Preghiera

Autore Giovanna Di Chantal

 

Si può dire in un certo senso che tutto quel che facciamo, anche dormire e mangiare, è una preghiera quando lo facciamo semplicemente nell’ordine che ci è prescritto, senza aggiungervi o diminuirvi nulla per i nostri capricci e la nostra volontà. Quando giunge il momento di porci davanti a Dio per parlargli cuore a cuore, ciò si chiama propriamente preghiera, la sola presenza del nostro spirito davanti al suo e del suo davanti al nostro forma la preghiera, sia che abbiamo dei buoni pensieri e dei buoni sentimenti, sia che non ne abbiamo. Occorre solamente che, con tutta semplicità, senza fare alcun violento sforzo di spirito, noi ci teniamo davanti a lui con movimenti d’amore e un’attenzione di tutta la nostra anima, senza distrarci volontariamente; e allora tutto il tempo che noi siamo in ginocchio sarà considerato preghiera davanti a Dio, che ama tanto l’umile sofferenza dei pensieri vani e involontari che ci attaccano allora, quanto i migliori pensieri che abbiamo avuto in altri momenti; perché una delle più eccellenti preghiere è il desiderio amoroso del nostro cuore verso Dio e la sofferenza delle cose che non ci piacciono. Essa s’incontra allora con la pazienza, che è la prima delle virtù e quando dopo ciò, arriva il momento di finire l’orazione, si deve credere che si è pregato come se non si fosse sofferta alcuna distrazione. So che vi sono persone molto unite a Dio, che hanno pregato parecchi anni senza alcuna dolcezza sensibile; tuttavia, esse hanno superato le più grandi tentazioni e si sono mostrate così salde nelle occasioni in cui si trattava del servizio di Dio dando testimonianza (a Dio) della loro obbedienza e del loro amore, senza lasciarsi scuotere da nulla al mondo. Elle si stimavano perfino felici di non ricevere nulla di sensibile e di sentire e soffrire ogni sorta di pene e sofferenze per Dio. (GIOVANNA Di CHANTAL Colloquio IX, Sulla preghiera)

 

Autore Teresa di Lisieux s.

 

Ah! La preghiera e il sacrificio sono tutta la mia forza: sono le armi invincibili che Gesù mi ha dato e che possono toccare le anime molto più delle parole. È un’esperienza che ho fatto molto spesso. […] Com’è grande il potere della preghiera! La si direbbe una regina, che ha sempre libero accesso al re e che può ottenere tutto ciò che chiede. Non è affatto necessario, per essere esauditi, leggere in un libro una bella formula composta per la circostanza; se fosse così […] Ahimè! Come sarei da compiangere!… All’infuori dell’Ufficio Divino, che sono veramente indegna di recitare, non ho il coraggio di sottopormi a cercare nei libri delle belle preghiere, mi fa venire mal di testa: ce ne sono talmente tante!. […] E poi sono tutte una più bella dell’altra… Non potrei recitarle tutte e, non sapendo quale scegliere, faccio come i bambini che non sanno leggere: dico semplicemente a Dio ciò che intendo dirgli, senza fare delle belle frasi, ed Egli mi capisce sempre […] Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo rivolto al Cielo, è un grido di riconoscenza e d’amore nella prova come nella gioia. Insomma è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l’anima e mi unisce a Gesù. (TERESA DI LISIEUX, Storia di un’anima, Àncora Milano 1993, pp. 315-316).

 

Autore Teresa di Lisieux s.

 

PREGHIERE – Talvolta, quando il mio spirito è in una così grande aridità che non mi è possibile trovare un pensiero per unirmi al Buon Dio, recito molto lentamente un «Padre Nostro» e poi il saluto angelico. Allora queste preghiere mi coinvolgono, e nutrono il mio spirito molto più che se le avessi recitate precipitosamente un centinaio di volte. (TERESA DI LISIEUX, Storia di un’anima, Àncora Milano 1993, p. 317).

 

Autore Teresa di Lisieux s.

