Autore Marmion Columba
Fin dall’inizio della sua vita pubblica nostro Signore applicava a se stesso la profezia d’Isaia che dice «che lo Spirito del Signore era su lui. Perciò egli lo ha consacrato con la sua unzione per portare la buona novella ai poveri, annunziare agli schiavi la libertà, ai ciechi il riacquisto della vista e proclamare a tutti che il tempo della redenzione è ormai venuto» (Luc. IV, 18-19).
Egli è dunque, per eccellenza, l’inviato, il legato di Dio, che con miracoli operati di sua propria autorità, dimostra la divinità della sua missione, della sua parola e della sua persona. […].
Quando leggiamo il Vangelo, osserviamo che Cristo parla ed opera non solo come un uomo simile a noi, ma anche come Dio e superiore ad ogni creatura. Osservate: egli si dichiara più grande di Giovanni, di Salomone, di Mosè; (Matth. XII, 41-42; Luc. Xl, 31-32) se, come uomo, per la sua nascita da Maria è il Figlio di David, ne è anche il «Signore, assiso alla destra di Dio» (Cf. Ps. CIX, 1) e partecipe della sua eterna potenza e della sua gloria infinita. Parimenti si dichiara Legislatore supremo al modo stesso di Dio. Come Dio dava la Legge a Mosè, così egli stabilisce il codice del Vangelo: «Dio disse agli antichi… e io dico a voi…» (Matth. V, 22, 28, 32, 34, 39, 40). È la formula che riappare in tutto il sermone della montagna. Egli si manifesta padrone della Legge in modo che vi deroga di propria autorità, quando gli piace, con piena indipendenza, come colui che l’ha istituita e ne è perciò il sovrano padrone. […]. Al tempo della sua passione, davanti ai giudici, con autorità ancora maggiore, Gesù proclama la sua divinità […]. Ma è soprattutto nel Vangelo di S. Giovanni che cogliamo sulle labbra di Gesù testimonianze che stabiliscono tra lui e suo Padre una tale unione, che questa non si può spiegare che mediante la natura divina, che Gesù possiede in modo indivisibile col Padre e col loro comune Spirito. (MARMION COLUMBA, Cristo nei suoi misteri, V; XI.I).