Semi di contemplazione

Numero 197 – Novembre 2017 – L’orazione per chi non cela fa

L’orazione per chi non cela fa

Autore: Jean-Pierre de Caussade

 

1. Riguardo alla tua malattia, aldilà di cosa ne dici, stai certa che la tua anima ne ha avuto profitto come di una liscivia spirituale, perché soffrire in pace è soffrire bene, anche se non si facessero taluni atti espressi e ben forti d’accettazione: il cuore sottomesso li offre senza che vi si pensi con questa umile e semplice non resistenza. Inoltre, sappi che soffrire debolmente e miseramente, cioè senza sentire molto coraggio, come se si fosse oppressi dal proprio male e sul punto di scoraggiarsi, di lamentarsene e di consegnarsi alle ribellioni della natura, sappi che è una grandissima grazia, perché allora si soffre con umiltà e povertà di cuore. Al contrario, se si sentisse un certo coraggio, una certa forza, una rassegnazione molto sensibile, il cuore si gonfierebbe: senza accorgersene si diventerebbe pieni di fiducia in se stessi, interiormente superbi e presuntuosi, invece di ritrovarsi deboli e piccoli davanti a Dio, umiliati e tutti confusi di soffrire così debolmente…

COMMENTO DI PADRE MAX HUOT DE LONGCHAMP

L’AUTORE Cfr.Semi n° 10
IL TESTO Gli scritti di Padre de Caussade pongono delicate questioni di edizione, poiché la loro trasmissione è stata fatta tramite delle copie, e copie di copia, dentro la Visitazione, come lo attesta la vicinanza della lettera qui presentata con quella pubblicata su Semi n°10. La sua data risale verosimilmente alla primavera del 1733, indirizzata a suor de Vioménil, allora convalescente. Questa visitandina di Nancy, di temperamento inquieto ma d’intensa vita interiore, fu una delle principali corrispondenti di De Caussade. La diresse sulla via di un radicale abbandono alla Provvidenza, molto direttamente riferita a s.Francesco di Sales e a Fénelon.
§ 1. Le nostre malattie e altre prove della vita non meritano generalmente di essere considerateatti eroici: ahimè provano spesso più la nostra pazienza che la nostra resistenza, senza nemmeno avere la consolazione di essere un caso interessante. “Soffrire debolmente e miseramente” perché si ha l’emicrania e si preferirebbe che finisse, “soffrire con umiltà e povertà di cuore” perché si è obbligati a fare un lavoro sgradevole, che non assomiglia agli atti dei martiri né alle estasi di Teresa d’Avila. Eppure è lì che l’amor proprio è chiaramente invitato a morire e si opera la vera spoliazione spirituale. Ѐ su questo piano molto ordinario che la maggior parte dei santi ha condotto un’esistenza nascosta ma non per questo meno sovrannaturale. E si può pensare che i più grandi contemplativi abbiano sperimentato l’unione con Dio in tutta trasparenza, senza per questo aver scritto dei grossi libri o lasciato delle tracce visibili…

L’IMITAZIONE DI GESÙ CRISTO
Tradotto e commentato per i lettori di Semi

Conosci te stesso (segue)

II,6 Sulla esultanza della buona coscienza (segue)

Se fai attenzione per te stesso a quello che veramente sei interiormente, non ti preoccuperai di quello che gli uomini dicono di te fuori: l’uomo vede il viso, Dio vede il cuore; l’uomo considera le azioni, ma Dio scruta le intenzioni.
Agire sempre secondo il bene e ritenersi poca cosa, è indice di un’anima umile. Non voler essere consolato da qualche creatura, è indice di una grande purezza e di grande affidamento interiore: colui che non cerca alcuna testimonianza in suo favore al di fuori di se stesso, mostra come si rimette totalmente a Dio. In effetti, non è riconosciuto buono chi si raccomanda da se stesso, dice s. Paolo (II Cor 10,18) ma chi è raccomandato da Dio.
Avanzare con Dio dentro, e non dipendere da qualche attaccamento esterno: questo è lo stato dell’uomo interiore.

La Parola interiore

II,1. Sulla parola interiore di Cristo all’anima fedele

Ascolterò cosa dice Dio, il Signore Dio in me (Sal 85,9). Felice, l’anima che ascolta il Signore che parla in lei e che riceve dalla sua bocca la parola di consolazione! Fortunati gli orecchi che ascoltano il mormorio del soffio divino e non fanno attenzione ai sussurri di questo mondo! . Sì, fortunati veramente, gli orecchi attenti alla verità che insegna dall’interno e non alle voci che risuonano dall’esterno! Beati, gli occhi chiusi alle cose dell’esterno, ma attenti a quelle interiori! Beati, coloro che penetrano le realtà interiori e si sforzano di disporsi negli esercizi quotidiani a ricevere sempre meglio i segreti divini! Beati, coloro la cui gioia è di dedicarsi a Dio , e che si ritirano da ogni ostacolo del mondo!…

Il tema della rubrica è “Io sono la risurrezione e la vita”.

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