Autore Gregorio Magno s.
Ad ogni lettore è evidente che Giovanni non soltanto ha predicato ma ha anche conferito un battesimo di conversione. Tuttavia non ha potuto dare un battesimo che rimettesse i peccati, perché la remissione dei peccati ci è concessa soltanto nel battesimo di Cristo. Per questo ha detto l’evangelista che «predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3). Non potendo egli stesso dare il battesimo che avrebbe perdonato i peccati, annunziava colui che sarebbe venuto. Come la parola della sua predicazione era premonitrice della Parola del Padre fatta carne, così il suo battesimo… precedeva il battesimo del Signore, ombra della verità (Col 2,17).
Questo medesimo Giovanni interrogato su chi egli fosse, rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,23; Is 40,3). Il profeta Isaia l’aveva chiamato «voce» perché precedeva la Parola. Ciò che egli gridava, ci viene insegnato dopo: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Cosa fa colui che predica la fede retta e le opere buone, se non preparare la via nei cuori degli uditori per il Signore che viene? Allora la grazia onnipotente potrà penetrare in questi cuori, la luce della verità potrà illuminarli […].
San Luca aggiunge: «Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle siano abbassato». Cosa designano i burroni, se non gli umili, cosa designano i monti e i colli se non i superbi? Alla venuta del Redentore, secondo la sua parola: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11)… Mediante la fede al mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo (1 Tm 2,5), coloro che credono in lui hanno ricevuto la pienezza della grazia, mentre coloro che rifiutano di credere sono stati umiliati nella loro superbia. Ogni burrone sarà riempito, perché i cuori umili, accogliendo la parola della santa dottrina, saranno colmi della grazia della virtù, secondo quanto sta scritto: «Fai scaturire le sorgenti nelle valli» (GREGORIO MAGNO S., Omelie sui vangeli, 20).
Autore Leone Magno s.
Rendiamo dunque grazie a Dio Padre nello Spirito Santo per il dono di suo Figlio. Egli, a causa del grande amore con cui ci ha amati, ha sofferto per noi e, mentre eravamo morti a causa del peccato, ci ha fatti rivivere con Cristo (Ef 2,5), affinché fossimo in lui creature nuove, nuove opere delle sue mani. Deponiamo dunque l’uomo vecchio con le sue azioni (Col 3,9) e, resi partecipi della nascita di Cristo, rinunciamo alle opere della carne.
Riconosci, o cristiano, la tua dignità, e, divenuto partecipe della natura divina (2Pt 1,4), rifiuta di ritornare, a causa di pratiche indegne, alla primitiva viltà. Ricorda di quale capo e di quale corpo tu sei membro (Ef 4,15-16). Rammenta che, sottratto al potere delle tenebre, sei stato portato alla luce di Dio, al suo regno (Col 1,13). Attraverso il sacramento del battesimo sei divenuto tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19). Non scacciare da te con azioni indegne un così grande ospite, e non assoggettarti di nuovo alla schiavitù del demonio: perché il prezzo del tuo riscatto è il sangue di Cristo. (LEONE MAGNO S., Sermone I per la Natività del Signore, 1-3; PL 54,190).
Autore Grou Jean-Nicolas
DALLA SCINTILLA ALL’INCENDIO -Voi mi direte: come bisogna fare per darsi a Dio? Questo non dipende più dalla sua grazia che da noi? Questo dono di se stessi non è l’atto d’amore più eccellente? È in mio potere produrre un tale atto?
Io rispondo che questo è in vostro potere se lo vorrete sinceramente perché Dio, che non desidera nulla quanto il possesso del vostro cuore, è sempre pronto. Fate dunque con fiducia da parte vostra ciò che dipende da voi
Immagino che alla lettura di questo piccolo scritto, Dio vi faccia sentire un ardente desiderio di darvi completamente a lui. Alimentate durante la giornata questo desiderio mediante atti frequenti come: “Mio Dio, se non invano mi avete ispirato questo desiderio, fate che possa compierlo. Quando mi darò a voi? Non vedo l’ora che siate il maestro del mio cuore! Felice momento nel quale potrò dire: Dio è per me e io sono per lui!
Una scintilla d’amore, se è alimentata, produrrà presto un grande incendio. Forse Dio vi preparerà per qualche tempo; forse la grazia irromperà nel vostro cuore tutto d’un colpo, ma se persevererete nella pratica che io vi indicherò, è possibile che voi produciate infine l’atto tanto desiderato. Quando l’avrete prodotto, lo sentirete per il cambiamento che avverrà al vostro interno. Voi non sarete più la stessa persona. (GROU J. N., Il manuale delle anime interiori, XXV).
Autore Nouwen H. J.
