Vera e falsa contemplazione
Autore: Antonio de Molina, 1550-1612
Antonio de Molina, teologo e direttore spirituale, in 300 piccole pagine, ci dà uno dei trattati più classici sulla pratica dell’orazione. La questione che egli tratta è quella sull’origine dei desideri, della volontà, o semplicemente delle idee che nascono in noi quando siamo nell’atteggiamento di fede, poiché l’autenticità della fede è per definizione non verificabile se non secondo criteri sovrannaturali.
Poiché è accoglienza della luce di Dio, la fede ci mette nella verità, e dunque nell’umiltà.
Nel giorno dell’Annunciazione, Maria fu turbata, non impaurita; Dio destabilizza, ma non distrugge niente, e ben presto una pace profonda accompagna il nuovo equilibrio che la sua grazia rende possibile. Invece, sotto l’influenza del demonio, una volta passata la soddisfazione tutta animale del peccato, la vita si complica e il peccatore finisce per passare da uno squilibrio a un altro.
L’albero si riconosce dai frutti, e la vera unione a Dio, dalle azioni conformi alla sua volontà.
Quanto si sente di gradevole o sgradevole nell’orazione non è mai determinante, ed è meglio non preoccuparsene. Poiché si tratta di amare, in una vita contemplativa si deve considerare solo la volontà del Diletto. E per questo chi la conduce, si mette ad amare sempre più, ciò che Gesù ha amato, a disprezzare quello che egli ha disprezzato, e a vivere quello che ha vissuto.
L’orazione in domande risponde a: «Si può considerare l’adorazione del Santissimo Sacramento come tempo di orazione? L’una può sostituire l’altra?».
Il tema della rubrica è: Il sacrificio di Cristo raffigurato in Isacco.