 

SECCHEZZA E DISTRAZIONI – Non posso dire di aver ricevuto spesso consolazioni durante le mie preghiere di ringraziamento, anzi fu forse il momento in cui ne ho avute di meno […]. Considero questo fatto del tutto naturale, perché mi sono offerta a Gesù non come una persona che desidera ricevere la sua visita per propria personale consolazione, ma al contrario per il piacere di Colui che si dà a me, immagino la mia anima come un terreno sgombro e prego la santa Vergine di togliere gli ostacoli che potrebbero impedirgli di essere libero; poi la supplico di innalzare lei stessa un’ampia tenda degna del Cielo, di ornarla con i suoi stessi gioielli. Allora io invito tutti i Santi e gli Angeli perché vengano a tenere un magnifico concerto. Mi sembra che, quando Gesù discende nel mio cuore, sia contento di trovare una così buona accoglienza e ne sono contenta anch’io […] Tutto questo non impedisce al sonno e alle distrazioni di venire a farmi visita, ma, terminato il ringraziamento, se vedo che l’ho fatto così male, adotto la risoluzione di essere per tutto il resto della giornata in rendimento di grazie. (TERESA DI LISIEUX, Storia di un’anima, Àncora Milano 1993, pp. 230-231).

 

Autore Giovanni Crisostomo s.

 

Vi esorto, pertanto, a darle un risalto sempre maggiore (veste spirituale) e apprendiamo, in proposito quali sono i mezzi più efficaci per raggiungere questo scopo. Anzitutto la preghiera incessante, unita al rendimento di grazie per i doni ricevuti e alla supplica per la loro conservazione. La preghiera, infatti, significa salvezza. Essa ci suggerisce la medicina di cui la nostra anima ha bisogno, addita i mezzi per guarire dalle passioni, insorgenti dentro di noi. La preghiera è il contrafforte di difesa dei credenti e la nostra arma invincibile; è una purificazione dell’anima, un riscatto dai peccati, una sorgente di molti beni. Pregare significa intrattenersi a dialogo col Signore dell’universo. Quale fortuna è più invidiabile di quella di colui che ha l’onore di poter conversare, senza restrizioni di sorta, con il Signore? Il soccorso che ci viene dalla preghiera, ci permetterà di conservare lo splendore della nostra veste spirituale, e ci otterrà il più prezioso dei doni: la salvezza dell’anima, se vi uniremo anche l’esercizio dell’elemosina. L’esercizio della preghiera congiunto a quello dell’elemosina, può colmarci di tanti beni celesti, può spegnere l’incendio dei peccati, che divampa nelle nostre anime e fornirci della più ampia facoltà di intercessione. Fu, appunto, per merito delle sue elemosine, che le orazioni di Cornelio poterono penetrare fino in cielo e perciò  si sentì dire dall’angelo: Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite come memoriale davanti a Dio (At 10,4). (GIVANNI CRISOSTOMO,Catechesi battesimali, Omelia settima25; 27).

 

Autore Giovanni Paolo II S.

 

PREGHIERA DI GESU’ – La preghiera di Cristo al Getsèmani è l’incontro della volontà umana di Gesù Cristo con la volontà eterna di Dio, la quale, in questo momento preciso, diviene la volontà del Padre riguardo al Figlio. Il Figlio si è fatto uomo perché succedesse questo incontro della sua volontà umana con quella del Padre. Si è fatto uomo perché questo incontro fosse pieno di verità sulla volontà umana e sul cuore umano, questo cuore che vuole fare scomparire il male, la sofferenza, il giudizio, la flagellazione, la croce e la morte. Si è fatto uomo perché sul fondo di questa verità sulla volontà umana e sul cuore umano, apparisse tutta la grandezza dell’amore, che si esprime nel dono di sè e nel sacrificio: «Si, Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16). Nell’ora in cui Cristo prega, l’amore eterno deve essere confermato dall’offerta del cuore umano. E viene confermato: il Figlio non rifiuta che il suo cuore diventi l’altare, il luogo dell’elevazione, prima di diventare il luogo della croce.

