Avvento

Autore Guerrico D’Igny b.

VENUTA INTIMA E SEGRETA – Siamo nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo. […]. Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore. […]. La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l’evento promesso. Prima della sua venuta nel mondo, il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto: «Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi» (Gv 14,18).

E certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi ora per non rendere vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci dimostrò venendo la prima volta; e lo fa per poi «trasfigurare il nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette la gloria della seconda […].

La prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e magnifica; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo, magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto […]. Avviene senza essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola presenza è luce dell’anima e dello spirito. In essa vediamo l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile. Questa venuta del Signore mette l’anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione. Allora dall’intimo dell’uomo scoppia questo grido: «Signore, chi è come te ?» (Sal 34, 10). Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio. (GUERRICO D’IGNY B., Discorsi per l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17).

 

Autore Guerrico D’Igny b.

«Prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele» (Cfr.: Am 4,12). E anche voi, fratelli miei, «tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate». Nulla di più sicuro della sua venuta, ma nulla di più incerto del momento di questa venuta. Infatti non spetta a noi conoscere i tempi o i momenti che il Padre, nella sua potenza, ha fissato, poiché neanche agli angeli che lo circondano è stato dato di saperne il giorno e l’ora (At 1,7 ; Mt 24,36).

Verrà anche il nostro ultimo giorno, questa è cosa sicurissima; ma quando, dove e come, questa è cosa molto incerta. Sappiamo soltanto, come è stato detto prima di noi che «con gli anziani, sta sulla soglia, mentre coi giovani sta in agguato» (S. Bernardo) […]. Non bisognerebbe che quel giorno ci prendesse alla sprovvista, non preparati, come un ladro nella notte. […]. Il timore rimanga sveglio così da renderci sempre pronti, finché la sicurezza segua al timore, e non il timore alla sicurezza. «Integro sono stato, dice il Saggio, e mi sono guardato dalla colpa» (Sal 18,24), non potendo guardarmi dalla morte. Egli sa infatti che «il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo» (Sap 4,7); anzi trionfano sulla morte coloro che non sono stati schiavi del peccato durante la loro vita. Che bello, fratelli miei, che felicità non soltanto essere al sicuro davanti alla morte, ma anche trionfare su di essa con gloria, forti della testimonianza della nostra coscienza. (Guerrico d’Igny. Discorso 3 per l’Avvento 1, SC 166).

 

Autore Cirillo di Gerusalemme s.

LE DUE VENUTE DI CRISTO – Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l’altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi.

Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti.

Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell’altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.

Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 21, 9), la stessa lode proclameremo nella seconda. Così, andando incontro al Signore insieme agli angeli e adorandolo, canteremo: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 21, 9).

Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono. Egli, che tacque quando subiva la condanna ricorderà il loro operato a quei malvagi che gli fecero subire il tormento della croce e dirà a ciascuno di essi: Tu hai agito così, io non ho aperto bocca (cfr. Sal 38, 10). Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.

Il profeta Malachìa preannunzia le due venute del Signore: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene… Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare» (Ml 3, 1-3).

Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi termini: «È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 11-13). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo.

Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è salito al cielo e siede alla destra del Padre. Egli verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine. Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell’ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo e la nascita di un mondo nuovo. (CIRILLO DI GERUSALEMME S., Catechesi 15, 1. 3; PG 33, 870-874).

 

Autore Ruusbroec G.

TRIPLICE VENUTA DI CRISTO – La venuta di Cristo nella nostra storia non è una sola. La prima, e causa delle altre, è certamente quella in cui Dio, vinto da purissimo amore per noi, volle farsi uomo, per gli uomini.  Ma c’è anche una sua seconda venuta, che grazie alla prima si attua nella discesa ch’Egli fa ogni giorno, e più volte al giorno, nei cuori di quanti Lo amano, per arricchirli di nuovi doni, secondo le capacità di ciascuno. E ci sarà anche una terza venuta, che avrà luogo il giorno della nostra morte e il giorno conclusivo dell’ultimo e tremendo giudizio. […].

La seconda venuta di Cristo nostro sposo, avviene ogni giorno nel cuore dei buoni, che Lo invocano con tutte le loro forze; ed Egli porta loro nuove grazie e nuovi doni.

Qui non si tratta della prima conversione né della grazia preveniente, che Dio concede perché il peccatore si converta, ma del progresso che l’anima fedele fa ogni giorno nelle virtù, grazie alla discesa quotidiana di Cristo, nostro sposo, nelle nostre anime e dei nuovi doni che vi diffonde

La causa, o le cause della seconda venuta sono quattro: la pura misericordia di Dio, la nostra indigenza, la generosità divina, il nostro desiderio. Da questi quattro motivi prendono alimento e crescono meravigliosamente le virtù. (RUUSBROEC G., Lo splendore delle nozze spirituali, AMOROSO F. – GIOVANNA DELLA CROCE (Edd), Città Nuova 1992, p. 50, 56).