Dal momento in cui riconosci che sei stato mandato in questo mondo, ogni cosa cambia radicalmente. Il tempo e lo spazio, le persone e gli eventi, l’arte e la letteratura, la storia e la scienza cessano di essere opache e diventano trasparenti, quando indicano molto al di là di se stesse, verso il luogo dal quale tu vieni e al quale ritornerai. È molto difficile per me spiegarti questo cambiamento radicale, perché è un cambiamento che non può essere descritto con termini comuni, né può essere insegnato o praticato come una nuova disciplina di autoconsapevolezza. Il cambiamento di cui ti parlo è il cambiamento che dal vivere l’esistenza come un doloroso test per provare che meriti di essere amato, ti porta a viverla, invece, come un continuo “sì” alla verità di essere l’Amato. Detto semplicemente, la vita è un’opportunità data da Dio per diventare ciò che siamo, per affermare la nostra vera natura spirituale, rivendicare la nostra verità, consona e integrata alla realtà del nostro essere, ma soprattutto dire “sì” a Colui che ci ha chiamati Amati.
La profonda verità è che la nostra sofferenza umana ha bisogno non di essere un ostacolo alla gioia e alla pace che noi tanto desideriamo, ma di poter diventare invece il mezzo attraverso cui arrivarvi. Il grande segreto della vita spirituale, la vita degli Amati Figli e Figlie di Dio, è che ogni realtà che viviamo, sia essa contentezza o tristezza, gioia o dolore, salute o malattia, può essere parte dell’itinerario verso la piena realizzazione della nostra umanità. (NOUWEN H. J., Sentirsi amati, Queriniana, 2011 pp. 107-108).
Autore Benedetto XVI
“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,1-2). In verità, nella visione cristiana della vita ogni momento deve dirsi favorevole e ogni giorno deve dirsi giorno di salvezza, ma la liturgia della Chiesa riferisce queste parole in un modo del tutto particolare al tempo della Quaresima. E’ l’appello che l’austero rito dell’imposizione delle ceneri ci rivolge […]: “Convertitevi e credete al vangelo!” […].
L’appello alla conversione mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere. Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale.
Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù. E’ la sua persona la meta finale e il senso profondo della conversione, è lui la via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce e sostenere dalla sua forza che muove i nostri passi. In tal modo la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante: non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. […]. La conversione è il “sì” totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita (Gv 14,6), come colui che solo lo libera e lo salva. Proprio questo è il senso delle prime parole con cui, secondo l’evangelista Marco, Gesù apre la predicazione del “Vangelo di Dio”: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). (BENEDETTO XVI PAPA, Udienza generale del 17/02/2010, Libreria Editrice Vaticana).
Autore Grou Jean-Nicolas
Dai giorni di San Giovanni Battista, Gesù Cristo ci dice: il Regno dei cieli patisce violenza e i soli violenti lo rapiscono. Se Gesù Cristo ha appianato in un senso la via del cielo per l’abbondante effusione delle sue grazie, per quello spirito d’amore che sparse sopra i discepoli, l’ha resa altresì più stretta, perché Egli è venuto a perfezionare la legge ed esige più di quello che esigeva Dio nella legge naturale e in quella di Mosè. Dal momento dunque che Giovanni Battista ha annunziato la venuta del Salvatore, il regno dei cieli non si ottiene più che per via di violenze fatte a se stessi, bisogna rapirlo e prenderlo per così dire d’assalto. Dura suona questa parola alla natura dacché è appunto essa che viene combattuta e talora fino al sangue, senza tregua, né riposo. Se il servizio di Dio non consistesse che in un certo macchinismo di devozione, compatibile con una vita dolce e agiata, con le ricerche dell’amor proprio e con una segreta compiacenza in noi medesimi, il numero dei santi che è quanto dire dei veri cristiani, dei veraci amatori del Vangelo, non sarebbe sì scarso e la condizione nostra sarebbe sotto ogni aspetto più comoda di quella dei Giudei, ai quali Dio prescriveva molte pratiche esterne che la legge di grazia ha abolite. Ma a queste pratiche esterne Gesù Cristo ne ha sostituite d’interne senza paragone più penose. Io non sono venuto, dice egli, ad apportar la pace, bensì la spada. Ed Egli pone questo tagliente nella mano dei suoi servi e vuole che lo adoperino contro loro stessi per circoncidere il loro cuore, recidere senza pietà le tendenze della guasta natura, per darsi la morte e non lasciare in essi alcun vestigio del vecchio Adamo. (GROU JEAN-NICOLAS, Manuale delle anime interne).
Autore LONGCHAMP de.MAX HUOT
Un pentimento è sincero solo se corrisponde ad un’effettiva volontà di cambiare comportamento. Per questo, il primo passo è di misurare come il male che facciamo ferisce l’amore di Dio per noi: il peccato non è affare di morale, ma di amore.