La preghiera è quindi l’incontro della volontà umana con quella di Dio. Il suo frutto più eccelso è l’ubbidienza del Figlio al Padre: «Padre, sia fatta la tua volontà». Eppure, l’ubbidienza non significa in primo luogo la rinuncia alla propria volontà, bensì una reale apertura dello sguardo spirituale, dell’udito spirituale, a questo amore che è Dio stesso. Dio è questo amore (1 Gv 4, 16), lui che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3, 16). Ecco dunque l’uomo, ecco Gesù Cristo, il Figlio di Dio; dopo la sua preghiera, ecco che si rialza rafforzato da questa ubbidienza per mezzo della quale ha raggiunto, nuovamente, questo amore, questo dono del Padre al mondo e a tutti gli uomini. (GIOVANNI PAOLO II, Ritiro al Vaticano 1979, n° 4).

 

 

Autore Agostino d’Ippona s.

 

PREGHIERA INCESSANTE – Il tuo desiderio è la tua preghiera; se continuo è il desiderio, continua è la preghiera. Perché non invano ha detto l’Apostolo: « Pregando senza interruzione » (1 Tes 5, 17). Forse noi senza interruzione pieghiamo il ginocchio, prostriamo il corpo, o leviamo le mani, per adempiere all’ordine: Pregate senza interruzione? Se intendiamo il pregare in tal modo, credo che non lo possiamo fare senza interruzione.

Ma c’è un’altra preghiera interiore che non conosce interruzione, ed è il desiderio. Qualunque cosa tu faccia, se desideri quel sabato, non smetti mai di pregare. Se non vuoi interrompere la preghiera, non cessar mai di desiderare.

Il tuo desiderio continuo sarà la tua continua voce. Tacerai se cesserai di amare. Chi sono quelli che hanno taciuto? Coloro dei quali è detto: « Poiché ha abbondato l’ingiustizia, si raggelerà la carità di molti » (Mt 24, 12). Il gelo della carità è il silenzio del cuore; l’ardore della carità è il grido del cuore. Se sempre permane la carità, tu sempre gridi; se sempre gridi, sempre desideri; e se desideri, ti ricordi della pace. (AGOSTINO D’IPPONA, Esposizioni sui Salmi, 37,14).

 

Autore Tommaso d’Aquino

 

PREGHIERA FIDUCIOSA – Una differenza distingue la preghiera che viene fatta a Dio da quella che si rivolge a un uomo. La preghiera rivolta a un uomo esige prima un certo grado di familiarità grazie alla quale si avrà accesso presso colui che si implora. Mentre la preghiera rivolta a Dio ci fa, essa stessa, gli intimi di Dio. Nella preghiera, la nostra anima si innalza verso di lui, si intrattiene affettuosamente con lui e lo adora in spirito e verità.

Questa intimità acquistata pregando, incita l’uomo a rimettersi in preghiera con fiducia. Perciò è detto nel Salmo : «Ho gridato», cioè ho pregato con fiducia «perché mi hai esaudito, Dio mio» (Sal 16, 6). Accolto nell’intimità di Dio mediante una prima preghiera, il salmista prega, in un secondo tempo, con una fiducia accresciuta. Così, nella preghiera a Dio, l’assiduità o l’insistenza della domanda non è importuna, bensì gradita a Dio. Perché « bisogna pregare sempre, dice il Vangelo, senza stancarsi» ; e altrove, il Signore ci invita a chiedere : «Chiedete e vi sarà dato, dice, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7). (TOMMASO D’AQUINO S.(1225-1274), Compendium theologiae, 2a parte, cap.1).

 

Autore Matta El Meskin

 

La preghiera continua è una disciplina spirituale particolare che impegna le facoltà interiori dell’anima e tocca centri precisi del cervello con lo scopo d’acquisire la calma interiore neces­saria a pervenire a uno stato di veglia spirituale costante e di percezione permanente della presenza divina, accompagnata da un completo dominio dei pensieri e delle passioni. Costituisce l’opera spirituale più importante e più elevata che, condotta con successo, può farci raggiungere le vette della vita spirituale.