 

Autore Bernardo di Chiaravalle s.

Fratelli, è giusto celebrare la venuta del Signore con tutta la devozione possibile, tanto ci rallegra la sua consolazione e […. ] tanto brucia il suo amore nel nostro cuore. Ma non pensate solo alla sua prima venuta, quando “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10); pensate anche all’altra venuta, quando verrà per portarci con lui. Vorrei vedervi senza sosta occupati a meditare queste due venute, “ […. ] dormire tra i due ovili” (Sal 68,14), poiché sono le braccia dello Sposo tra le quali riposava la Sposa del Cantico dei Cantici: “La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia” (2,6) […. ].Ma c’è una terza venuta tra le due che ho menzionato, e coloro che la conoscono vi si possono riposare per la loro più grande felicità. Le altre due sono visibili: questa no. Nella prima il Signore “è apparso sulla terra e ha vissuto fra gli uomini” (Bar 3,38)… ; nell’ultima “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,6; Is 40,5)… Quella centrale è segreta; è quella dove solo gli eletti vedono il Salvatore nell’intimo di se stessi e dove le loro anime sono salvate. Nel primo avvento, Cristo è venuto nella nostra carne e nella nostra debolezza; nell’avvento intermedio viene in Spirito e potenza; nell’ultimo verrà nella sua gloria e maestà. Ma è con la forza delle virtù che si arriva alla gloria, come è scritto: “Il Signore degli eserciti è il re della gloria” (Sal 24,10), e nello stesso libro: “Per contemplare la tua potenza e la tua gloria” (Sal 63,3). La seconda venuta è dunque come la via che conduce dalla prima all’ultima. Nella prima Cristo è stato la nostra redenzione; nell’ultima apparirà come la nostra vita; nella venuta intermedia è nostro riposo e consolazione. (BERNARDO DI CHIARAVALLE, Omelie 4 e 5 per l’Avvento).

 

Autore Guerrico D’Igny b.

LE TRE VENUTE DI CRISTO – Tre sono le venute del Signore: la prima nella carne, la seconda nell’anima, la terza per il giudizio. La prima avvenne sulla mezzanotte, secondo la parola del vangelo: “A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo Sposo!” (Mt 25, 6) … Questa prima venuta è già passata. Il Cristo fra gli uomini “è apparso e con gli uomini è vissuto” (Bar 3, 38).

Noi siamo nella sua seconda venuta, se però siamo degni che venga in noi, poiché ha detto che se l’amiamo “verrà e dimorerà con noi » (Gv 14, 23). Questa seconda venuta perciò contiene un po’ d’incertezza per noi, poiché chi conosce coloro che sono di Dio, se non lo Spirito di Dio? (1Cor 2,11) Coloro che sono rapiti fuori da sé dal desiderio delle cose celesti, sanno bene quando sta per venire; tuttavia non sanno “di dove viene e dove va” (Gv 3,8).

Quanto al terzo avvento è certissimo che avverrà, ma assolutamente incerto quando avverrà, poiché nulla è più certo della morte, ma nulla è più incerto dell’ora della morte. “E quando si dirà “Pace e sicurezza”, allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà” (1Ts 5,3). Il primo avvento fu nascosto e umile, il secondo è segreto e mirabile, il terzo sarà manifesto e terribile. Nel primo, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia; nel secondo ci rende giustizia mediante la sua grazia; nell’ultimo, giudicherà ogni cosa con equità: Agnello nel primo avvento, Leone nell’ultimo, Amico pieno di tenerezza nel secondo. (GUERRICO D’IGNY,  Discorso 3 per l’Avvento, SC 166).

 

Autore Giovanni Paolo II S.

La gioia è componente fondamentale del tempo di Avvento, tempo di vigilanza, di preghiera, di conversione, oltre che di fervida, gioiosa attesa. Il motivo è chiaro: il Signore è vicino (Fil 4, 5).

La prima parola rivolta a Maria nel Nuovo Testamento è un invito festoso: « esulta, gioisci! » (Lc 1,28 greco). Tale saluto è legato alla venuta del Salvatore: a Maria, per prima, viene annunciata una gioia che in seguito sarà proclamata a tutto il popolo. Ella ne è partecipe in maniera e misura straordinaria. In lei si concentra e attinge pienezza la gioia dell’antico Israele ed esplode incontenibile la felicità dei tempi messianici. La gioia della Vergine è, in particolare, quella del “resto” d’Israele (Is 10,20s), dei poveri che aspettano la salvezza di Dio e ne sperimentano la fedeltà.

Per partecipare a tale festa è necessario attendere in umiltà e accogliere con fiducia il Salvatore. “I fedeli, che vivono con la liturgia lo spirito dell’Avvento, considerano l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene ‘vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode’ ” (Paolo VI, Marialis Cultus, 4 ; Messale romano). (GIOVANNI PAOLO II S., Allocuzione del 27/11/1983).

 

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Novembre, 2024