Contemplazione attiva o azione contemplativa
Autore: Bernières Jean de Louvigny
IL TESTO § 1. Berniéres oppone sempre la vera e la falsa vita: i veri amici di Dio si sentono in esilio in questa valle di lacrime e le loro vere gioie sono nel raccoglimento “che mette un’anima in un riposo e in una quiete dolcissima e la riempie di una pace molto profonda”. Certo, il temperamento di Bernières, un po’ melanconico, ha qualcosa a che vedere con questa mancanza di gusto per il mondo; ma quando Dio dona un tale temperamento – e lo ha spesso dato ai suoi più grandi amici, come s. Bernardo o santa Teresa del Bambino Gesù – fa risparmiare del tempo a quelli, che senza ciò, resterebbero alla superficie di loro stessi; in più, questa sensazione di essere estraneo alla folla (“discorsi comuni, sebbene pienamente innocenti, sono fastidiosi”) è legata a una estrema lucidità sulla fragilità di un mondo nel quale passiamo, ma che non può renderci felici.
“Le occasioni stesse di servire il prossimo, sebbene molto sante, non sono adatte a questo tempo”. Dio conosce l’accusa di egoismo che non si è mai mancato di lanciare ai contemplativi! Egli è certo del rischio di confondere la “quiete molto…
CATECHISMO SPIRITUALE
Alla scuola dei santi
Cos’è un atto di fede? (seguito)
Continuiamo a meditare il testo di Francesco di Sales che ci mostra come un atto di fede si forma nell’accettare liberamente la grazia di Dio: è lui che prende l’iniziativa di invitarci a vivere in conformità alla sua volontà ma, nello stesso tempo, non ci forza assolutamente. La fiducia è qui il vero nome della fede. Così davanti alle leggi divine:
Ciò che è tanto mirabile quanto vero, è quando la nostra volontà segue l’attrazione e acconsente al movimento divino, lo segue liberamente, proprio come liberamente resiste, quando resiste.
Alcuni obietteranno qui che Dio avrebbe dovuto domandarci il nostro parere prima di significarci la sua volontà! Ma questo è confondere la vera libertà di seguire questa volontà e la falsa libertà di fare qualsiasi cosa. Non compete a chi guida l’auto di modificare il tracciato stradale, ma gli compete di seguirlo piuttosto che andare a cadere nel fossato scegliendo di guidare chissà come, cosa che, dopo tutto, è pure un possibile uso della propria libertà. In questo senso, non seguendo la volontà di Dio, andremo nel fossato di una vita che non andrà oltre il cimitero e ciò non è esattamente una punizione, ma una conseguenza che avremo liberamente scelto. Allo stesso modo occorre comprendere la sanzione del peccato: Dio solo crea la strada, uscirne non porta da nessuna parte o, meglio, conduce solo ad un vicolo cieco, che è in fin dei conti quello della morte eterna. Questo equilibrio tra due libertà, quella di Dio che offre e quella dell’uomo che accetta o rifiuta, apre lo spazio all’atto di fede, cioè all’adesione libera e cosciente alla volontà di Dio, fede che salva in quanto vuol dire accogliere la vita eterna.
San Francesco di Sales illustrerà questo accoglimento tramite un’immagine: quando dormiamo nella morte eterna (questo è l’effetto del peccato originale), spetta a Dio suonare la campana per svegliarci, ma spetta a noi di alzarci, oppure di smorzare il risveglio per continuare a dormire:
Il tema della rubrica è “L’atto di offerta”