In terzo luogo, si può aggiungere che i religiosi non devono dare nulla al pubblico che non possa essere utile alla Chiesa o allo Stato, o almeno ai loro confratelli. Tutti devono evitare studi e lavori inutili, ma i religiosi sono obbligati a farlo più di chiunque altro. Cioè, devono considerare inutile tutto ciò che non contribuisce al progresso della fede, ai buoni costumi, al bene della Chiesa, dello Stato, della vita monastica o al perfezionamento delle belle arti.
Ma vorrei escludere le arti, che non sono tanto utili quanto curiose e piacevoli, come ad esempio la poesia, la musica, l’ottica e l’astronomia, e anche le lingue orientali, tranne l’ebraico, che è in qualche modo necessario per lo studio delle Sacre Scritture. A maggior ragione è necessario escludere la chimica, la pietra filosofale, l’arte di Raimond Lulle, che non ha alcuna utilità, l’astrologia giudiziaria, la chiromanzia e altri tipi di divinazione, che sono residui del paganesimo. In realtà, è un cattivo uso del tempo che Dio ci concede per fare penitenza, e uno strano allontanamento dalla propria professione occuparsi di questo tipo di scienze. Fare certi trattati di filosofia, e persino di teologia, che non portano a nulla; studiare eternamente le lingue, senza essere obbligati a farlo per insegnare agli altri, e senza trarne profitto per imparare le cose; leggere viaggi e storie senza fine per puro divertimento, è sprecare il proprio tempo.