Semi di contemplazione

Numero 208 – Novembre 2018 – Pregare senza sapere di pregare

Pregare senza sapere di pregare

Autore: Grou Jean-Nicolas

 

1.Ci sbagliamo nel credere che la preghiera reale sia solo quella espressa, formale, sensibile e della quale possiamo rendere testimonianza a noi stessi. Da questo scaturisce l’idea di molti di non fare nulla nell’orazione quando in essa non vi è niente di evidente, niente che lo spirito o il cuore scorgano o sentano: il che porta spesso a rinunciarvi. Si dovrebbe però riflettere che «Dio sente, come dice Davide, la preparazione del nostro cuore» (Sal9,17); che non ha bisogno né delle nostre parole né dei nostri pensieri per conoscere la disposizione intima dell’anima; che la nostra preghiera, ancor prima di essere sviluppata con parole o in pensieri, si trova già in germe e in essenza nel profondo della volontà […]. Così, quando fu chiesto a s. Antonio quale fosse il miglior modo di pregare, rispose: «È, disse, quando si prega senza pensare di pregare». L’eccellenza di questa forma di preghiera sta nel fatto che l’amor proprio non vi trova più nulla a cui appigliarsi, né potrebbe sporcarne la purezza con i suoi sguardi…

Commento di p. Max Huot de Longchamp
L’AUTORE e IL TESTO Cfr. Semi n° 68 e 121.
§ 1. La maggior parte delle persone prega molto più di quanto non immagini. In effetti, pregare non è accorgersi di pregare, così come amare non è accorgersi di amare: la relazione tra due persone è trasparente e, se si cerca di verificare, immediatamente si distrugge, poiché si distoglie lo sguardo da colui con cui si era in relazione. Quando vogliamo “ascoltarci parlare” facciamo attenzione a noi stessi e non più al nostro interlocutore. Allo stesso modo, la preghiera s’interrompe non appena ci interessiamo ad essa piuttosto che a Dio: il peggior nemico della nostra vita spirituale è proprio volere che sia una vita spirituale riuscita, o semplicemente volerne prendere il controllo…

François Malaval (1627-1719) in
PRATICA FACILE per elevare l’anima alla contemplazione
[Cosa è la contemplazione? (seguito)]
L’amore divenendo sempre più illuminato e desideroso di possedere il suo unico oggetto, scoprirà insensibilmente questa notevole imperfezione della nostra anima e l’origine di tutte le altre, cioè che essa si occupa e s’ingombra più attraverso il suo piacere, le sue sollecitudini e le sue fantasie particolari, di quanto non sia occupata o ingombrata dalle occasioni o dalle faccende del mondo. Non sono le cose che ci turbano, ma noici turbiamo per esse; e le nostre mozioni non ci trascineranno mai al di là della ragione se guardiamo ogni cosa razionalmente, cioè con la luce di Dio . In tal modo il contemplativo troverà più tempo di quanto non pensi per dimorare alla presenza di Dio, e non darà al mondo che i resti della sua applicazione e ciò che non potrà trattenere per l’infermità della sua natura.
[La vocazione contemplativa].
Per quanto riguarda la vocazione, eccone i segni principali…
Il tema della rubrica è
Unirsi a Cristo nel sacrificio dell’Eucaristia

Pregare senza sapere di pregare – 208

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