Questa forma di preghiera è già menzionata negli insegna­menti dei primi padri del deserto d’Egitto: Macario il Grande parla della recitazione costante del “dolce Nome di Gesù” e abba Isacco, discepolo di Antonio, fa un lungo elogio della ripetizione continua del versetto di un salmo. Entrambi hanno vissuto verso la fine del IV secolo e gli insegnamenti del secondo sono stati raccolti da Cassiano durante i suoi viaggi in Egitto.

Attraverso le parole di abba Isacco apprendiamo che questo metodo di preghiera, costitutivo di una delle tradizioni asce­tiche più importanti tra quelle che i padri avevano ricevuto dai loro predecessori, “è un segreto che ci è stato rivelato da quei pochi padri appartenenti al buon tempo antico, ma che vivono tutt’ora; noi lo riveliamo a nostra volta a quel piccolo numero di anime che dimostrano una vera sete di conoscerlo”.

Quanto agli effetti di questa pratica sulle facoltà dell’anima e della mente, essi erano noti ai padri fin dall’inizio,come si deduce dalle parole di Isacco: “(Questa preghiera) esprime tutti i sentimenti di cui è capace la natura umana; conviene perfettamente a tutti gli stati e a ogni sorta di tentazione […]. Che l’anima (mens) ritenga incessantemente questa formula, cosicché, a forza di ripeterla, acquisti la capacità di rifiutare e allontanare da sé tutte le ricchezze rappresentate dai nostri molteplici pensieri”.

Fin da allora, cioè dal IV secolo, la preghiera continua si è diffusa in Egitto e in tutto l’oriente cristiano fino a occupare un posto preponderante nella dottrina ascetica di tutte le chiese orientali. La ritroviamo, tra gli altri, negli insegnamenti di Nilo il Sinaita (+ 430), poi in quelli di Giovanni Climaco all’inizio del VII secolo (570-640), e di Esichio di Batos (Sinai, VII o VIII secolo). L’importanza accordata all’hesychìa (tranquillità) si amplifica progressivamente fino a raggiungere uno dei suoi vertici negli insegnamenti di Isacco ll Siro, vescovo di Ninive, verso la fine del VII secolo.

Gli elementi frammentari di questi insegnamenti furono raccolti in una dottrina sistematica solo con l’arrivo di Simeone il Nuovo Teologo (1022) e poi di Gregorio il Sinaita, che li organizzarono in una dottrina mistica di tipo specificamente bizan­tino. Gregorio il Sinaita, seguito dal discepolo Callisto che diverrà patriarca di Costantinopoli, la introdusse al Monte Athos alla fine del XIII secolo e fece della preghiera continua una pratica mistica fondamentale nella tradizione bizantina, dopo aver raccolto la quasi totalità delle parole dei padri riferite a questo argomento, ordinandole, spiegandole e commentandole.

Con il soggiorno di Nil Sorskij al Monte Athos, nella seconda metà del XV secolo, si aprì una porta molto ampia per l’impiantazione in Russia della preghiera continua. Tutta l’eredità orientale antica, con le sue ricchezze, si trovò trasferita ai padri russi che rivaleggeranno in ardore per applicarla con amore, fedeltà e devozione. Ormai, questa pratica occuperà un posto molto importante nella vita delle generazioni successive, come ci si può rendere conto leggendo i Racconti di un pellegrino russo.

Ma, lasciando il deserto d’Egitto, suo luogo d’origine, la pre­ghiera continua perse buona parte della sua semplicità originaria; chi la praticava nei primi secoli, viveva spontaneamente in profondità i suoi effetti spirituali senza esaminarne il come; ne raccoglieva i frutti senza che ciò suscitasse in lui ambizioni spirituali.

