Perdete il vostro tempo!
Autore: Jean Rigoleuc (1595-1658), Lettera XIII
Rigoleuc, nella Lettera XII, risponde ad una religiosa orsolina che si preoccupa dell’impressione di vuoto proprio della contemplazione ai suoi inizi: pregare così, è forse perdere il proprio tempo? No, questo tempo è quello della fede, della trasparenza di Dio, ritornare alla meditazione creerebbe uno schermo mentale tra lui e noi, nel momento in cui viene a noi “direttamente”, e non più attraverso i testi o le idee degli altri.
Bisogna pertanto rifiutare le “consolazioni spirituali” quando ve ne sono? No, la fede non domanda né rifiuta niente; è indifferente, e non contraria a tutte le impressioni, gradevoli o sgradevoli; “l’abnegazione” a cui invita Rigoleuc non consiste nel resistere agli stati dell’anima, ma nel non fermarvisi. Quel che conta nell’orazione è Dio, e non l’orazione in sé.
Voler cacciare le distrazioni, è ancora una distrazione, e questa volta volontaria, e l’unica soluzione è quella di occuparcene il meno possibile. Così le distrazioni restano al loro posto, vale a dire alla periferia dell’anima, mentre alla sua vetta (“la punta dello spirito”), restiamo nell’intenzione (nell’ “adesione”) di ascoltare Dio e di parlargli, ed è quello che definisce l’orazione.
La grande tentazione nell’orazione, e più in generale in tutta la vita cristiana, è di volere a ogni costo, che essa serva a qualcosa. Invece essa non ha altro scopo che se stessa: occuparsi di Dio, che si occupa di noi, ecco la vita cristiana!
L’orazione in domande risponde a: «I testi di Semi ci invitano spesso a vivere secondo il “beneplacito” di Dio e a seguire le sue “ispirazioni”. Ma come conoscere questo beneplacito, al di là dei dieci comandamenti? Come sapere, per esempio, se una decisione, come quella di fare un ritiro durante le mie vacanze, quando nessun comandamento me la impone chiaramente, sia proprio “ispirata” da Dio?».
Il tema della rubrica è: La creatura si affida al creatore