neppure se ti sembra di dover essere ridotto a niente: più morirai e perirai, meglio sarà! In effetti, vedrai che la tua anima avanzerà mentre il tuo corpo verrà meno, e sarai pronto a tutto quello che ti si presenterà nell’orazione interiore, quando sarai convinto che questo viene solamente dalla mano di Dio.
- Perciò, come ti ho già detto, non cercare di sapere quello che sopraggiunge o si produce in te, ma sii fiducioso. Altrimenti, se tu vuoi considerarlo ed esaminarlo, perderai la grazia nel momento in cui essa sta agendo; non devi voler portare lo sguardo su di essa per conoscerla, come si dice nel Cantico(Ct6,5), ma portare le tue mani su di essa per abbracciarla, il tuo cuore per amarla, le tue orecchie per obbedirle, la tua bocca per gustarla, il tuo corpo e la tua anima per riceverla.
La curiosità è un brutto difetto singolo