Questa forma di preghiera è dunque passata da un’umile pratica ascetica a una sistematizzazione mistica elaborata, provvista di discipline proprie, proprie condizioni, gradi e risultati. L’orante può prendere coscienza di tutto ciò ancor prima di cominciare a praticarla. Il che, naturalmente, non ha mancato di attribuire al metodo una buona parte di complessità, accresciuta da una dannosa mancanza di naturalezza. Nondimeno, la preghiera continua ha sempre i suoi adepti e i suoi praticanti esperti e, su coloro che l’amano, non cessa di versare in abbondanza i suoi effetti benefici, le sue grazie e le sue benedizioni. L’autore stesso confessa i benefici di questa preghiera per quanto lo riguarda personalmente. (MATTA EL MESKIN, L’esperienza di Dio nella preghiera, Qiqajon, p. 262).

 

Autore Taulero G.

 

PREGHIERA VERA E SOSTANZIALE – Quando il Figlio di Dio «alzati gli occhi al cielo, disse: ‘Padre, glorifica il Figlio tuo’» (Gv 17,1), ci ha insegnato con questa azione che dobbiamo elevare [molto] in alto i nostri sensi, le mani, le facoltà, l’anima, e pregare in lui, con lui e per lui. Ecco l’opera più bella e più santa che il Figlio di Dio ha fatto quaggiù: adorare il Padre prediletto. Ma ciò supera di molto ogni ragionamento, e non possiamo in alcun modo arrivarci e comprenderlo, se non con lo Spirito Santo. Sant’Agostino e Sant’Anselmo dicono che la preghiera è «l’elevazione dell’anima a Dio».

Io ti dico solo questo: distaccati, veramente, da te stesso e da tutte le cose create, ed eleva interamente l’anima a Dio al di sopra di tutte le creature, nell’abisso più profondo. Là, immergi il tuo spirito in quello di Dio, in un totale abbandono […], nella vera unione con Dio. Chiedi a Dio ciò che vuole gli si chieda, ciò che desideri e ciò che gli uomini desiderano da te. E sappi per certo: come una povera piccola moneta di fronte a cento monete d’oro, tale è qualsiasi preghiera esteriore di fronte a quella che è vera unione con Dio, immersione e fusione dello spirito creato in quello increato di Dio.

Se ti hanno chiesto una preghiera, è bene che tu la faccia esteriormente come sei stato pregato di fare e come hai promesso. Tuttavia, mentre così fai, orienta l’anima tua verso l’alto e nel deserto interiore; spingi là, come Mosé, tutto il tuo gregge (Es 3,1) […]. «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,23). E’ in questa preghiera interiore che culminano tutte le pratiche, le formule e le preghiere che da Adamo in poi sono state offerte e lo saranno fino all’ultimo giorno. Tutto diventa perfetto in un istante, in questo raccoglimento vero e sostanziale. (Taulero G., Omelia 15, per la veglia delle Palme).

 

 

Autore Giovanni Crisostomo s.

E’ un’arma potente la preghiera, un tesoro indefettibile, una ricchezza inesauribile, un porto al riparo delle tempeste, un serbatoio di pace; la preghiera è radice, fonte e madre di innumerevoli beni […]. Ma la preghiera di cui parlo non è mediocre, né incurante; è una preghiera ardente, scaturita dalla sofferenza dell’anima e dallo sforzo dello spirito. Ecco la preghiera che sale fino al cielo […]. Senti ciò che dice l’autore sacro: «Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto» (Sal 120,1). Chi prega così nel dolore, gusterà nella sua anima, dopo la preghiera, una grande gioia […]. Per preghiera non intendo quella che affiora solo sulle labbra, ma quella che scaturisce dal profondo del cuore. Come gli alberi dalle radici profonde, anche quando i venti scatenano mille assalti, non vengono schiantati, né divelti, perché sono radicati saldamente ben dentro al terreno, ugualmente le preghiere che emergono dal profondo del cuore, così radicate, si elevano sicure e nessun pensiero di mancanza di certezza o di merito può deviarne il corso. Ecco perché il salmista esclama: «Dal profondo a te grido, o Signore» (Sal 130,1) […].

Se raccontare agli uomini le tue sventure e descrivere le prove che ti hanno colpito porta qualche sollievo alle tue sofferenze, come se attraverso le parole si sprigionasse una brezza rinfrescante, a maggior ragione se dici al Signore le sofferenze della tua anima troverai consolazione e conforto in abbondanza! Succede spesso che la gente sopporti difficilmente chi viene a gemere o a lamentarsi; lo si respinge e lo si allontana. Dio, invece, non agisce così: ti fa avvicinare, anzi ti attira a sé; e anche se per l’intera giornata gli esponi i tuoi mali, sarà ancor più disposto ad amarti e ad esaudire le tue suppliche. (GIOVANNI CRISOSTOMO s., Omelie sull’incomprensibilità di Dio, n° 5).

 

Autore Giuliana di Norwich

 

Nostro Signore mi ha fatto una rivelazione sulla preghiera. Ho visto che essa richiede due condizioni : la rettitudine e una sicura confidenza. Molto spesso, la nostra confidenza non è totale. Non siamo sicuri che Dio ci ascolta, poiché pensiamo che ne siamo indegni e inoltre non sentiamo nulla. Siamo spesso aridi e sterili dopo la preghiera come prima. La nostra debolezza viene dal sentirci incapaci, come anch’io ho sperimentato. Tutto ciò il Signore me l’ha presentato d’un tratto e mi ha detto: “Sono io l’origine della tua supplica. Innanzitutto sono io che voglio farti questo dono, poi faccio in modo che anche tu lo voglia. Ti spingo a implorare e tu implori: com’è possibile allora che non ottieni quanto domandi?” Così il nostro buon Signore mi ha molto riconfortato… Quando ha detto: “E tu implori”, mi ha mostrato il grande piacere che gli procura la nostra supplica e la ricompensa infinita che ci accorderà in risposta alla nostra preghiera. Quando ha dichiarato: “Com’è possibile allora che non ottieni?”, ne parla come di un’impossibilità, poiché è assolutamente impossibile che non riceviamo la grazia e la misericordia quando le chiediamo. Infatti tutto ciò che nostro Signore ci fa implorare, l’ha pensato per noi da tutta l’eternità. Da ciò possiamo vedere che non è la nostra supplica la causa della bontà che lui ci dimostra… : “Ne sono io l’origine”… La preghiera è un atto deliberato, vero e perseverante della nostra anima, che si unisce e si attacca alla volontà di nostro Signore, per l’opera dolce e segreta del suo Santo Spirito. Mi sembra che nostro Signore stesso riceva dapprima la nostra preghiera; la prende con grande riconoscenza e gioia, la porta in cielo e la depone in un tesoro dove non perirà mai. Essa è davanti a Dio e a tutti i santi, accolta continuamente, e continuamente ci aiuta nelle nostre necessità. E quando entreremo nella beatitudine , ci sarà restituita, per contribuire alla nostra gioia, con la gratitudine infinita e gloriosa di Dio. (GIULIANA DI NORWIC, Rivelazioni dell’amore divino, cap. 41).

 

Autore Grignion de Monfort L. M. s.

 

Vedi Distacco

 

Autore Guglielmo di Saint-Thierry

 

A volte, Signore, ti sento passare, non ti fermi per me, vai oltre, allora grido verso te come la Cananea. Oso ancora avvicinarmi a te? Certo, poiché i cagnolini cacciati dalla casa del padrone continuano a ritornare, restano a far la guardia alla casa e ricevono il pane ogni giorno. Cacciato, eccomi ancora; messo alla porta, grido; malmenato, supplico. Come i cagnolini non possono stare lontano dagli uomini, neppure l’anima mia lontano dal mio Dio!

Aprimi, Signore. Lasciami arrivare a te per essere inondato della tua luce. Tu abiti nei cieli, ti sei nascosto nelle tenebre, nella nube oscura. Come dice il profeta: “Ti sei avvolto in una nube, così che la supplica non giungesse fino a te” (Lam 3,44). Io  giaccio sulla terra, col cuore come in un pantano. […]. Le stelle non brillano per me, il sole si è oscurato, la luna non dà più la sua luce. Sento cantare le tue meraviglie nei salmi, gli inni e i cantici spirituali; risplendono di luce nel vangelo le tue parole e i tuoi gesti; gli esempi dei tuoi servi […], le minacce e le promesse della Scrittura di verità sono ben davanti ai miei occhi e vengono a bussare ai miei orecchi sordi. Ma il mio spirito si è indurito; ho imparato a dormire di fronte allo splendore del sole; mi sono abituato a non vedere più tutto ciò che così si dona a me. […].

Fino a quando, Signore, fino a quando aspetterai a squarciare i cieli, a scendere per venire a scuotere il mio torpore? (cfr Sal 13,2: Is 63,19) Possa io non essere più quello che sono  […], possa convertirmi e tornare almeno verso sera come un cagnolino affamato. Cammino per la tua città; è ancora in parte pellegrina sulla terra, anche se la maggioranza dei suoi abitanti ha trovato gioia nei cieli. Forse anch’io troverò lassù la mia dimora? (GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY,Orazioni meditative, n° 2).

 

Autore Voillaume René

 

P. DI INTERCESSIONE – Devi pregare perché il Salvatore Gesù ti ha chiamato a lavorare con lui per la salvezza degli uomini, non soltanto partecipando  alla sua croce, ma con una preghiera costante e facendo la tua parte nella sua preghiera nel giardino degli ulivi. Tu hai la cura d’anime: non te ne convincerai mai abbastanza! Ricorda che pregando con tutta la tua anima e spendendo te stesso, fai il massimo che puoi per salvare e santificare quegli uomini, la cui sorte spirituale Gesù ha creduto bene legare alla tua miserabile  cooperazione. È uno dei grandi compiti della tua vita che niente e nessuno al mondo può rubarti o impedirti di assolvere. (VOILLAUME RENE’, Pregare per vivere, BACCHIARELLO L. (Ed), San Paolo 2012, p. 10).

A MARIA – Vergine tutta rivolta verso tuo Figlio, tu che hai saputo guardare Gesù e penetrare fin nelle profondità più intime della sua persona, insegnami a guardarlo, a guardarlo a lungo e quietamente, nel tabernacolo dove è presente. Aiuta i miei occhi a scoprire l’invisibile e il mio cuore a spingersi verso la presenza nascosta di Cristo. Fammi penetrare nell’intimo di questo focolare d’amore, comprendere fino a qual punto Gesù si offre a me pieno di tenerezza, di misericordia, di quella simpatia che sola può consolarci. Insegnami ad ascoltare nel silenzio le parole che Egli mi rivolge e ad allacciare con Lui un dialogo misterioso. Fammi intravedere le meraviglie che Egli desidera operare nel segreto delle anime, della mia anima. Concedimi di apprezzare quanto Egli mi sia ineffabilmente vicino e quanto sia grande l’amicizia che mi dimostra. Aiutami a rispondere al suo amore con lo slancio di tutto il mio essere, a perdermi interamente, come te, in uno sguardo d’amore fisso su di Lui.” (GALOT J.,  Preghiere eucaristiche).

A MARIA – Salve, Regina, virgo gloriosa,
Nella cui fronte ogni uom letizia prende;
Madre di Quello a cui l’onor si rende,
E del suo Padre dolce Figlia e Sposa;
Nel Ciel trionfo, lampada valorosa,
Che al mondo e nell’abisso ancor risplende;
Alto valor, che ‘l secol non comprende;
Celeste oriental gemma preziosa;
Vergine, il cor mio priego che tu tocchi,
Se mai a te fu grato quel primo Ave,
Che dal Ciel venne in questi bassi lochi:
Non riguardare al mio fallir, ch’è grave;
La via mi mostra dove vanno i pochi,
Che del mio core ormai ti do la chiave.
(SAVONAROLA JERONIMO, Poesie, DE RIANS A (ED), Tommaso Baracchi Firenze 1847, p. 49)

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Novembre, 2024